lunedì 26 agosto 2019

BRASILE - Itinerario 15 giorni



Quando si dice BRASILE le parole che vengono in mente sono: carnevale – Rio de Janeiro – samba – favelas – foresta amazzonica – spiaggia di Copacabana – cascate Iguaçu – animali tropicali - caipirinha…diciamo che tranne l’Amazzonia e il carnevale abbiamo visto un po’ di tutto questo..e molto di più!!

A dire il vero una delle prime domande che ci siamo fatti (e che ci hanno fatto tutti prima e dopo la partenza) è: il Brasile è un paese sicuro? La risposta che posso dare dopo esserci stata è: in linea di massima sì. Siamo arrivati a Rio con parecchi preconcetti e paure, il primo giorno abbiamo girato come se andassimo in guerra…marsupio a scomparsa sotto i vestiti, cintura portasoldi, portafoglio “di cortesia” con poche banconote dentro pronto per essere consegnato in caso di rapina..tutte accortezze valide ma effettivamente un po’ eccessive! Diciamo che ci vuole il buon senso da adottare in ogni grande metropoli del mondo, che sia NYC o Parigi, con un’attenzione maggiore considerando che la povertà qui è ancora molto diffusa. Girare nei quartieri turistici ci è sembrato comunque sicuro, senza ostentare ovviamente oggetti di grande valore (cosa che noi non facciamo mai a prescindere in viaggio!). Devo dire anche che in metro a Rio tutti usavano l’iphone, la gente aveva orologi di ogni tipo e i turisti macchine fotografiche reflex (e io avevo lasciato a casa la mia Nikon compatta per paura che desse nell’occhio..!?). Certo girare la domenica sera nel Pelourinho semi deserto qualche ansia la può mettere, mentre fuori dalle grandi città (Rio e Salvador in particolare) la situazione è veramente tranquilla.

GIORNO 1 – Rio de Janeiro

Rio ci accoglie prima dell’alba e il taxi fissato tramite booking (23€) ci porta dall’aeroporto internazionale Galeao (GIG) al Rio Design Hotel a Copacabana (60€ a notte) in circa mezz’ora, così alle 6.30 siamo nella hall. Insistendo un po’ alla reception ci viene concesso di fare colazione in hotel e verso le 8.30 prendiamo possesso della camera al 14^ piano.

La giornata vera e propria si apre con una passeggiata sulla spiaggia di Copacabana (che dista solo 1 isolato dall’hotel), il tempo è nuvoloso, le onde alte, la spiaggia bagnata e noi siamo con jeans e felpa; incrociamo pochi altri turisti e qualche runner mattiniero…non proprio l’immagine che abbiamo in testa della spiaggia di Rio assolata e piena di vita, ma qui in fondo è pieno inverno (comunque 18 gradi..averne di inverni così)!
Una raccomandazione: il lungomare è pieno di sculture di sabbia che rappresentano ragazze in bikini con la scritta Coapcabana, il Cristo, ecc. ben “sorvegliate” da tipi che pretendono di essere pagati per fare le foto..noi l’abbiamo capito solo dopo, e un tizio quasi ci rincorreva...meglio preparare qualche spicciolo o fare foto in modo discreto! A questo punto capiamo che è l’ora di prelevare, e prendiamo col bancomat 500 real al banco Bradesco in Av.Nostra Senhora de Copacabana.

Per la mattina abbiamo in programma un tour del centro e Lapa con Free Walker Tours, agenzia trovata su internet che organizza visite a piedi gratuite con guide del posto in diverse lingue (per lo più ragazzi giovani), non importa fissare ma solo presentarsi all’orario stabilito e unirsi al gruppo (ovviamente a fine tour è ben accetto un contributo, di importo libero). Noi facciamo il tour in inglese di ca. 3 ore con Mauricio, che parte da piazza Carioca (raggiungibile facilmente in metro linea 1 o 2, nuova ed efficiente, biglietto 4,2 real = 1€ ca). Prima fermata la storica pasticceria Colombo, dove assaggiamo il nostro primo brigadero, dolce ipercalorico di cioccolato e muu!
Scalinata Selaron

Nonostante la pioggerillina non ci abbandoni un attimo (ma siamo a Rio o a Londra?!), proseguiamo per la Travessa do commercio, con le sue case coloniali colorate, fino ad arrivare a piazza 15 Novembre che si affaccia sul vecchio porto e dove visitiamo il palazzo Imperiale e diverse chiese. Mauricio ci spiega che il gran numero di chiese di questa zona dipende dal fatto che erano destinate a diverse classi sociali; lo stile/ricchezza di ognuna rispecchia infatti la maggiore o minore opulenza. Entriamo nel palazzo imperiale per una “lezione di storia” che la nostra guida ci tiene, con particolare enfasi sull’alterno sviluppo economico del Brasile dalla conquista portoghese in poi e sulla piaga della schiavitù, con un parallelo sulla situazione attuale.

Ci spostiamo poi nella zona di Cinelandia, dove spiccano il teatro Municipale e la National Library, sulle cui scale scattiamo la foto di gruppo...ma è un’altra la scalinata che ci fa brillare gli occhi con i suoi oltre 200 gradini di ceramica colorata: la famosa scalinata Selaròn, nel cuore del quartiere di LAPA!! Le piastrelle arrivano da tutto il mondo, così come i turisti che fanno la fila per una foto con la scritta Rio de Janeiro, e noi ovviamente non facciamo eccezione.
Per pranzo ci facciamo consigliare un ristorante al kilo a pochi passi dalla scalinata, Recanto da Lapa: buono, economico e non turistico.


Dopo la pausa è spuntato anche un po’ di sole e proseguiamo il giro da soli osservando gli archi dell’acquedotto di Lapa e la cattedrale metropolitana (dall’insolita forma che ricorda una piramide Maya), ma preferiamo non avventurarci oltre visto che la zona non sembra proprio ben frequentata: notiamo infatti pochi turisti e tanti senzatetto o gente non raccomandabile nonostante siano le 2 del pomeriggio (forse siamo anche troppo prudenti, ma nel dubbio perché rischiare?).
Ritorniamo verso il centro e percorriamo tutta Av.Rio Bianco fino ad arrivare alla zona del Boulevard Olimpico, un’area vicino al porto riqualificata in occasione delle olimpiadi del 2016. Qui si trovano il Museo del Domani (incentrato su scienza e futuro), il Rio Art Museum e i famosi murales di Kobra con volti giganti di diverse etnie che rappresentano i 5 continenti.
Museo del Domani


Rientriamo in zona Copacabana in metro verso le 6, ormai il sole è tramontato e vista la stanchezza del viaggio e della giornata decidiamo di prenderci qualcosa per cena in un supermercato e di andare a nanna presto…ma non prima di una passeggiata sulla spiaggia ben illuminata, dove qualcuno gioca a calcio e altri rientrano dal surf (con queste onde è da matti!).

