Quando si dice BRASILE le parole che vengono in mente sono: carnevale – Rio de Janeiro – samba – favelas – foresta amazzonica – spiaggia di Copacabana – cascate Iguaçu – animali tropicali - caipirinha…diciamo che tranne l’Amazzonia e il carnevale abbiamo visto un po’ di tutto questo..e molto di più!!
A dire il vero una delle prime
domande che ci siamo fatti (e che ci hanno fatto tutti prima e dopo la
partenza) è: il Brasile è un paese sicuro? La risposta che posso dare dopo
esserci stata è: in linea di massima sì. Siamo arrivati a Rio con parecchi
preconcetti e paure, il primo giorno abbiamo girato come se andassimo in
guerra…marsupio a scomparsa sotto i vestiti, cintura portasoldi, portafoglio
“di cortesia” con poche banconote dentro pronto per essere consegnato in caso
di rapina..tutte accortezze valide ma effettivamente un po’ eccessive! Diciamo
che ci vuole il buon senso da adottare in ogni grande metropoli del mondo, che
sia NYC o Parigi, con un’attenzione maggiore considerando che la povertà qui è
ancora molto diffusa. Girare nei quartieri turistici ci è sembrato comunque
sicuro, senza ostentare ovviamente oggetti di grande valore (cosa che noi non
facciamo mai a prescindere in viaggio!). Devo dire anche che in metro a Rio tutti
usavano l’iphone, la gente aveva orologi di ogni tipo e i turisti macchine
fotografiche reflex (e io avevo lasciato a casa la mia Nikon compatta per paura
che desse nell’occhio..!?). Certo girare la domenica sera nel Pelourinho semi
deserto qualche ansia la può mettere, mentre fuori dalle grandi città (Rio e Salvador
in particolare) la situazione è veramente tranquilla.
GIORNO
1 – Rio de Janeiro
Rio ci accoglie prima dell’alba e
il taxi fissato tramite booking (23€) ci porta dall’aeroporto internazionale Galeao
(GIG) al Rio Design Hotel a Copacabana (60€ a notte) in circa mezz’ora, così
alle 6.30 siamo nella hall. Insistendo un po’ alla reception ci viene concesso
di fare colazione in hotel e verso le 8.30 prendiamo possesso della camera al
14^ piano.
La giornata vera e propria si
apre con una passeggiata sulla spiaggia di Copacabana (che dista solo 1 isolato
dall’hotel), il tempo è nuvoloso, le onde alte, la spiaggia bagnata e noi siamo
con jeans e felpa; incrociamo pochi altri turisti e qualche runner
mattiniero…non proprio l’immagine che abbiamo in testa della spiaggia di Rio
assolata e piena di vita, ma qui in fondo è pieno inverno (comunque 18
gradi..averne di inverni così)!
Una raccomandazione: il lungomare
è pieno di sculture di sabbia che rappresentano ragazze in bikini con la
scritta Coapcabana, il Cristo, ecc. ben “sorvegliate” da tipi che pretendono di
essere pagati per fare le foto..noi l’abbiamo capito solo dopo, e un tizio
quasi ci rincorreva...meglio preparare qualche spicciolo o fare foto in modo
discreto! A questo punto capiamo che è l’ora di prelevare, e prendiamo col
bancomat 500 real al banco Bradesco in Av.Nostra Senhora de Copacabana.Per la mattina abbiamo in programma un tour del centro e Lapa con Free Walker Tours, agenzia trovata su internet che organizza visite a piedi gratuite con guide del posto in diverse lingue (per lo più ragazzi giovani), non importa fissare ma solo presentarsi all’orario stabilito e unirsi al gruppo (ovviamente a fine tour è ben accetto un contributo, di importo libero). Noi facciamo il tour in inglese di ca. 3 ore con Mauricio, che parte da piazza Carioca (raggiungibile facilmente in metro linea 1 o 2, nuova ed efficiente, biglietto 4,2 real = 1€ ca). Prima fermata la storica pasticceria Colombo, dove assaggiamo il nostro primo brigadero, dolce ipercalorico di cioccolato e muu!
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Scalinata Selaron |
Nonostante la pioggerillina non ci abbandoni un attimo (ma siamo a Rio o a Londra?!), proseguiamo per la Travessa do commercio, con le sue case coloniali colorate, fino ad arrivare a piazza 15 Novembre che si affaccia sul vecchio porto e dove visitiamo il palazzo Imperiale e diverse chiese. Mauricio ci spiega che il gran numero di chiese di questa zona dipende dal fatto che erano destinate a diverse classi sociali; lo stile/ricchezza di ognuna rispecchia infatti la maggiore o minore opulenza. Entriamo nel palazzo imperiale per una “lezione di storia” che la nostra guida ci tiene, con particolare enfasi sull’alterno sviluppo economico del Brasile dalla conquista portoghese in poi e sulla piaga della schiavitù, con un parallelo sulla situazione attuale.
Ci spostiamo poi nella zona di Cinelandia, dove spiccano il teatro Municipale e la National Library, sulle cui scale scattiamo la foto di gruppo...ma è un’altra la scalinata che ci fa brillare gli occhi con i suoi oltre 200 gradini di ceramica colorata: la famosa scalinata Selaròn, nel cuore del quartiere di LAPA!! Le piastrelle arrivano da tutto il mondo, così come i turisti che fanno la fila per una foto con la scritta Rio de Janeiro, e noi ovviamente non facciamo eccezione.
Per pranzo ci facciamo consigliare un ristorante al kilo a pochi passi dalla scalinata, Recanto da Lapa: buono, economico e non turistico.
Dopo la pausa è spuntato anche un po’ di sole e proseguiamo il giro da soli osservando gli archi dell’acquedotto di Lapa e la cattedrale metropolitana (dall’insolita forma che ricorda una piramide Maya), ma preferiamo non avventurarci oltre visto che la zona non sembra proprio ben frequentata: notiamo infatti pochi turisti e tanti senzatetto o gente non raccomandabile nonostante siano le 2 del pomeriggio (forse siamo anche troppo prudenti, ma nel dubbio perché rischiare?).
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Museo del Domani |
Rientriamo in zona Copacabana in metro verso le 6, ormai il sole è tramontato e vista la stanchezza del viaggio e della giornata decidiamo di prenderci qualcosa per cena in un supermercato e di andare a nanna presto…ma non prima di una passeggiata sulla spiaggia ben illuminata, dove qualcuno gioca a calcio e altri rientrano dal surf (con queste onde è da matti!).
GIORNO
2 – Rio de Janeiro
Oggi ci aspettano i 2 simboli di
Rio per eccellenza: Cristo Redentore e Pan di Zucchero!
Per entrambi abbiamo acquistato sui rispettivi siti ufficiali i biglietti, che danno un piccolo sconto (10%) ma soprattutto la sicurezza di accedere anche in caso di grandi code. Il processo è un po’ laborioso in quanto bisogna registrarsi con molti dati, tra cui passaporto, ma sono la soluzione più economica e sicura (ci sono varie agenzie che vendono tour e biglietti, ma in media più cari). In alternativa si possono acquistare direttamente a Rio nei vari punti dislocati in città (uno è a Copacabana), mentre la biglietteria del trenino non vende biglietti per il giorno stesso.