GIORNO 2 – Rio de Janeiro

Oggi ci aspettano i 2 simboli di Rio per eccellenza: Cristo Redentore e Pan di Zucchero!
Per entrambi abbiamo acquistato sui rispettivi siti ufficiali i biglietti, che danno un piccolo sconto (10%) ma soprattutto la sicurezza di accedere anche in caso di grandi code. Il processo è un po’ laborioso in quanto bisogna registrarsi con molti dati, tra cui passaporto, ma sono la soluzione più economica e sicura (ci sono varie agenzie che vendono tour e biglietti, ma in media più cari). In alternativa si possono acquistare direttamente a Rio nei vari punti dislocati in città (uno è a Copacabana), mentre la biglietteria del trenino non vende biglietti per il giorno stesso.

Cristo Redentore: accesso e treno Corcovado 18€ a testa; il biglietto vale per una data e orario fissi da scegliere al momento dell’acquisto - www.tremdocorcovado.rio
Pan di zucchero: funivie e ingresso 23€ a testa; si sceglie una data e il biglietto vale per 1 ingresso a scelta da quel giorno per i 4 giorni successivi (a noi questo ha fatto comodo, perché avevamo fissato per il primo giorno ma abbiamo preferito rimandare al secondo visto che il tempo era nuvolo) - www.bondinho.com.br

Arriviamo alla partenza del trenino del Corcovado, il monte in cima al quale svetta la statua del Cristo, con la metro fino a Largo de Machado e poi con bus direzione Cosme Velho (ce ne sono diversi 580-581-583-422, la cosa migliore è chiedere all’autista se va al Corcovado e dove scendere, qui non parla quasi nessuno inglese ma questa è la domanda più gettonata in zona, quindi ci si può fare a farsi capire! Costo 4,05 real, il biglietto si fa sopra). La giornata non è brutta, ma alla biglietteria (dove cambiamo il voucher con il ticket vero e proprio) è esposto l’avviso non molto rassicurante “visibilità Cristo ridotta”...ci chiediamo come sia possibile non vedere a breve distanza una statua di oltre 30 metri..ma purtroppo scopriremo che il cartello non era messo a caso!
Pan di zucchro visto dal Cristo

Parte integrante della visita è il percorso di ca. 20 minuti sul treno a 2 vagoni su rotaia che passa nel mezzo della foresta di Tijuca, con scorci bellissimi sulla giungla e il paesaggio via via che si sale (all’andata meglio stare nei posti a destra, al ritorno sulla sinistra per goderne a pieno).

Una volta arrivati in cima il freddo è pungente (siamo a 700 metri), nonostante felpa e k-way, ma ci distraiamo vedendo piccole scimmiette mangione sugli alberi e con la voglia di fotografare una delle 7 meraviglie del mondo moderno..se solo si vedesse per più di 3 secondi di fila! La nebbia corre veloce con il vento, creando una visione quasi mistica di apparizione/sparizione del Cristo! Ma noi non demordiamo e verso le 11 il sole premia la nostra costanza! Riusciamo quindi a fotografare tutto con il cielo azzurro sullo sfondo...davvero imponente la statua davanti alla quale facciamo le solite 1000 foto in posa plastica con le braccia aperte (la Routard sostiene che il Cristo stia in questa posizione in attesa di applaudire quando i brasiliani inizieranno a lavorare..) e meravigliosa la visuale delle baie sottostanti, con il Pan di zucchero in lontananza, Copacabana, Lagoa e Ipanema che si aprono sotto i nostri occhi!
Ipanema e Lagoa 
Una volta scesi col treno (stavolta sul lato giusto!) riprendiamo il bus e la metro che ci portano nel quartiere Flamengo, dove la guida ci consiglia per pranzo la Boteca Belmonte, taverna in stile rustico con tavoli in legno e sostanzioso cibo brasiliano. Da qui prendiamo poi il bus 107 che, passando per Botafogo, ci porta verso le 15 ai piedi del Pao de Açucar nel quartiere di Urca.
A Praia Vermelha le onde si rincorrono alte, e rendono il panorama del monte dal basso ancora più suggestivo, ma la nostra idea è di assistere al tramonto dalla cima.
Iniziamo la salita con la prima funivia che porta al Morro da Urca, dal quale godiamo di una visuale del Pan di zucchero ancora più ravvicinata e delle baie di Botafogo da una parte e Copacabana dall’altra. Sullo sfondo il Cristo domina il panorama e abbraccia tutta Rio..un’immagine di quelle che ti restano dentro! Sul Morro ci sono numerosi bar e negozi, ed è piacevole sedersi per un po’ prima di salire sulla seconda funivia. Anche se il cielo non è limpido e il sole filtra dalle nuvole, i colori con l’avvicinarsi del tramonto si fanno sul rosa e il riflesso sull’oceano fa risplendere tutto intorno.

Quando scendiamo è già buio e l’autobus che secondo i nostri calcoli ci avrebbe dovuto portare diretti a Copacabana (582) ha deciso di non passare..quindi saliamo sul 107 fino alla stazione di Botafogo dove prendiamo la metro.
Botafogo e il Cristo dal Pan di Zucchero
Per la serata abbiamo fissato un giro per locali a Lapa by night con i ragazzi di free walkers tour; ci arriviamo in taxi verso le 9 (costo 50 real, molto meglio Uber senza dubbio, costa la metà, ma noi purtroppo abbiamo scaricato l’app solo a fine viaggio..) e il primo giro di bevute è al Cachaça social club. Qui assistiamo a una dimostrazione dell’eccentrico proprietario su come si produce questo fortissimo liquore dalla canna da zucchero (tipo grappa)..e poi ce lo fa assaggiare pretendendo di berlo alla goccia e suonare una campana posta all’ingresso al grido di “viva cachaça”!!

Proseguiamo con caipirinhas, shot sotto gli archi di Lapa, drinking game (che vince inaspettatamente la mia squadra!) per poi concludere la serata ballando samba-RnB al Sacrilegio club.
La nostra impressione di Lapa è che sia molto più vitale e sicura la sera che non di giorno, con tantissima gente per strada e locali ad ogni angolo! Sicuramente ci si può venire anche da soli, anche se in fondo il FWT è un modo per conoscere persone e condividere esperienze di viaggio…al terzo drink si diventa tutti amici!!?

GIORNO 3 – Cascate Iguaçu lato brasiliano

Sveglia prestissimo dopo 4 ore scarse di sonno per prendere il volo GOL delle 7.30 per Foz de Iguaçu.
Arriviamo in orario (durata volo 2,15 h) e decidiamo di andare direttamente con i bagagli alle cascate (rigorosamente solo bagaglio a mano per questo tipo di viaggio!!). Beffati dal bus, che ci parte sotto il naso, dobbiamo aspettare il seguente per circa mezz’ora, ma prima delle 11 siamo all’ingresso dove lasciamo i nostri trolley al deposito bagagli.
Salto 3 moschettieri

Il biglietto per le cascate costa 25€ a testa e comprende anche il bus che porta all’inizio dell’unico sentiero del lato Brasiliano.
La prima immagine che si apre davanti agli occhi a dire il vero non ci lascia stupefatti, un po’ per la portata limitata di acqua essendo il periodo “secco” e la lontananza della visuale e un po’ perché il ricordo delle cascate del Niagara dell’anno precedente è ancora vivo…ma scendendo il percorso è un crescendo di emozioni! Incontriamo tantissimi coati, simpatici animaletti mangioni tipo procioni, e ad ogni belvedere le cascate ci conquistano. Di fatto dal lato brasiliano si ammirano i salti che sono in Argentina, in particolare ci colpisce il salto dei 3 moschettieri e ci travolge l’imponenza del salto Floriano in fiondo al percorso, con la passerella che arriva dal basso nel cuore della Garganta del Diablo, dove il “bagno” è garantito (col vapore che sprigiona dalle cascate ne usciamo belli fradici nonostante il kway)!
Salto Floriano

Oltre alla numerosità delle cascate (in piena stagione ben 275) e alla loro portata (in media inferiore alle Niagara, Garganta esclusa) quello che rende queste cascate spettacolari è tutto il contesto naturale che le circonda, con giungla ovunque e per fortuna poco di artificiale (anche le passerelle si integrano bene nel paesaggio).

Il percorso brasiliano in meno di 2 ore si fa, con tutte le soste del caso, e alla fine c’è un’area ristorante attrezzata..e affollata!


Il pomeriggio ci dirigiamo a piedi al vicino Parque del Aves (300 metri dall’ingresso delle cascate, 11€ a testa) per ammirare le voliere piene di uccelli endemici della Mata Atlantica: tucani, fenicotteri, pappagalli, ma anche farfalle, coccodrilli, rettili (ben separati per mia fortuna in un’area con vetri, volendo si può evitare di vederli), e altri volatili mai visti prima. Molti degli animali del parco provengono da sequestri, traffici illeciti o abbandoni e l’obiettivo è curarli e tenerli in un ambiente protetto. Nelle voliere più grandi si può anche entrare, il rumore è forte e l’emozione di vedere i piccoli di tucano anche di più!
Verso le 5 prendiamo il bus per l’hotel Foz do Iguaçu che abbiamo fissato per 2 notti (45 € a notte), abbastanza datato ma in posizione strategica vicino alla stazione degli autobus. Le cene a Foz le facciamo entrambe alla Churrascaria do Gaucho, dove i camerieri girano in continuazione tra i tavoli con vassoi infinti di carne di ogni tipo, molto buona e abbondante per 12€ a testa, buffet di verdure/pasta/dolci e caipirinha compresi!

GIORNO 4 - Cascate Iguazù lato argentino

Oggi passiamo la frontiera per visitare le cascate dal lato argentino, cosa più veloce a dirsi che a farsi! Dalla stazione dei bus prendiamo quello diretto a Puerto Iguazù (biglietto si fa a bordo 2€), che ci fa scendere prima della frontiera per il controllo passaporti (mi raccomando il passaporto, per tutti anche per i Brasiliani!) e ci aspetta dall’altra parte (cosa non scontata, per fortuna c’è poca fila agli sportelli e ci mettono il timbro d’ingresso senza tante domande, se no si deve aspettare il bus dopo che passa tipo ogni ora, ma è valido lo stesso biglietto). La minore coda alla frontiera rende comunque conveniente il bus rispetto al taxi, che deve fare la fila come tutte le auto private. Dopo pochi minuti l’autista ci suggerisce di scendere prima di entrare a Puerto Iguazù e attraversare la strada per aspettare il bus per le cascate, che arriva dopo ca. 20 minuti. Nel frattempo uno pseudo tassista (abusivo?!) si offre di accompagnarci in 4 allo stesso prezzo del bus (6€ a testa, ok real o pesos), ma sia noi che le 2 ragazze brasiliane a cui viene proposto preferiamo andare sul sicuro con il bus (tragitto 20 minuti). Il viaggio quindi dura in tutto 1 ora e mezzo, sicuramente con un trasfer privato collettivo alla stessa cifra o poco più si possono dimezzare i tempi; noi abbiamo provato a prenotarlo la sera prima a Foz, ma essendo sabato era tutto pieno..e poi con i mezzi pubblici c’è più avventura dai!
Avevamo letto un po’ dovunque (Routard compresa) che alle casse in Argentina si poteva pagare solo in contanti con pesos, e non avendo avuto modo di cambiare i soldi eravamo un po’ preoccupati..in realtà vengono ora accettate anche carte di credito (no prepagate senza nome stampato) e c’è una banca per prelevare proprio al centro visitatori (ingresso parco 800 pesos a testa, ca. 20€).

Questo lato è molto più grande e dispersivo di quello brasiliano, ci sono 3 percorsi (Superiore, inferiore e Garganta del Diablo) e per farli ci vuole tutta la giornata, che può non bastare se si vuole fare (come noi) la grande avventura in gommone lungo il fiume Iguazù. Quest’ultima è sicuramente adrenalinica come esperienza, ma non la migliore per apprezzare realmente la bellezza delle cascate, che su questo lato sono tantissime e con molteplici punti di osservazione.
Garganta del Diablo

Per accedere al percorso della Garganta del Diablo si prende un trenino ecologico a gas (compreso nel biglietto), che parte dal centro visitatori o dalla stazione cataratas e in 20 minuti porta all’inizio delle passerelle che conducono proprio sulle cascate..il frastuono dell’acqua che si getta dall’imponente salto Union è assordante e maestoso, il vapore che arriva piacevole visto che oggi il tempo è soleggiato. La coda sulle passerelle scorre lenta perché è impossibile non fermarsi a guardare incantati e fotografare da ogni prospettiva questo spettacolo, che merita pienamente di essere tra le 7 meraviglie naturali del mondo! Per la Garganta calcolate 2 ore buone.

Rientrati alla stazione Cataratas pranzo veloce a base di empanadas e poi ci avventuriamo per il circuito inferiore (1,5 km durata 1 ora abbondante), che con diverse scale e sali/scendi ci porta ad ammirare quella che secondo me è la visuale più suggestiva dei salti San Martin e fin sotto il salto Bosetti. Qui vediamo l’arcobaleno perfetto, un arco coloratissimo che se possibile rende ancora più sorprendente l’immagine delle cascate!
Al circuito superiore (1,7 km ma più veloce in quanto tutta in pianura) dobbiamo purtroppo rinunciare perché è ormai l’ora di presentarsi al punto di partenza della grande avventura.