Per entrambi abbiamo acquistato sui rispettivi siti ufficiali i biglietti, che danno un piccolo sconto (10%) ma soprattutto la sicurezza di accedere anche in caso di grandi code. Il processo è un po’ laborioso in quanto bisogna registrarsi con molti dati, tra cui passaporto, ma sono la soluzione più economica e sicura (ci sono varie agenzie che vendono tour e biglietti, ma in media più cari). In alternativa si possono acquistare direttamente a Rio nei vari punti dislocati in città (uno è a Copacabana), mentre la biglietteria del trenino non vende biglietti per il giorno stesso.
Cristo Redentore: accesso e treno
Corcovado 18€ a testa; il biglietto vale per una data e orario fissi da
scegliere al momento dell’acquisto - www.tremdocorcovado.rio
Pan di zucchero: funivie e
ingresso 23€ a testa; si sceglie una data e il biglietto vale per 1 ingresso a
scelta da quel giorno per i 4 giorni successivi (a noi questo ha fatto comodo,
perché avevamo fissato per il primo giorno ma abbiamo preferito rimandare al secondo
visto che il tempo era nuvolo) - www.bondinho.com.br
Arriviamo alla partenza del
trenino del Corcovado, il monte in cima al quale svetta la statua del Cristo, con
la metro fino a Largo de Machado e poi con bus direzione Cosme Velho (ce ne
sono diversi 580-581-583-422, la cosa migliore è chiedere all’autista se va al
Corcovado e dove scendere, qui non parla quasi nessuno inglese ma questa è la
domanda più gettonata in zona, quindi ci si può fare a farsi capire! Costo 4,05
real, il biglietto si fa sopra). La giornata non è brutta, ma alla biglietteria
(dove cambiamo il voucher con il ticket vero e proprio) è esposto l’avviso non
molto rassicurante “visibilità Cristo ridotta”...ci chiediamo come sia
possibile non vedere a breve distanza una statua di oltre 30 metri..ma
purtroppo scopriremo che il cartello non era messo a caso!
Parte integrante della visita è
il percorso di ca. 20 minuti sul treno a 2 vagoni su rotaia che passa nel mezzo
della foresta di Tijuca, con scorci bellissimi sulla giungla e il paesaggio via
via che si sale (all’andata meglio stare nei posti a destra, al ritorno sulla
sinistra per goderne a pieno).![]() |
Pan di zucchro visto dal Cristo |
Una volta arrivati in cima il
freddo è pungente (siamo a 700 metri), nonostante felpa e k-way, ma ci
distraiamo vedendo piccole scimmiette mangione sugli alberi e con la voglia di
fotografare una delle 7 meraviglie del mondo moderno..se solo si vedesse per
più di 3 secondi di fila! La nebbia corre veloce con il vento, creando una
visione quasi mistica di apparizione/sparizione del Cristo! Ma noi non
demordiamo e verso le 11 il sole premia la nostra costanza! Riusciamo quindi a
fotografare tutto con il cielo azzurro sullo sfondo...davvero imponente la
statua davanti alla quale facciamo le solite 1000 foto in posa plastica con le
braccia aperte (la Routard sostiene che il Cristo stia in questa posizione in
attesa di applaudire quando i brasiliani inizieranno a lavorare..) e
meravigliosa la visuale delle baie sottostanti, con il Pan di zucchero in
lontananza, Copacabana, Lagoa e Ipanema che si aprono sotto i nostri occhi!
Una volta scesi col treno
(stavolta sul lato giusto!) riprendiamo il bus e la metro che ci portano nel
quartiere Flamengo, dove la guida ci consiglia per pranzo la Boteca Belmonte,
taverna in stile rustico con tavoli in legno e sostanzioso cibo brasiliano. Da
qui prendiamo poi il bus 107 che, passando per Botafogo, ci porta verso le 15
ai piedi del Pao de Açucar nel quartiere di Urca.
A Praia Vermelha le onde si rincorrono
alte, e rendono il panorama del monte dal basso ancora più suggestivo, ma la
nostra idea è di assistere al tramonto dalla cima.![]() |
Ipanema e Lagoa |
Iniziamo la salita con la prima funivia che porta al Morro da Urca, dal quale godiamo di una visuale del Pan di zucchero ancora più ravvicinata e delle baie di Botafogo da una parte e Copacabana dall’altra. Sullo sfondo il Cristo domina il panorama e abbraccia tutta Rio..un’immagine di quelle che ti restano dentro! Sul Morro ci sono numerosi bar e negozi, ed è piacevole sedersi per un po’ prima di salire sulla seconda funivia. Anche se il cielo non è limpido e il sole filtra dalle nuvole, i colori con l’avvicinarsi del tramonto si fanno sul rosa e il riflesso sull’oceano fa risplendere tutto intorno.
Quando scendiamo è già buio e
l’autobus che secondo i nostri calcoli ci avrebbe dovuto portare diretti a
Copacabana (582) ha deciso di non passare..quindi saliamo sul 107 fino alla
stazione di Botafogo dove prendiamo la metro.
Per la serata abbiamo fissato un giro
per locali a Lapa by night con i ragazzi di free walkers tour; ci arriviamo in
taxi verso le 9 (costo 50 real, molto meglio Uber senza dubbio, costa la metà,
ma noi purtroppo abbiamo scaricato l’app solo a fine viaggio..) e il primo giro
di bevute è al Cachaça social club. Qui assistiamo a una dimostrazione
dell’eccentrico proprietario su come si produce questo fortissimo liquore dalla
canna da zucchero (tipo grappa)..e poi ce lo fa assaggiare pretendendo di berlo
alla goccia e suonare una campana posta all’ingresso al grido di “viva cachaça”!!
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Botafogo e il Cristo dal Pan di Zucchero |
Proseguiamo con caipirinhas, shot
sotto gli archi di Lapa, drinking game (che vince inaspettatamente la mia
squadra!) per poi concludere la serata ballando samba-RnB al Sacrilegio club.
La nostra impressione di Lapa è
che sia molto più vitale e sicura la sera che non di giorno, con tantissima
gente per strada e locali ad ogni angolo! Sicuramente ci si può venire anche da
soli, anche se in fondo il FWT è un modo per conoscere persone e condividere
esperienze di viaggio…al terzo drink si diventa tutti amici!!?
Sveglia prestissimo dopo 4 ore
scarse di sonno per prendere il volo GOL delle 7.30 per Foz de Iguaçu.
Arriviamo in orario (durata volo
2,15 h) e decidiamo di andare direttamente con i bagagli alle cascate
(rigorosamente solo bagaglio a mano per questo tipo di viaggio!!). Beffati dal
bus, che ci parte sotto il naso, dobbiamo aspettare il seguente per circa
mezz’ora, ma prima delle 11 siamo all’ingresso dove lasciamo i nostri trolley
al deposito bagagli. ![]() |
Salto 3 moschettieri |
Il biglietto per le cascate costa
25€ a testa e comprende anche il bus che porta all’inizio dell’unico sentiero
del lato Brasiliano.
La prima immagine che si apre
davanti agli occhi a dire il vero non ci lascia stupefatti, un po’ per la portata
limitata di acqua essendo il periodo “secco” e la lontananza della visuale e un
po’ perché il ricordo delle cascate del Niagara dell’anno precedente è ancora
vivo…ma scendendo il percorso è un crescendo di emozioni! Incontriamo
tantissimi coati, simpatici animaletti mangioni tipo procioni, e ad ogni
belvedere le cascate ci conquistano. Di fatto dal lato brasiliano si ammirano i
salti che sono in Argentina, in particolare ci colpisce il salto dei 3
moschettieri e ci travolge l’imponenza del salto Floriano in fiondo al percorso,
con la passerella che arriva dal basso nel cuore della Garganta del Diablo,
dove il “bagno” è garantito (col vapore che sprigiona dalle cascate ne usciamo
belli fradici nonostante il kway)!![]() |
Salto Floriano |
Oltre alla numerosità delle
cascate (in piena stagione ben 275) e alla loro portata (in media inferiore
alle Niagara, Garganta esclusa) quello che rende queste cascate spettacolari è
tutto il contesto naturale che le circonda, con giungla ovunque e per fortuna
poco di artificiale (anche le passerelle si integrano bene nel paesaggio).