Questa si può prenotare in anticipo sul sito (www.iguazujungle.com) o direttamente nel parco nei vari punti informazione gialli Jungle, dove però gli orari migliori spesso non sono disponibili in giornata. Noi abbiamo preso i biglietti il giorno stesso su internet per le 15.30 (costo 53€ a testa), con l’idea di farlo come ultima attività della giornata visto che ci si bagna completamente. La grande avventura dura in tutto 2 ore e prima/dopo il percorso in gommone prevede un’escursione nella giungla in jeeppone aperto da 20 posti con spiegazioni su fauna e flora di Iguazù (pare a volte si avvistino anche giaguari..noi solo qualche tucano e scimmiette). Il gommone risale il fiume fino a sotto le cascate e ci passa veramente vicino, quindi il consiglio (che noi non abbiamo del tutto seguito) è di andarci con solo costume addosso! Per le cose tipo zaini/scarpe danno una busta impermeabile richiudibile molto resistente, macchine e cellulari da coprire con apposite custodie o mettere via.
La grande avventura

Tempo di cambiarci con vestiti asciutti e ci avviamo all’uscita che sono ormai le 18, prendiamo il bus (che in modo non molto azzeccato è della linea Uruguay, unico stato che non ha a che fare con le cascate che sono “condivise” tra Brasile, Argentina e Paraguay!?) e facciamo il percorso inverso con destinazione Foz de Iguaçu. Stavolta arriviamo al capolinea a Puerto Iguazù (per non aspettare dopo il tramonto alla fermata del bus nel nulla), che ci sembra una cittadina più piccola e carina di Foz (lo avevamo letto, ma per noi era molto più comoda Foz venendo da Rio). Arriviamo in hotel prima delle 20 e andiamo quasi diretti a cena per un’altra mangiata di carne (ma i vegetariani in Brasile come fanno??).

GIORNO 5 – Foz do Iguaçu – Sao Luis

Giornata di trasferimento con volo GOL delle 10.30 con scalo a Rio (di solo 1 ora, ma andato tutto liscio).
Arriviamo a Sao Luis verso le 16.30, dove ci aspetta l’autista che ci porta alla Pousada Portas da Amazonia (30€/notte). La periferia che percorriamo in macchina è veramente degradata e anche il centro storico, che è patrimonio dell’Unesco, non è tenuto molto bene (pare che l’Unesco stia decidendo se revocargli l’assegnazione). L’hotel è in centro e molto caratteristico, in stile vecchia villa coloniale, anche se con pulizia migliorabile e porta di camera non esattamente sicura. Per le strade c’è una festa con tantissima gente, bancherelle che vendono cibo e birra gigante a 5 real e uno spettacolo di musica e balli con costumi super colorati. Cerchiamo di orientarci, certo non grazie al piccolo ufficio del turismo dove l’unico dipendente non parla inglese ed ha ben pochi consigli da darci. Finiamo a cena al Flor de Vinagreira, bel posto ma non proprio economico e con servizio troppo lento per chi come noi deve ancora a andare a prelevare al bancomat, cosa che facciamo ormai di buio verso le 9 al banco Santander (con qualche ansia visto che la zona è deserta, ma per fortuna senza inconvenienti). L’urgenza dei contanti deriva dal fatto che Brasil Planet consiglia di portarne a sufficienza per i giorni da Sao Luis a Fortaleza, non essendoci pare modo di prelevare/cambiare nei paesi lungo il tragitto. Abbiamo poi invece constatato di persona che almeno a Barreirinhas e Jericoacoara sono presenti diverse banche/uffici di cambio.
  

GIORNO 6 – Da Sao Luis a Barreirinhas – Lençois Maranhenses

Oggi inizia il tour del nord-est vero e proprio; il minibus ci passa a prendere verso le 8.30 e in 4 ore percorriamo i 300km di strada asfaltata ma piena di buche enormi per arrivare a Barreirinhas. La sistemazione per 2 notti è alla Pousada Maurici, stanza basica ma grande, struttura immersa in un bel giardino che si affaccia sul Rio Preguiças.
Lagoa Bonita

Alle 14 saliamo sulla jeep 4x4 aperta (12 posti) che ci condurrà ai famosi Lençois Maranhenses, letteralmente i lenzuoli del Maranhao. Dopo aver attraversato il fiume Rio Preguiças con una chiatta, iniziamo il sentiero di sabbia che conduce all’inizio del parco nazionale. Il percorso è decisamente “sobbalzante” tra buche, ponti in legno dal dubbio equilibrio e pozze d’acqua in cui entriamo con mezza jeep; ci mettiamo circa 40 minuti ad arrivare al circuito di Lagoa Bonita. Lasciata la jeep ci arrampichiamo sulla prima duna con l’aiuto di una fune e dalla cima il paesaggio che si apre davanti è da brividi…distese infinite di sabbia bianchissima con dune a perdita d’occhio intervallate da lagune di acqua piovana con colori dal blu al turchese, un vero spettacolo della natura che non solo è all’altezza delle foto che avevamo visto ma anzi molto più bello dal vivo! Luglio è la stagione ideale per fare il bagno nelle lagune, che ovviamente non ci perdiamo, mentre a causa della stagione secca si possono incontrare asciutte tra ottobre a febbraio. Nell’acqua nuotano anche dei piccoli pesciolini; la Routard ci svela il segreto che ne rende possibile la presenza di anno in anno anche se le lagune spariscono d’estate: depositare le uova sotto la sabbia così che l’anno successivo ne nascano di nuovi!

All’avvicinarsi del tramonto i colori si fanno sul rosa e arancione, rendendo se possibile ancora più magico il paesaggio.
Il percorso di rientro lo facciamo dopo le 18 con il buio ed è incredibile quante stelle si vedano da qua! La coda per la chiatta è lunga e nell’attesa ci concediamo uno spuntino a base di tapioca (una specie di crepe di farina di manioca) sia con nutella che prosciutto/formaggio cotta su una padellina a bordo strada, il concetto di street food elevato all’ennesima potenza!

La cena la facciamo al ristorante dell’hotel, dove stanca degli onnipresenti pollo/gamberi mi mangio una pizza, tra l’altro non male.