Il percorso brasiliano in meno di
2 ore si fa, con tutte le soste del caso, e alla fine c’è un’area ristorante
attrezzata..e affollata!
Il pomeriggio ci dirigiamo a piedi al vicino Parque del Aves (300 metri dall’ingresso delle cascate, 11€ a testa) per ammirare le voliere piene di uccelli endemici della Mata Atlantica: tucani, fenicotteri, pappagalli, ma anche farfalle, coccodrilli, rettili (ben separati per mia fortuna in un’area con vetri, volendo si può evitare di vederli), e altri volatili mai visti prima. Molti degli animali del parco provengono da sequestri, traffici illeciti o abbandoni e l’obiettivo è curarli e tenerli in un ambiente protetto. Nelle voliere più grandi si può anche entrare, il rumore è forte e l’emozione di vedere i piccoli di tucano anche di più!
Verso le 5 prendiamo il bus per
l’hotel Foz do Iguaçu che abbiamo fissato per 2 notti (45 € a notte),
abbastanza datato ma in posizione strategica vicino alla stazione degli
autobus. Le cene a Foz le facciamo entrambe alla Churrascaria do Gaucho, dove i
camerieri girano in continuazione tra i tavoli con vassoi infinti di carne di
ogni tipo, molto buona e abbondante per 12€ a testa, buffet di
verdure/pasta/dolci e caipirinha compresi! Il pomeriggio ci dirigiamo a piedi al vicino Parque del Aves (300 metri dall’ingresso delle cascate, 11€ a testa) per ammirare le voliere piene di uccelli endemici della Mata Atlantica: tucani, fenicotteri, pappagalli, ma anche farfalle, coccodrilli, rettili (ben separati per mia fortuna in un’area con vetri, volendo si può evitare di vederli), e altri volatili mai visti prima. Molti degli animali del parco provengono da sequestri, traffici illeciti o abbandoni e l’obiettivo è curarli e tenerli in un ambiente protetto. Nelle voliere più grandi si può anche entrare, il rumore è forte e l’emozione di vedere i piccoli di tucano anche di più!
GIORNO
4 - Cascate Iguazù lato argentino
Oggi passiamo la frontiera per
visitare le cascate dal lato argentino, cosa più veloce a dirsi che a farsi!
Dalla stazione dei bus prendiamo quello diretto a Puerto Iguazù (biglietto si
fa a bordo 2€), che ci fa scendere prima della frontiera per il controllo
passaporti (mi raccomando il passaporto, per tutti anche per i Brasiliani!) e
ci aspetta dall’altra parte (cosa non scontata, per fortuna c’è poca fila agli
sportelli e ci mettono il timbro d’ingresso senza tante domande, se no si deve
aspettare il bus dopo che passa tipo ogni ora, ma è valido lo stesso biglietto).
La minore coda alla frontiera rende comunque conveniente il bus rispetto al
taxi, che deve fare la fila come tutte le auto private. Dopo pochi minuti l’autista
ci suggerisce di scendere prima di entrare a Puerto Iguazù e attraversare la
strada per aspettare il bus per le cascate, che arriva dopo ca. 20 minuti. Nel frattempo
uno pseudo tassista (abusivo?!) si offre di accompagnarci in 4 allo stesso prezzo
del bus (6€ a testa, ok real o pesos), ma sia noi che le 2 ragazze brasiliane a
cui viene proposto preferiamo andare sul sicuro con il bus (tragitto 20
minuti). Il viaggio quindi dura in tutto 1 ora e mezzo, sicuramente con un
trasfer privato collettivo alla stessa cifra o poco più si possono dimezzare i
tempi; noi abbiamo provato a prenotarlo la sera prima a Foz, ma essendo sabato
era tutto pieno..e poi con i mezzi pubblici c’è più avventura dai!
Avevamo letto un po’ dovunque
(Routard compresa) che alle casse in Argentina si poteva pagare solo in
contanti con pesos, e non avendo avuto modo di cambiare i soldi eravamo un po’
preoccupati..in realtà vengono ora accettate anche carte di credito (no
prepagate senza nome stampato) e c’è una banca per prelevare proprio al centro
visitatori (ingresso parco 800 pesos a testa, ca. 20€).
Questo lato è molto più grande e
dispersivo di quello brasiliano, ci sono 3 percorsi (Superiore, inferiore e
Garganta del Diablo) e per farli ci vuole tutta la giornata, che può non
bastare se si vuole fare (come noi) la grande avventura in gommone lungo il
fiume Iguazù. Quest’ultima è sicuramente adrenalinica come esperienza, ma non
la migliore per apprezzare realmente la bellezza delle cascate, che su questo
lato sono tantissime e con molteplici punti di osservazione.
Per accedere al percorso della Garganta del Diablo si prende un trenino ecologico a gas (compreso nel biglietto), che parte dal centro visitatori o dalla stazione cataratas e in 20 minuti porta all’inizio delle passerelle che conducono proprio sulle cascate..il frastuono dell’acqua che si getta dall’imponente salto Union è assordante e maestoso, il vapore che arriva piacevole visto che oggi il tempo è soleggiato. La coda sulle passerelle scorre lenta perché è impossibile non fermarsi a guardare incantati e fotografare da ogni prospettiva questo spettacolo, che merita pienamente di essere tra le 7 meraviglie naturali del mondo! Per la Garganta calcolate 2 ore buone.
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Garganta del Diablo |
Per accedere al percorso della Garganta del Diablo si prende un trenino ecologico a gas (compreso nel biglietto), che parte dal centro visitatori o dalla stazione cataratas e in 20 minuti porta all’inizio delle passerelle che conducono proprio sulle cascate..il frastuono dell’acqua che si getta dall’imponente salto Union è assordante e maestoso, il vapore che arriva piacevole visto che oggi il tempo è soleggiato. La coda sulle passerelle scorre lenta perché è impossibile non fermarsi a guardare incantati e fotografare da ogni prospettiva questo spettacolo, che merita pienamente di essere tra le 7 meraviglie naturali del mondo! Per la Garganta calcolate 2 ore buone.
Rientrati alla stazione Cataratas
pranzo veloce a base di empanadas e poi ci avventuriamo per il circuito
inferiore (1,5 km durata 1 ora abbondante), che con diverse scale e sali/scendi
ci porta ad ammirare quella che secondo me è la visuale più suggestiva dei
salti San Martin e fin sotto il salto Bosetti. Qui vediamo l’arcobaleno
perfetto, un arco coloratissimo che se possibile rende ancora più sorprendente
l’immagine delle cascate!
Al circuito superiore (1,7 km ma
più veloce in quanto tutta in pianura) dobbiamo purtroppo rinunciare perché è
ormai l’ora di presentarsi al punto di partenza della grande avventura.
Questa si può prenotare in
anticipo sul sito (www.iguazujungle.com) o
direttamente nel parco nei vari punti informazione gialli Jungle, dove però gli
orari migliori spesso non sono disponibili in giornata. Noi abbiamo preso i
biglietti il giorno stesso su internet per le 15.30 (costo 53€ a testa), con
l’idea di farlo come ultima attività della giornata visto che ci si bagna
completamente. La grande avventura dura in tutto 2 ore e prima/dopo il percorso
in gommone prevede un’escursione nella giungla in jeeppone aperto da 20 posti
con spiegazioni su fauna e flora di Iguazù (pare a volte si avvistino anche giaguari..noi
solo qualche tucano e scimmiette). Il gommone risale il fiume fino a sotto le
cascate e ci passa veramente vicino, quindi il consiglio (che noi non abbiamo
del tutto seguito) è di andarci con solo costume addosso! Per le cose tipo
zaini/scarpe danno una busta impermeabile richiudibile molto resistente,
macchine e cellulari da coprire con apposite custodie o mettere via.
Tempo di cambiarci con vestiti asciutti e ci avviamo all’uscita che sono ormai le 18, prendiamo il bus (che in modo non molto azzeccato è della linea Uruguay, unico stato che non ha a che fare con le cascate che sono “condivise” tra Brasile, Argentina e Paraguay!?) e facciamo il percorso inverso con destinazione Foz de Iguaçu. Stavolta arriviamo al capolinea a Puerto Iguazù (per non aspettare dopo il tramonto alla fermata del bus nel nulla), che ci sembra una cittadina più piccola e carina di Foz (lo avevamo letto, ma per noi era molto più comoda Foz venendo da Rio). Arriviamo in hotel prima delle 20 e andiamo quasi diretti a cena per un’altra mangiata di carne (ma i vegetariani in Brasile come fanno??).
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La grande avventura |
Tempo di cambiarci con vestiti asciutti e ci avviamo all’uscita che sono ormai le 18, prendiamo il bus (che in modo non molto azzeccato è della linea Uruguay, unico stato che non ha a che fare con le cascate che sono “condivise” tra Brasile, Argentina e Paraguay!?) e facciamo il percorso inverso con destinazione Foz de Iguaçu. Stavolta arriviamo al capolinea a Puerto Iguazù (per non aspettare dopo il tramonto alla fermata del bus nel nulla), che ci sembra una cittadina più piccola e carina di Foz (lo avevamo letto, ma per noi era molto più comoda Foz venendo da Rio). Arriviamo in hotel prima delle 20 e andiamo quasi diretti a cena per un’altra mangiata di carne (ma i vegetariani in Brasile come fanno??).
GIORNO
5 – Foz do Iguaçu – Sao Luis
Giornata di trasferimento con
volo GOL delle 10.30 con scalo a Rio (di solo 1 ora, ma andato tutto liscio).
Arriviamo a Sao Luis verso le
16.30, dove ci aspetta l’autista che ci porta alla Pousada Portas da Amazonia
(30€/notte). La periferia che percorriamo in macchina è veramente degradata e anche
il centro storico, che è patrimonio dell’Unesco, non è tenuto molto bene (pare
che l’Unesco stia decidendo se revocargli l’assegnazione). L’hotel è in centro
e molto caratteristico, in stile vecchia villa coloniale, anche se con pulizia
migliorabile e porta di camera non esattamente sicura. Per le strade c’è una
festa con tantissima gente, bancherelle che vendono cibo e birra gigante a 5
real e uno spettacolo di musica e balli con costumi super colorati. Cerchiamo
di orientarci, certo non grazie al piccolo ufficio del turismo dove l’unico
dipendente non parla inglese ed ha ben pochi consigli da darci. Finiamo a cena
al Flor de Vinagreira, bel posto ma non proprio economico e con servizio troppo
lento per chi come noi deve ancora a andare a prelevare al bancomat, cosa che
facciamo ormai di buio verso le 9 al banco Santander (con qualche ansia visto
che la zona è deserta, ma per fortuna senza inconvenienti). L’urgenza dei
contanti deriva dal fatto che Brasil Planet consiglia di portarne a sufficienza
per i giorni da Sao Luis a Fortaleza, non essendoci pare modo di
prelevare/cambiare nei paesi lungo il tragitto. Abbiamo poi invece constatato
di persona che almeno a Barreirinhas e Jericoacoara sono presenti diverse
banche/uffici di cambio.
GIORNO 6 – Da Sao Luis a Barreirinhas – Lençois Maranhenses
Oggi inizia il tour del nord-est
vero e proprio; il minibus ci passa a prendere verso le 8.30 e in 4 ore
percorriamo i 300km di strada asfaltata ma piena di buche enormi per arrivare a
Barreirinhas. La sistemazione per 2 notti è alla Pousada Maurici, stanza basica
ma grande, struttura immersa in un bel giardino che si affaccia sul Rio
Preguiças.
Alle 14 saliamo sulla jeep 4x4 aperta (12 posti) che ci condurrà ai famosi Lençois Maranhenses, letteralmente i lenzuoli del Maranhao. Dopo aver attraversato il fiume Rio Preguiças con una chiatta, iniziamo il sentiero di sabbia che conduce all’inizio del parco nazionale. Il percorso è decisamente “sobbalzante” tra buche, ponti in legno dal dubbio equilibrio e pozze d’acqua in cui entriamo con mezza jeep; ci mettiamo circa 40 minuti ad arrivare al circuito di Lagoa Bonita. Lasciata la jeep ci arrampichiamo sulla prima duna con l’aiuto di una fune e dalla cima il paesaggio che si apre davanti è da brividi…distese infinite di sabbia bianchissima con dune a perdita d’occhio intervallate da lagune di acqua piovana con colori dal blu al turchese, un vero spettacolo della natura che non solo è all’altezza delle foto che avevamo visto ma anzi molto più bello dal vivo! Luglio è la stagione ideale per fare il bagno nelle lagune, che ovviamente non ci perdiamo, mentre a causa della stagione secca si possono incontrare asciutte tra ottobre a febbraio. Nell’acqua nuotano anche dei piccoli pesciolini; la Routard ci svela il segreto che ne rende possibile la presenza di anno in anno anche se le lagune spariscono d’estate: depositare le uova sotto la sabbia così che l’anno successivo ne nascano di nuovi!
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Lagoa Bonita |
Alle 14 saliamo sulla jeep 4x4 aperta (12 posti) che ci condurrà ai famosi Lençois Maranhenses, letteralmente i lenzuoli del Maranhao. Dopo aver attraversato il fiume Rio Preguiças con una chiatta, iniziamo il sentiero di sabbia che conduce all’inizio del parco nazionale. Il percorso è decisamente “sobbalzante” tra buche, ponti in legno dal dubbio equilibrio e pozze d’acqua in cui entriamo con mezza jeep; ci mettiamo circa 40 minuti ad arrivare al circuito di Lagoa Bonita. Lasciata la jeep ci arrampichiamo sulla prima duna con l’aiuto di una fune e dalla cima il paesaggio che si apre davanti è da brividi…distese infinite di sabbia bianchissima con dune a perdita d’occhio intervallate da lagune di acqua piovana con colori dal blu al turchese, un vero spettacolo della natura che non solo è all’altezza delle foto che avevamo visto ma anzi molto più bello dal vivo! Luglio è la stagione ideale per fare il bagno nelle lagune, che ovviamente non ci perdiamo, mentre a causa della stagione secca si possono incontrare asciutte tra ottobre a febbraio. Nell’acqua nuotano anche dei piccoli pesciolini; la Routard ci svela il segreto che ne rende possibile la presenza di anno in anno anche se le lagune spariscono d’estate: depositare le uova sotto la sabbia così che l’anno successivo ne nascano di nuovi!