GIORNO 7 – Barreirinhas – Piccoli Lençois, Rio Preguiça, Caburè

Verso le 9 ci imbarchiamo su un piccolo motoscafo al porto di Barreirinhas per navigare lungo il Rio Preguiça in direzione all’oceano. La folta vegetazione della foresta con mangrovie e palme ci accompagna alla scoperta della regione di Vassouras, dove visitiamo i Piccoli Lençois Maranhenses (belli ma oggettivamente meno emozionanti dopo aver visto lo spettacolo di ieri) ed osserviamo le scimmiette nella Tenda dos Macacos.

Da qui ci spostiamo, sempre in barca, alla spiaggia di Caburè, divisa tra fiume e oceano. Nessuno dei 2 è particolarmente invitante per fare il bagno, ma raccogliamo (per poi lasciare lì, siamo in un parco naturale protetto) infinite conchiglie e ci rilassiamo all’ombra pranzando a base di carne de sol (carne di manzo salata e seccata per giorni al sole).

L’ultima sosta è alla piccola comunità di pescatori Mandacarù, dove purtroppo non possiamo salire sul faro della marina militare chiuso per manutenzione (Farol Preguiças), da cui pare si goda di una vista panoramica dei Lençóis Maranhenses e della foresta.


Rientriamo a Barreirinhas verso le 16 e dopo una bella doccia in hotel ritorniamo al porto a piedi per guardare un po’ di negozi e prenderci una caipirinha in uno dei chioschi sul molo..scegliamo il più rumoroso che spara musica a palla, anche se siamo praticamente gli unici clienti! Il “centro” dista 10 minuti ca. dalla pousada, ok fare la strada con la luce, un po’ meno forse dopo il tramonto, quindi rientriamo in hotel per cena.

GIORNO 8 Barreirinhas - Tutoia - Delta das Americas - Parnaiba

Oggi percorriamo l’ultimo tratto dello stato del Maranhao per entrare nel confinante Piaui attraversando il famoso Delta das Americas. Il tragitto inizia con una jeep 4x4 tutta per noi, con cui affrontiamo la strada panoramica per circa 3 ore, tra piste sabbiose in parte allagate, praterie che lentamente vengono invase dalle dune (ancora!) e capanne dei nativi sperdute ai piedi del deserto.
Ci fermiamo per pranzo in un ristorante tipico affacciato su una laguna naturale dove si può fare il bagno, ma noi preferiamo riposarci su un’amaca prima della dose quotidiana di frango (pollo).

I Guarà tornano a casa
Proseguiamo poi per il porto di Tutoia, dove ci imbarchiamo su un motoscafo per conoscere il Delta das Americas, creato dal fiume Rio Parnaiba nella sua discesa verso l´oceano e formato da un intreccio di insenature ed isole di ogni dimensione. Il momento più suggestivo di questa navigazione di oltre 70 km lungo il fiume è il tramonto, quando ci fermiamo per osservare la migrazione quotidiana di centinaia di uccelli "Guará" (Ibis Scarlatto) dalla caratteristica colorazione rosso fuoco che ritornano ai loro nidi nella foresta. È incredibile come ogni sera nei mesi da luglio a gennaio gli alberi di uno specifico isolotto nel mezzo del delta si riempiano nel giro di pochi minuti di questi uccelli, che arrivano da ogni parte e da lontano sembrano quasi dei bellissimi fiori (peccato che video e foto non rendano l’idea di questo spettacolo!).

L’ultima parte di questo viaggio in barca la facciamo quindi dopo il tramonto, avvolti dalla penombra della sera…che però nel giro di poco si fa buio profondo! La cosa bella è che vediamo benissimo le stelle nel buio più completo del fiume, ma mi domando come faccia il pilota del motoscafo a capire dove siamo e dove andare (sarà perchè fa questo percorso 365 giorni l’anno?!), ed è quasi un sollievo arrivare al porto di Parnaíba per andare in hotel. Villa Parnaiba è una bella struttura con giardino (anche se nel nulla), unico consiglio evitate la camera locomotiva, accanto alla reception e piena di zanzare essendo il bagno letteralmente  “a cielo aperto”! cena al ristorante (chiude alle 20.30) e nanna tappati in camera post disinfestazione.

GIORNO 9 Parnaiba - Jericoacoara

Con jeep 4x4 seguiamo il percorso panoramico passando per le dune di Luis Correia e il paesino di Chaval, dove saliamo sulla scalinata per osservare le case incastonate tra pietre gigantesche (non imperdibile), con una sosta fotografica all’albero “pettinato” che cresce totalmente inclinato da una parte per il vento, che pare porti fortuna. 
Da Camocim attraversiamo il Rio Coreaù con una chiatta, per poi proseguire su un bellissimo tratto di litorale costeggiato da dune di sabbia bianca e palme da cocco fino alla spiaggia di Tatajuba. Qui il nostro autista, insieme ad altre 4 jeep, soccorre un collega rimasto del tutto impantanato in uno stagno…avventura vera!
Arrivati alla Lagoa Grande ci concediamo con Andrea e Arianna un mega pranzo: il “menù” ce lo portano direttamente su un vassoio da cui scegliere tra pesce, gamberi, aragoste ciò che vogliamo far cucinare...molto scenografico anche se  alla fine il conto è il più alto di tutta la vacanza (si parla di 25€ a testa eh!).

Tempo di un po’ di riposo sulle amache a filo d’acqua (con foto ovviamente!) e in  mezz’ora di jeep siamo a Jericoacoara (all’ingresso tassa di soggiorno per persona di R$ 5 al giorno), dove prendiamo possesso della stanza al Surfing Jeri, il migliore tra gli hotel del tour Brasil Planet con un bel giardino e ottima colazione.  
Il "menù" a Lagoa Grande
A Jeri l’atmosfera è totalmente rilassata, le strade sono solo di sabbia, si vive in infradito (occhio al baco da piedi!) e ci si sposta solo a piedi o con dune buggy. Per il tramonto vogliamo arrivare alla Pedra Forada, una roccia a forma di arco che dista circa mezz’ora a piedi dal centro (volendo c’è il carretto con mulo). Davanti c’è la fila per farsi le foto, noi ci godiamo il tramonto dall’altra parte vista mare e poi rientriamo a Jeri che è già buio. Cena al ristorante Sapao accanto all’hotel, piatti di carne/pesce/pizza buoni con musica dal vivo.
Pedra Forada



GIORNO 10 - Jericoacoara

La giornata è dedicata all’escursione in dune buggy per conoscere il Parco Nazionale di Jericoacoara, con le sue famose lagune e spiagge. Percorriamo stradine di sabbia, reggendoci forte e godendoci l’avventura mentre saliamo sulle dune fino a fermarci alla prima laguna, bellissima e poco frequentata. Facciamo una mega corsa giù dalla duna con tuffo finale insieme ai nostri nuovi amici, il tutto ripreso dalla loro inseparabile go-pro.