All’avvicinarsi
del tramonto i colori si fanno sul rosa e arancione, rendendo se possibile
ancora più magico il paesaggio.
Il
percorso di rientro lo facciamo dopo le 18 con il buio ed è incredibile quante
stelle si vedano da qua! La coda per la chiatta è lunga e nell’attesa ci
concediamo uno spuntino a base di tapioca (una specie di crepe di farina di
manioca) sia con nutella che prosciutto/formaggio cotta su una padellina a
bordo strada, il concetto di street food elevato all’ennesima potenza!
La
cena la facciamo al ristorante dell’hotel, dove stanca degli onnipresenti
pollo/gamberi mi mangio una pizza, tra l’altro non male.
Verso le 9 ci imbarchiamo
su un piccolo motoscafo al porto di Barreirinhas
per navigare lungo il Rio Preguiça
in direzione all’oceano. La folta vegetazione della foresta con mangrovie e
palme ci accompagna alla scoperta della regione di Vassouras, dove visitiamo i Piccoli Lençois Maranhenses (belli ma oggettivamente meno
emozionanti dopo aver visto lo spettacolo di ieri) ed osserviamo le scimmiette
nella Tenda dos Macacos.
Da qui ci spostiamo, sempre
in barca, alla spiaggia di Caburè, divisa tra fiume e oceano. Nessuno dei 2 è
particolarmente invitante per fare il bagno, ma raccogliamo (per poi lasciare
lì, siamo in un parco naturale protetto) infinite conchiglie e ci rilassiamo
all’ombra pranzando a base di carne de sol (carne di manzo salata e seccata per
giorni al sole).
L’ultima sosta è alla
piccola comunità di pescatori Mandacarù,
dove purtroppo non possiamo salire sul faro della marina militare chiuso
per manutenzione (Farol Preguiças),
da cui pare si goda di una vista panoramica dei Lençóis Maranhenses e della
foresta.
Rientriamo a Barreirinhas verso le 16 e dopo una bella doccia in hotel
ritorniamo al porto a piedi per guardare un po’ di negozi e prenderci una caipirinha
in uno dei chioschi sul molo..scegliamo il più rumoroso che spara musica a
palla, anche se siamo praticamente gli unici clienti! Il “centro” dista 10 minuti ca. dalla pousada, ok fare la strada con la
luce, un po’ meno forse dopo il tramonto, quindi rientriamo in hotel per cena.
GIORNO 8 Barreirinhas
- Tutoia - Delta das Americas - Parnaiba
Oggi
percorriamo l’ultimo tratto dello stato del Maranhao per entrare nel confinante
Piaui attraversando il famoso Delta das Americas. Il tragitto inizia con una
jeep 4x4 tutta per noi, con cui affrontiamo la strada panoramica per circa 3 ore, tra piste sabbiose in parte allagate,
praterie che lentamente vengono invase dalle dune (ancora!) e capanne dei
nativi sperdute ai piedi del deserto.
Ci fermiamo per pranzo in un ristorante tipico affacciato su una laguna naturale dove si può fare il bagno, ma noi preferiamo riposarci su un’amaca prima della dose quotidiana di frango (pollo).
Proseguiamo
poi per il porto di Tutoia, dove
ci imbarchiamo su un motoscafo per conoscere il Delta das Americas, creato dal fiume Rio Parnaiba nella sua discesa verso l´oceano e formato da un
intreccio di insenature ed isole di ogni dimensione. Il momento più suggestivo
di questa navigazione di oltre 70 km lungo il fiume è il tramonto, quando ci
fermiamo per osservare la migrazione quotidiana di centinaia di uccelli "Guará" (Ibis Scarlatto) dalla
caratteristica colorazione rosso fuoco che ritornano ai loro nidi nella
foresta. È incredibile come ogni sera nei mesi da luglio a gennaio gli alberi
di uno specifico isolotto nel mezzo del delta si riempiano nel giro di pochi
minuti di questi uccelli, che arrivano da ogni parte e da lontano sembrano
quasi dei bellissimi fiori (peccato che video e foto non rendano l’idea di
questo spettacolo!).
L’ultima parte di questo viaggio in barca la facciamo quindi dopo il tramonto, avvolti dalla penombra della sera…che però nel giro di poco si fa buio profondo! La cosa bella è che vediamo benissimo le stelle nel buio più completo del fiume, ma mi domando come faccia il pilota del motoscafo a capire dove siamo e dove andare (sarà perchè fa questo percorso 365 giorni l’anno?!), ed è quasi un sollievo arrivare al porto di Parnaíba per andare in hotel. Villa Parnaiba è una bella struttura con giardino (anche se nel nulla), unico consiglio evitate la camera locomotiva, accanto alla reception e piena di zanzare essendo il bagno letteralmente “a cielo aperto”! cena al ristorante (chiude alle 20.30) e nanna tappati in camera post disinfestazione.
Ci fermiamo per pranzo in un ristorante tipico affacciato su una laguna naturale dove si può fare il bagno, ma noi preferiamo riposarci su un’amaca prima della dose quotidiana di frango (pollo).
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I Guarà tornano a casa |
L’ultima parte di questo viaggio in barca la facciamo quindi dopo il tramonto, avvolti dalla penombra della sera…che però nel giro di poco si fa buio profondo! La cosa bella è che vediamo benissimo le stelle nel buio più completo del fiume, ma mi domando come faccia il pilota del motoscafo a capire dove siamo e dove andare (sarà perchè fa questo percorso 365 giorni l’anno?!), ed è quasi un sollievo arrivare al porto di Parnaíba per andare in hotel. Villa Parnaiba è una bella struttura con giardino (anche se nel nulla), unico consiglio evitate la camera locomotiva, accanto alla reception e piena di zanzare essendo il bagno letteralmente “a cielo aperto”! cena al ristorante (chiude alle 20.30) e nanna tappati in camera post disinfestazione.
GIORNO 9 Parnaiba - Jericoacoara
Con jeep
4x4 seguiamo il percorso panoramico
passando per le dune di Luis Correia e
il paesino di Chaval, dove saliamo sulla scalinata per osservare le case
incastonate tra pietre gigantesche (non imperdibile), con una sosta fotografica
all’albero “pettinato” che cresce totalmente inclinato da una parte per il
vento, che pare porti fortuna.
Da Camocim
attraversiamo il Rio Coreaù
con una chiatta, per poi proseguire su un bellissimo tratto di litorale
costeggiato da dune di sabbia bianca e palme da cocco fino alla spiaggia di Tatajuba. Qui il nostro autista, insieme ad
altre 4 jeep, soccorre un collega rimasto del tutto impantanato in uno
stagno…avventura vera!
Arrivati
alla Lagoa Grande ci concediamo con
Andrea e Arianna un mega pranzo: il “menù” ce lo portano direttamente su
un vassoio da cui scegliere tra pesce,
gamberi, aragoste ciò che vogliamo far cucinare...molto scenografico
anche se alla fine il conto è il più alto
di tutta la vacanza (si parla di 25€ a testa eh!).
Tempo di un po’ di riposo
sulle amache a filo d’acqua (con foto ovviamente!) e in mezz’ora di jeep siamo a Jericoacoara
(all’ingresso tassa di soggiorno per persona di R$ 5 al giorno), dove prendiamo
possesso della stanza al Surfing Jeri,
il migliore tra gli hotel del tour Brasil Planet con un bel giardino e ottima
colazione.
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Il "menù" a Lagoa Grande |
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Pedra Forada |
GIORNO 10 - Jericoacoara
La
giornata è dedicata all’escursione in dune buggy per conoscere il Parco Nazionale di Jericoacoara, con
le sue famose lagune e spiagge. Percorriamo stradine di sabbia, reggendoci
forte e godendoci l’avventura mentre saliamo sulle dune fino a fermarci alla prima
laguna, bellissima e poco frequentata. Facciamo una mega corsa giù dalla duna
con tuffo finale insieme ai nostri nuovi amici, il tutto ripreso dalla loro
inseparabile go-pro.
Purtroppo questo momento magico non dura abbastanza e ripartiamo in direzione Lagoa Paraiso e Lagoa Azul (con l’acqua alta sono adesso un’unica grande laguna). Qui sorge lo stabilimento L’Alchimista (jngresso 20 real), esattamente ciò che non vorresti vedere in un luogo di natura selvaggia come la costa nord est del Brasile! La delusione infatti è grande quando ci troviamo di fronte un bagno attrezzato tipo Twiga di Forte dei Marmi, con tantissima gente ammassata che mangia e beve a qualsiasi ora, anche perché non c'è posto per fare altro se l'acqua è alta! La spiaggia praticamente non esiste e l'acqua è tra il giallino e marrone, almeno nel periodo in cui siamo stati noi (luglio, dopo un periodo di forti piogge). Da settembre ci hanno detto che con l'acqua più bassa il colore e gli spazi migliorano, comunque non credo diventi bello come nelle foto (taroccate!?) che pubblicizzano la laguna…senza considerare che la musica a palla e i prezzi esagerati ci sono tutto l'anno! Abbiamo visto che è una tappa di ogni escursione in buggy da Jeri, ma il consiglio se possibile è di saltare questa "laguna" e restare più tempo in quella precedente, molto più naturale con acqua verde smeraldo e poca gente! Tra l’altro ci hanno detto che questo “paradiso” è stato costruito da un italiano...che amarezza!
Dopo 2 lunghe ore passate al bar ci spostiamo sulla costa a Preá, in cui troviamo un tipico
ristorante specializzato in pesce e frutti di mare proprio sulla spiaggia con
vista sul mare blu.
Rientriamo in hotel verso le 15.30 e ci spiaggiamo a
Jeri, dove la bassa marea rende il mare lontanissimo dalla costa lasciando le
barche sospese con le ancore in bella vista. Per il tramonto il luogo di oggi
può essere solo uno: Duna do Por do Sol! Cena al SambaRock Cafè nella piazzetta
principale, musica dal vivo meglio della cucina.Purtroppo questo momento magico non dura abbastanza e ripartiamo in direzione Lagoa Paraiso e Lagoa Azul (con l’acqua alta sono adesso un’unica grande laguna). Qui sorge lo stabilimento L’Alchimista (jngresso 20 real), esattamente ciò che non vorresti vedere in un luogo di natura selvaggia come la costa nord est del Brasile! La delusione infatti è grande quando ci troviamo di fronte un bagno attrezzato tipo Twiga di Forte dei Marmi, con tantissima gente ammassata che mangia e beve a qualsiasi ora, anche perché non c'è posto per fare altro se l'acqua è alta! La spiaggia praticamente non esiste e l'acqua è tra il giallino e marrone, almeno nel periodo in cui siamo stati noi (luglio, dopo un periodo di forti piogge). Da settembre ci hanno detto che con l'acqua più bassa il colore e gli spazi migliorano, comunque non credo diventi bello come nelle foto (taroccate!?) che pubblicizzano la laguna…senza considerare che la musica a palla e i prezzi esagerati ci sono tutto l'anno! Abbiamo visto che è una tappa di ogni escursione in buggy da Jeri, ma il consiglio se possibile è di saltare questa "laguna" e restare più tempo in quella precedente, molto più naturale con acqua verde smeraldo e poca gente! Tra l’altro ci hanno detto che questo “paradiso” è stato costruito da un italiano...che amarezza!
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Jericoacoara |
La
mattina ultime ore di shopping a Jeri (havaianas e magliettine varie) e relax
su amaca davanti alla camera, poi alle 12.30 partenza per Fortaleza, tappa di quasi 7 ore prima
in 4x4 fino Jijoca e poi in
mini-bus turistico per oltre 300 km di strada asfaltata. Noi forse siamo stati
anche particolarmente sfortunati (il primo autista è arrivato in ritardo e si
fermava ogni km per far scendere gente, il minibus era strapieno di brasiliani
rumorosi e con aria condizionata a 15 gradi!), ma il trasferimento condiviso è comunque
stancante e lungo, consiglio di investire qualche euro in più in un transfer
privato che con 4 ore e mezzo porta a destinazione senza stress.
L’hotel Ponta Mar a Fortaleza è in ottima
posizione sulla Spiaggia di Meireles, anche se alla reception lavorano col
ritmo di un bradipo e tentano di surgelarci con A/C a tutta forza (allora è un
vizio!). Tempo di farci una doccia e usciamo per una passeggiata sul lungomare
pieno di localini per cenare, e ne scegliamo uno a caso. Durante la cena è
impressionante il numero di venditori ambulanti che passano tra i tavoli
offendo le cose più disparate: aragoste, vestiti, squali di plastica giganti
(come fare senza!?), serpenti in legno molto realistici (che mi fanno scappare
urlando con tutta la gente che mi guarda malissimo..) e pure una massaggiatrice
al tavolo con tanto di camice da estetista! Churros al cioccolato post cena e a
nanna.
GIORNO 12
– Fortaleza – Salvador
Sveglia
presto per il transer delle 5.30 in aeroporto, riusciamo a strappare
un’apertura anticipata della colazione (che sarebbe dalle 6 am) e poi con volo
GOL delle 8.30 puntuale arriviamo a Salvador (durata volo 2 ore). Usufruiamo di
un passaggio “privato” sul bus Onibus per il centro, in quanto siamo gli unici
che invece di uber/taxi/metro scelgono l’autobus...qualche domanda ce la
facciamo!? Il bus comunque è un’occasione per vedere la costa e in 40 minuti ci
lascia in fondo a Praça Castro Alves, all’inizio del centro e a circa 1 km a
piedi dalla nostra Pousada Bahia Pelò nel cuore del Pelourinho (45€ a notte).
Iniziamo
la visita proprio dalla piazza dove sorge la Igreja Nossa Senhora do Rosario
dos Pretos, simbolo della cultura afro-brasiliana che caratterizza Salvador. La
chiesa, con la sua inconfondibile facciata azzurra, è stata costruita dagli
schiavi tra il 1700 e 1800 e a loro era riservata; all’interno sono presenti
statue di santi di colore e ancora oggi durante la settimana si svolgono celebrazioni
“miste” in cui cattolicesimo e candomblè (antico culto animista eredità degli
schiavi africani) si uniscono in un unico linguaggio spirituale con musica e
tamburi.![]() |
Il Pelourinho |
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Igreja Nossa Senhora do Rosario dos Pretos |
Ci spostiamo nel Largo Terreiro de Jesus, anche questo ricco di chiese tra cui la Cattedrale e dove spesso è possibile assistere ad esibizioni di capoeira. Al centro della piazza svetta la fontana da dove partiva l’originario acquedotto della città, che rappresenta i 4 fiumi di Bahia. Pranziamo con carne do sol e coxinhas (simili ad arancini fritti con dentro pollo) a O Cravinho, locale rustico molto frequentato.