Purtroppo questo momento magico non dura abbastanza e ripartiamo in direzione Lagoa Paraiso e Lagoa Azul (con l’acqua alta sono adesso un’unica grande laguna). Qui sorge lo stabilimento L’Alchimista (jngresso 20 real), esattamente ciò che non vorresti vedere in un luogo di natura selvaggia come la costa nord est del Brasile! La delusione infatti è grande quando ci troviamo di fronte un bagno attrezzato tipo Twiga di Forte dei Marmi, con tantissima gente ammassata che mangia e beve a qualsiasi ora, anche perché non c'è posto per fare altro se l'acqua è alta! La spiaggia praticamente non esiste e l'acqua è tra il giallino e marrone, almeno nel periodo in cui siamo stati noi (luglio, dopo un periodo di forti piogge). Da settembre ci hanno detto che con l'acqua più bassa il colore e gli spazi migliorano, comunque non credo diventi bello come nelle foto (taroccate!?) che pubblicizzano la laguna…senza considerare che la musica a palla e i prezzi esagerati ci sono tutto l'anno! Abbiamo visto che è una tappa di ogni escursione in buggy da Jeri, ma il consiglio se possibile è di saltare questa "laguna" e restare più tempo in quella precedente, molto più naturale con acqua verde smeraldo e poca gente! Tra l’altro ci hanno detto che questo “paradiso” è stato costruito da un italiano...che amarezza!
Jericoacoara
Dopo 2 lunghe ore passate al bar ci spostiamo sulla costa a Preá, in cui troviamo un tipico ristorante specializzato in pesce e frutti di mare proprio sulla spiaggia con vista sul mare blu.
Rientriamo in hotel verso le 15.30 e ci spiaggiamo a Jeri, dove la bassa marea rende il mare lontanissimo dalla costa lasciando le barche sospese con le ancore in bella vista. Per il tramonto il luogo di oggi può essere solo uno: Duna do Por do Sol! Cena al SambaRock Cafè nella piazzetta principale, musica dal vivo meglio della cucina.


GIORNO 11 – Jericoacoara / Fortaleza

La mattina ultime ore di shopping a Jeri (havaianas e magliettine varie) e relax su amaca davanti alla camera, poi alle 12.30 partenza per Fortaleza, tappa di quasi 7 ore prima in 4x4 fino Jijoca e poi in mini-bus turistico per oltre 300 km di strada asfaltata. Noi forse siamo stati anche particolarmente sfortunati (il primo autista è arrivato in ritardo e si fermava ogni km per far scendere gente, il minibus era strapieno di brasiliani rumorosi e con aria condizionata a 15 gradi!), ma il trasferimento condiviso è comunque stancante e lungo, consiglio di investire qualche euro in più in un transfer privato che con 4 ore e mezzo porta a destinazione senza stress. 
L’hotel Ponta Mar a Fortaleza è in ottima posizione sulla Spiaggia di Meireles, anche se alla reception lavorano col ritmo di un bradipo e tentano di surgelarci con A/C a tutta forza (allora è un vizio!). Tempo di farci una doccia e usciamo per una passeggiata sul lungomare pieno di localini per cenare, e ne scegliamo uno a caso. Durante la cena è impressionante il numero di venditori ambulanti che passano tra i tavoli offendo le cose più disparate: aragoste, vestiti, squali di plastica giganti (come fare senza!?), serpenti in legno molto realistici (che mi fanno scappare urlando con tutta la gente che mi guarda malissimo..) e pure una massaggiatrice al tavolo con tanto di camice da estetista! Churros al cioccolato post cena e a nanna.

GIORNO 12 – Fortaleza – Salvador

Sveglia presto per il transer delle 5.30 in aeroporto, riusciamo a strappare un’apertura anticipata della colazione (che sarebbe dalle 6 am) e poi con volo GOL delle 8.30 puntuale arriviamo a Salvador (durata volo 2 ore). Usufruiamo di un passaggio “privato” sul bus Onibus per il centro, in quanto siamo gli unici che invece di uber/taxi/metro scelgono l’autobus...qualche domanda ce la facciamo!? Il bus comunque è un’occasione per vedere la costa e in 40 minuti ci lascia in fondo a Praça Castro Alves, all’inizio del centro e a circa 1 km a piedi dalla nostra Pousada Bahia Pelò nel cuore del Pelourinho (45€ a notte).
Il Pelourinho

Iniziamo la visita proprio dalla piazza dove sorge la Igreja Nossa Senhora do Rosario dos Pretos, simbolo della cultura afro-brasiliana che caratterizza Salvador. La chiesa, con la sua inconfondibile facciata azzurra, è stata costruita dagli schiavi tra il 1700 e 1800 e a loro era riservata; all’interno sono presenti statue di santi di colore e ancora oggi durante la settimana si svolgono celebrazioni “miste” in cui cattolicesimo e candomblè (antico culto animista eredità degli schiavi africani) si uniscono in un unico linguaggio spirituale con musica e tamburi.
Igreja Nossa Senhora do Rosario dos Pretos

Ci spostiamo nel Largo Terreiro de Jesus, anche questo ricco di chiese tra cui la Cattedrale e dove spesso è possibile assistere ad esibizioni di capoeira. Al centro della piazza svetta la fontana da dove partiva l’originario acquedotto della città, che rappresenta i 4 fiumi di Bahia. Pranziamo con carne do sol e coxinhas (simili ad arancini fritti con dentro pollo) a O Cravinho, locale rustico molto frequentato.
Terreiro de Jesus - la Cattedrale

Nel pomeriggio esce anche un po’ di sole e ci uniamo ad una festa in Praça da Sé tra musica e balli; nello specifico è il festival delle acaraje, palline fritte di impasto di fagioli con dentro pesce o verdure, che ovviamente assaggiamo!  Ai lati della piazza si trovano il museo del carnevale e il museo della Misericordia.
Arriviamo anche al tipico elevador Lacerda in Praça Thomè de Souzo, che collega la parte alta e bassa della città, dalla cui terrazza si può ammirare la baia de Todos os Santos e il porto di Salvador.
Baia de Todos os Santos

Verso sera essendo domenica il centro si svuota; ci raggiungono Andrea e Arianna per la cena a Casa da Roca, locale vicino al nostro hotel in Ladeira do Carmo: un coraggioso prova la feijoada (piatto tipico a base di fagioli e cotiche, tra cui anche le zampe del maiale..aiuto!), per gli altri una più sobria picanha (carne di manzo)! La serata si conclude con una caipirinha in una Praça da Sé ormai deserta. Torniamo a piedi in hotel, la presenza della polizia ad ogni angolo ci fa sentire abbastanza sicuri, anche se di tipi poco raccomandabili in giro se ne vedono. Pare che la sera la zona più frequentata con ristoranti e locali sia Rio Vermilho.