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Terreiro de Jesus - la Cattedrale |
Nel pomeriggio esce anche un po’ di sole e ci uniamo ad una festa in Praça da Sé tra musica e balli; nello specifico è il festival delle acaraje, palline fritte di impasto di fagioli con dentro pesce o verdure, che ovviamente assaggiamo! Ai lati della piazza si trovano il museo del carnevale e il museo della Misericordia.
Arriviamo anche al tipico elevador Lacerda in Praça Thomè de Souzo, che collega la parte alta e bassa della città, dalla cui terrazza si può ammirare la baia de Todos os Santos e il porto di Salvador.
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Baia de Todos os Santos |
Verso
sera essendo domenica il centro si svuota; ci raggiungono Andrea e Arianna per
la cena a Casa da Roca, locale vicino al nostro hotel in Ladeira do Carmo: un
coraggioso prova la feijoada (piatto tipico a base di fagioli e cotiche, tra
cui anche le zampe del maiale..aiuto!), per gli altri una più sobria picanha
(carne di manzo)! La serata si conclude con una caipirinha in una Praça da Sé
ormai deserta. Torniamo a piedi in hotel, la presenza della polizia ad ogni
angolo ci fa sentire abbastanza sicuri, anche se di tipi poco raccomandabili in
giro se ne vedono. Pare che la sera la zona più frequentata con ristoranti e
locali sia Rio Vermilho.
La
mattina iniziamo con la visita della chiesa di San Francesco, non distante dal
Terreiro de Jesus, in pieno stile barocco con sontuosi interni in oro e un
chiostro ricoperto di azulejos (purtroppo non ben conservati) che rappresentano
messaggi non proprio di speranza del tipo “la morte arriva per tutti”!
Facciamo
poi il solco alla Federazione del culto afro-brasiliano (In pieno Pelourinho),
dove al secondo tentativo riusciamo a fissare la partecipazione ad una cerimonia
di candomblé per la sera alle 18.30 (100 real a testa).
Dopo un
giro al super turistico Mercato Modelo nella città bassa, pranziamo al Ramma
Cozinha Natural, buffet al kilo biologico e stranamente con molte opzioni
vegetariane! Ci spingiamo poi oltre Rua do Carmo, passando per l’omonimo ex
convento ora trasformato in hotel di lusso, per arrivare fino al Forte de Santo
Antonio dove l’ufficio del turismo (imbarazzante anche qui..) ci ha detto ci
sono diverse scuole di capoeira. Peccato che non ci siano esibizioni di nessun
tipo ma al massimo qualche lezione base di come si suona il berimbau, l’arco
musicale che accompagna quest’arte che è un mix tra una danza e un’arte
marziale.
Ritorniamo
in pieno centro, inizia a piovere a dirotto e ci rifugiamo a O Cravinho per
passare le ultime ore brasiliane di Andrea e Arianna a imparare a giocare a
cirulla (gioco di carte ligure che provano a spiegarci, con alterni risultati)
brindando ovviamente al nostro viaggio con una caipirinha! Verso le 6 è l’ora
di salutarci e di prepararci per la trasferta nel Terreiro de candomblé che ci
aspetta per la serata.
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Elevador Lacerda |
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Prove di capoeira |
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Festa dell'acaraje |
Questo si basa infatti sul culto degli Orixa, spiriti che guidano l’intera vita delle persone, omaggiati regolarmente con cerimonie in cui si fanno offerte, danze e canti. Ciascun Orixa ha una sua personalità ed è associato ad uno specifico colore e fenomeno naturale (guarigione, guerra, acqua, fuoco, morte, ecc). Ogni fedele ha una propria divinità protettrice a cui si può rivolgere per chiedere supporto in caso di difficoltà o scelte importanti da fare. Durante le cerimonie alcune persone vengono possedute dal loro Orixa, entrando come in trance con urli e movimenti plateali. Abbiamo assistito con grande rispetto alla cerimonia e visto con i nostri occhi queste possessioni, perché al di là di ciò in cui noi crediamo questi riti sono molto importanti per la gente di questa comunità. È stata un’esperienza forte e tutt’altro che “turistica”, della durata di oltre 3 ore.
GIORNO 14
– Salvador – Rio de Janeiro
Dedichiamo
la mattina all’ultimo giro in centro con acquisti tipicamente brasiliani:
pantaloni da capoeira e maglietta degli Olodum, i musicisti che nel 1996
accompagnarono Micheal Jackson nel memorabile video girato tra Salvador e le
favelas di Rio sulle note della canzone They
don’t care about us. Nel Pelourinho un cartellone ricorda la terrazza da
cui il cantante si affacciava nel video.
Verso le 12 ci avviamo con la metro all’aeroporto (fermata più vicina al centro Campo de Polvara linea 1, 10 minuti a piedi dal Pelourino, poi cambio ad Acesso Norte linea 2 fino Aeroporto). Ci mettiamo mezz’ora e tutto sembra andare per il meglio, fino a quando realizziamo che sul video degli aerei in partenza non compare il nostro volo Avianca delle 15.15 per Rio…anzi, non esiste nessun volo di questa compagnia sul monitor! Il panico si impossessa di me! Chiedendo per disperazione a chiunque incontrassimo in giro per l’aeroporto capiamo che Avianca Brasile non vola perché è fallita a maggio…di male in peggio! Un gentile operatore si informa per noi e ci riferisce che una dipendente della compagnia ogni tanto (!?) aspetta i malcapitati clienti in un angolo dell’aeroporto per fornire informazioni..e noi come avremmo potuto trovarla?!?!
Dopo circa mezz’ora la individuiamo, per puro caso avendo solo un piccolissimo cartellino Avianca al petto: con grande calma ci conferma che è fallita, prende i nostri nomi e dice (rigorosamente in portoghese) che proverà a riproteggerci su un altro volo. La imploriamo il volo sia in giornata visto che il giorno seguente abbiamo il volo internazionale per l’Italia. Altri 20 minuti e si ripresenta con un post-it su cui c’è l’orario del nuovo volo GOL delle 23.30: dobbiamo aspettare 8 ore in aeroporto ma almeno arriviamo a Rio in nottata e non dobbiamo ricomprarci il volo. Ci rechiamo al desk GOL per verificare di essere effettivamente stati inseriti sul volo, vista l’affidabilità di Avianca e del post-it. Nel frattempo facciamo un cazziat*ne telefonico all’agenzia di viaggio italiana che ci ha venduto il biglietto, che casca dal pero nonostante si spacci per specializzata nel sud America e Brasile in particolare..mah!? Cercando su internet infatti ci siamo resi conto che la situazione poteva essere prevedibile già a marzo, in quanto Avianca era da mesi in concordato e stava progressivamente cancellando rotte per mancanza di aerei: quindi i nostri accidenti vengono equamente distribuiti tra Avianca e l’agenzia!
Ciondoliamo per ore in aeroporto e finalmente alle 1.40 am arriviamo a Rio, prendiamo un Uber (nelle ore di attesa avevo scaricato l’app) e prima delle 2.30 sprofondiamo in un sonno profondo al Savoy Othon Hotel di Copacabana (40€/notte).
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Case colorate nel Pelourinho |
Verso le 12 ci avviamo con la metro all’aeroporto (fermata più vicina al centro Campo de Polvara linea 1, 10 minuti a piedi dal Pelourino, poi cambio ad Acesso Norte linea 2 fino Aeroporto). Ci mettiamo mezz’ora e tutto sembra andare per il meglio, fino a quando realizziamo che sul video degli aerei in partenza non compare il nostro volo Avianca delle 15.15 per Rio…anzi, non esiste nessun volo di questa compagnia sul monitor! Il panico si impossessa di me! Chiedendo per disperazione a chiunque incontrassimo in giro per l’aeroporto capiamo che Avianca Brasile non vola perché è fallita a maggio…di male in peggio! Un gentile operatore si informa per noi e ci riferisce che una dipendente della compagnia ogni tanto (!?) aspetta i malcapitati clienti in un angolo dell’aeroporto per fornire informazioni..e noi come avremmo potuto trovarla?!?!