GIORNO 13 – Salvador

La mattina iniziamo con la visita della chiesa di San Francesco, non distante dal Terreiro de Jesus, in pieno stile barocco con sontuosi interni in oro e un chiostro ricoperto di azulejos (purtroppo non ben conservati) che rappresentano messaggi non proprio di speranza del tipo “la morte arriva per tutti”!
Facciamo poi il solco alla Federazione del culto afro-brasiliano (In pieno Pelourinho), dove al secondo tentativo riusciamo a fissare la partecipazione ad una cerimonia di candomblé per la sera alle 18.30 (100 real a testa).

Dopo un giro al super turistico Mercato Modelo nella città bassa, pranziamo al Ramma Cozinha Natural, buffet al kilo biologico e stranamente con molte opzioni vegetariane! Ci spingiamo poi oltre Rua do Carmo, passando per l’omonimo ex convento ora trasformato in hotel di lusso, per arrivare fino al Forte de Santo Antonio dove l’ufficio del turismo (imbarazzante anche qui..) ci ha detto ci sono diverse scuole di capoeira. Peccato che non ci siano esibizioni di nessun tipo ma al massimo qualche lezione base di come si suona il berimbau, l’arco musicale che accompagna quest’arte che è un mix tra una danza e un’arte marziale.
Elevador Lacerda
Ritorniamo in pieno centro, inizia a piovere a dirotto e ci rifugiamo a O Cravinho per passare le ultime ore brasiliane di Andrea e Arianna a imparare a giocare a cirulla (gioco di carte ligure che provano a spiegarci, con alterni risultati) brindando ovviamente al nostro viaggio con una caipirinha! Verso le 6 è l’ora di salutarci e di prepararci per la trasferta nel Terreiro de candomblé che ci aspetta per la serata.

Prove di capoeira
Ci passano a prendere in hotel e insieme ad una coppia di danesi veniamo portati in un luogo imprecisato nella periferia di Salvador a ca. 30 minuti di auto dal centro. Come precauzione lascio attivo il localizzatore di google map, abbiamo informato della nostra serata l’hotel e mandato un messaggio a casa…ma il pensiero che ci sfiora è che se ci succedesse qualcosa nessuno saprebbe di fatto dove e con chi siamo. Per fortuna il nostro referente ci sembra affidabile e durante il tragitto ci racconta in inglese i principi di questa antica religione, con storie quasi mitologiche sulle divinità venerate nell’universo sacro del camdomblè.
Festa dell'acaraje

Questo si basa infatti sul culto degli Orixa, spiriti che guidano l’intera vita delle persone, omaggiati regolarmente con cerimonie in cui si fanno offerte, danze e canti. Ciascun Orixa ha una sua personalità ed è associato ad uno specifico colore e fenomeno naturale (guarigione, guerra, acqua, fuoco, morte, ecc). Ogni fedele ha una propria divinità protettrice a cui si può rivolgere per chiedere supporto in caso di difficoltà o scelte importanti da fare. Durante le cerimonie alcune persone vengono possedute dal loro Orixa, entrando come in trance con urli e movimenti plateali. Abbiamo assistito con grande rispetto alla cerimonia e visto con i nostri occhi queste possessioni, perché al di là di ciò in cui noi crediamo questi riti sono molto importanti per la gente di questa comunità. È stata un’esperienza forte e tutt’altro che “turistica”, della durata di oltre 3 ore.

GIORNO 14 – Salvador – Rio de Janeiro

Dedichiamo la mattina all’ultimo giro in centro con acquisti tipicamente brasiliani: pantaloni da capoeira e maglietta degli Olodum, i musicisti che nel 1996 accompagnarono Micheal Jackson nel memorabile video girato tra Salvador e le favelas di Rio sulle note della canzone They don’t care about us. Nel Pelourinho un cartellone ricorda la terrazza da cui il cantante si affacciava nel video.
Case colorate nel Pelourinho

Verso le 12 ci avviamo con la metro all’aeroporto (fermata più vicina al centro Campo de Polvara linea 1, 10 minuti a piedi dal Pelourino, poi cambio ad Acesso Norte linea 2 fino Aeroporto). Ci mettiamo mezz’ora e tutto sembra andare per il meglio, fino a quando realizziamo che sul video degli aerei in partenza non compare il nostro volo Avianca delle 15.15 per Rio…anzi, non esiste nessun volo di questa compagnia sul monitor! Il panico si impossessa di me! Chiedendo per disperazione a chiunque incontrassimo in giro per l’aeroporto capiamo che Avianca Brasile non vola perché è fallita a maggio…di male in peggio! Un gentile operatore si informa per noi e ci riferisce che una dipendente della compagnia ogni tanto (!?) aspetta i malcapitati clienti in un angolo dell’aeroporto per fornire informazioni..e noi come avremmo potuto trovarla?!?!
Pelourinho

Dopo circa mezz’ora la individuiamo, per puro caso avendo solo un piccolissimo cartellino Avianca al petto: con grande calma ci conferma che è fallita, prende i nostri nomi e dice (rigorosamente in portoghese) che proverà a riproteggerci su un altro volo. La imploriamo il volo sia in giornata visto che il giorno seguente abbiamo il volo internazionale per l’Italia. Altri 20 minuti e si ripresenta con un post-it su cui c’è l’orario del nuovo volo GOL delle 23.30: dobbiamo aspettare 8 ore in aeroporto ma almeno arriviamo a Rio in nottata e non dobbiamo ricomprarci il volo. Ci rechiamo al desk GOL per verificare di essere effettivamente stati inseriti sul volo, vista l’affidabilità di Avianca e del post-it. Nel frattempo facciamo un cazziat*ne telefonico all’agenzia di viaggio italiana che ci ha venduto il biglietto, che casca dal pero nonostante si spacci per specializzata nel sud America e Brasile in particolare..mah!? Cercando su internet infatti ci siamo resi conto che la situazione poteva essere prevedibile già a marzo, in quanto Avianca era da mesi in concordato e stava progressivamente cancellando rotte per mancanza di aerei: quindi i nostri accidenti vengono equamente distribuiti tra Avianca e l’agenzia!
Museo del carnevale

Ciondoliamo per ore in aeroporto e finalmente alle 1.40 am arriviamo a Rio, prendiamo un Uber (nelle ore di attesa avevo scaricato l’app) e prima delle 2.30 sprofondiamo in un sonno profondo al Savoy Othon Hotel di Copacabana (40€/notte).




GIORNO 15 – Rio de Janeiro

Per l’ultima giornata del nostro viaggio abbiamo deciso di conoscere una realtà che è parte integrante di Rio, lontana da spiagge da cartolina e attrazioni turistiche: la favela di Rocinha, che visitiamo con la onlus “Il sorriso dei miei bimbi”, fondata dall’italiana Barbara Olivi che vive là gran parte dell’anno e abbiamo avuto la fortuna di incontrare. Abbiamo preso contatti circa un mese prima tramite mail (www.ilsorrisodeimieibimbi.org/turismo-responsabile) per fissare la data della visita e ci ha risposto Elena, una volontaria che collabora là da oltre 1 anno. Il giorno della visita ci siamo incontrati alla fermata metro 4 Sao Conrado con Giulio, cuore pulsante del progetto e marito di Barbara, originario dello stato del Minas Gerais ma che vive da 20 anni in questa favela. Sorriso grande, cappellino di Valentino Rossi in testa e tifoso dell’inter oltre che della Fluminense, non potevamo avere migliore guida di lui per entrare in contatto con Rocinha. Tutti lo conoscono e lo salutano con gioia, la sua presenza non solo ci dà sicurezza ma ci permette di assaporare un piccolo frammento di vita vera all’interno della favela e di capire che è prima di tutto una comunità di persone che, pur avendo poco, hanno una forte dignità e un grandissimo senso di appartenenza. Per noi forse è difficile da capire, ma la maggior parte di chi nasce e cresce in favela ha desiderio di rimanerci, certamente migliorando la propria condizione, ma non di andare a vivere in altri quartieri perché si sente protetto da questo luogo e dai legami che vi si creano. Nonostante le fogne a cielo aperto accanto alle case malandate arroccate sulla collina (adesso quasi tutte in cemento), le stradine interne scoscese e piene di rifiuti, mentre quelle principali vengono pulite più volte al giorno per evitare che la pioggia porti i sacchetti a valle dove ci sono le case dei ricchi, praticamente attigue a questo mondo di povertà.

Anche i lavori pubblicizzati per i recenti giochi olimpici del 2016 non hanno purtroppo mantenuto le promesse di una Rio più equa e moderna per tutti. Molte delle strutture costruite in quell'occasione sono infatti già abbandonate e in fase di degrado, ma almeno una cosa buona è rimasta: Rocinha adesso ha una metropolitana che la collega direttamente al centro e questa per i suoi abitanti è comunque una conquista sociale.

Favela di Rocinha
La onlus ha fondato una scuola materna/elementare che andiamo a visitare come prima tappa del nostro giro, accoglie in tutto 40 bambini, che così hanno la possibilità di stare in un ambiente protetto e studiare per costruire un futuro migliore. Il contributo richiesto per la visita in favela (100 real) è in gran parte finalizzato a sostenere questo progetto, altro buon motivo per preferire questo modo di visitarla a un tour organizzato da agenzie.

A Rio esistono oltre 1000 favelas, sono delle vere e proprie città nelle città, e anche in quelle pacificade come Rocinha il vero pericolo è rappresentato dalle periodiche incursioni della polizia contro i narcos in cui possono avvenire sparatorie (avvisate da colpi di petardi che segnano il “coprifuoco”). Giulio è stato prezioso anche nell’indicarci quando era opportuno fotografare e quando no per evitare di riprendere i ragazzi che lavorano per i narcos, che lui conosce bene.
L’unico momento in cui mi sono sentita in pericolo è quando abbiamo preso il mototaxi per arrivare in cima alla collina…un’esperienza surreale con il ragazzo che guidava a folle velocità per i tornanti in salita con sorpassi a dir poco azzardati! I pensieri in quei lunghissimi 5 minuti sono stati nell’ordine: ci spiaccichiamo contro un autobus e ho pure il casco di 2 taglie più grandi – se mi rapisce non mi ritrovano nemmeno per sbaglio – forti dubbi sull’igiene del casco che avevo addosso!!
Rio vista da Rocinha
Quando scendo miracolosamente incolume mi tremano le gambe, ma la vista di cui godiamo da quassù ci ripaga dello spavento..Rio è ai nostri piedi, ci riempie gli occhi con un senso di pace e bellezza, che contrasta con la vita umile che vediamo riscendendo a piedi per le stradine claustrofobiche tra cui non ci perdiamo solo grazie a Giulio.
Concludiamo la visita con una sosta al caffè letterario che la onlus ha aperto nel cuore della favela, per essere un punto di incontro positivo in cui sono tenuti anche corsi di inglese e spagnolo dai volontari e un piccolo mercatino di vestiti usati. Qui ci raggiunge Barbara, che ci racconta la sua storia, le difficoltà che incontrano ogni giorno, l’assenza di aiuti pubblici e le speranze per il futuro.

Lasciamo Rocinha felici per aver fatto questa esperienza e con meno pregiudizi su questa realtà, che assolutamente consiglieremo a chi viene in viaggio a Rio.


Ipanema
Ci spostiamo a Ipanema per il pranzo in un posto molto carino Fresh & Good (25€ in 2, menù del giorno completo e birra) e passeggiamo sulla spiaggia finalmente piena di vita visto il bel tempo. Qui l’aria è più rilassata che a Copacabana, ovunque ragazzi/e che giocano a calcio o prendono il sole e fanno il bagno nell’oceano, oggi più calmo ma sempre con onde belle alte (occhio alle correnti).
L’ultimo tramonto ce lo godiamo dall’Arpoador, il promontorio che separa Ipanema da Copacabana, seduti sulla grande scogliera piatta e con una caipirinha in mano. Qui il calare del sole è un vero e proprio rito, e quando sparisce dietro al famoso monte Dois Irmàos con le sue due vette gemello scatta l’applauso!

Tornando verso l’hotel per riprendere i bagagli e dirigerci all’aeroporto abbiamo giusto il tempo per fare gli ultimi acquisti di souvenir, magliette con i colori del Brasile, calamite e portachiavi. Raggiungiamo il terminal con Uber, che nonostante l’intenso traffico risulta pratico e molto conveniente (12€).
Il nostro viaggio si conclude con una sorpresa positiva: Lufthansa è in overbooking in economy e, dopo averci messo in stanby, poco prima della partenza ci comunica che è lieta di accoglierci nella business class! Quelle fortune che capitano 1 volta nella vita e che ci godiamo a pieno tra cocktail di benvenuto, pigiamino per la notte, cena a base di champagne e sedile letto…felici come bambini il giorno di natale, non facciamo nulla per nascondere che è la nostra prima (e unica!?) volta in business!
Il volo di 11 ore passa così veloce e piacevole, anche se segna la fine di questo straordinario viaggio che sicuramente ci resterà nel cuore e ci lascia il desiderio di tornare in futuro in questo meraviglioso paese che ha ancora tanti angoli di paradiso da mostrarci!


Quindi...A presto Brasile!!!

Nessun commento:

Posta un commento