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Pelourinho |
Dopo circa mezz’ora la individuiamo, per puro caso avendo solo un piccolissimo cartellino Avianca al petto: con grande calma ci conferma che è fallita, prende i nostri nomi e dice (rigorosamente in portoghese) che proverà a riproteggerci su un altro volo. La imploriamo il volo sia in giornata visto che il giorno seguente abbiamo il volo internazionale per l’Italia. Altri 20 minuti e si ripresenta con un post-it su cui c’è l’orario del nuovo volo GOL delle 23.30: dobbiamo aspettare 8 ore in aeroporto ma almeno arriviamo a Rio in nottata e non dobbiamo ricomprarci il volo. Ci rechiamo al desk GOL per verificare di essere effettivamente stati inseriti sul volo, vista l’affidabilità di Avianca e del post-it. Nel frattempo facciamo un cazziat*ne telefonico all’agenzia di viaggio italiana che ci ha venduto il biglietto, che casca dal pero nonostante si spacci per specializzata nel sud America e Brasile in particolare..mah!? Cercando su internet infatti ci siamo resi conto che la situazione poteva essere prevedibile già a marzo, in quanto Avianca era da mesi in concordato e stava progressivamente cancellando rotte per mancanza di aerei: quindi i nostri accidenti vengono equamente distribuiti tra Avianca e l’agenzia!
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Museo del carnevale |
Ciondoliamo per ore in aeroporto e finalmente alle 1.40 am arriviamo a Rio, prendiamo un Uber (nelle ore di attesa avevo scaricato l’app) e prima delle 2.30 sprofondiamo in un sonno profondo al Savoy Othon Hotel di Copacabana (40€/notte).
Per l’ultima giornata del nostro viaggio abbiamo deciso di conoscere una realtà che è parte integrante di Rio, lontana da spiagge da cartolina e attrazioni turistiche: la favela di Rocinha, che visitiamo con la onlus “Il sorriso dei miei bimbi”, fondata dall’italiana Barbara Olivi che vive là gran parte dell’anno e abbiamo avuto la fortuna di incontrare. Abbiamo preso contatti circa un mese prima tramite mail (www.ilsorrisodeimieibimbi.org/turismo-responsabile) per fissare la data della visita e ci ha risposto Elena, una volontaria che collabora là da oltre 1 anno. Il giorno della visita ci siamo incontrati alla fermata metro 4 Sao Conrado con Giulio, cuore pulsante del progetto e marito di Barbara, originario dello stato del Minas Gerais ma che vive da 20 anni in questa favela. Sorriso grande, cappellino di Valentino Rossi in testa e tifoso dell’inter oltre che della Fluminense, non potevamo avere migliore guida di lui per entrare in contatto con Rocinha. Tutti lo conoscono e lo salutano con gioia, la sua presenza non solo ci dà sicurezza ma ci permette di assaporare un piccolo frammento di vita vera all’interno della favela e di capire che è prima di tutto una comunità di persone che, pur avendo poco, hanno una forte dignità e un grandissimo senso di appartenenza. Per noi forse è difficile da capire, ma la maggior parte di chi nasce e cresce in favela ha desiderio di rimanerci, certamente migliorando la propria condizione, ma non di andare a vivere in altri quartieri perché si sente protetto da questo luogo e dai legami che vi si creano. Nonostante le fogne a cielo aperto accanto alle case malandate arroccate sulla collina (adesso quasi tutte in cemento), le stradine interne scoscese e piene di rifiuti, mentre quelle principali vengono pulite più volte al giorno per evitare che la pioggia porti i sacchetti a valle dove ci sono le case dei ricchi, praticamente attigue a questo mondo di povertà.
Anche i lavori pubblicizzati per i recenti giochi olimpici del 2016 non hanno purtroppo mantenuto le promesse di una Rio più equa e moderna per tutti. Molte delle strutture costruite in quell'occasione sono infatti già abbandonate e in fase di degrado, ma almeno una cosa buona è rimasta: Rocinha adesso ha una metropolitana che la collega direttamente al centro e questa per i suoi abitanti è comunque una conquista sociale.
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Favela di Rocinha |
A Rio esistono oltre 1000
favelas, sono delle vere e proprie città nelle città, e anche in quelle
pacificade come Rocinha il vero pericolo è rappresentato dalle periodiche
incursioni della polizia contro i narcos in cui possono avvenire sparatorie
(avvisate da colpi di petardi che segnano il “coprifuoco”). Giulio è stato
prezioso anche nell’indicarci quando era opportuno fotografare e quando no per
evitare di riprendere i ragazzi che lavorano per i narcos, che lui conosce
bene.
L’unico momento in cui mi sono
sentita in pericolo è quando abbiamo preso il mototaxi per arrivare in cima
alla collina…un’esperienza surreale con il ragazzo che guidava a folle velocità
per i tornanti in salita con sorpassi a dir poco azzardati! I pensieri in quei
lunghissimi 5 minuti sono stati nell’ordine: ci spiaccichiamo contro un autobus
e ho pure il casco di 2 taglie più grandi – se mi rapisce non mi ritrovano
nemmeno per sbaglio – forti dubbi sull’igiene del casco che avevo addosso!!![]() |
Rio vista da Rocinha |
Concludiamo la visita con una sosta al caffè letterario che la onlus ha aperto nel cuore della favela, per essere un punto di incontro positivo in cui sono tenuti anche corsi di inglese e spagnolo dai volontari e un piccolo mercatino di vestiti usati. Qui ci raggiunge Barbara, che ci racconta la sua storia, le difficoltà che incontrano ogni giorno, l’assenza di aiuti pubblici e le speranze per il futuro.
Lasciamo Rocinha felici per aver fatto questa esperienza e con meno pregiudizi su questa realtà, che assolutamente consiglieremo a chi viene in viaggio a Rio.
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Ipanema |
L’ultimo tramonto ce lo godiamo dall’Arpoador, il promontorio che separa Ipanema da Copacabana, seduti sulla grande scogliera piatta e con una caipirinha in mano. Qui il calare del sole è un vero e proprio rito, e quando sparisce dietro al famoso monte Dois Irmàos con le sue due vette gemello scatta l’applauso!
Tornando verso l’hotel per riprendere i bagagli e dirigerci all’aeroporto abbiamo giusto il tempo per fare gli ultimi acquisti di souvenir, magliette con i colori del Brasile, calamite e portachiavi. Raggiungiamo il terminal con Uber, che nonostante l’intenso traffico risulta pratico e molto conveniente (12€).
Il nostro viaggio si conclude con una sorpresa positiva: Lufthansa è in overbooking in economy e, dopo averci messo in stanby, poco prima della partenza ci comunica che è lieta di accoglierci nella business class! Quelle fortune che capitano 1 volta nella vita e che ci godiamo a pieno tra cocktail di benvenuto, pigiamino per la notte, cena a base di champagne e sedile letto…felici come bambini il giorno di natale, non facciamo nulla per nascondere che è la nostra prima (e unica!?) volta in business!
Il volo di 11 ore passa così veloce e piacevole, anche se segna la fine di questo straordinario viaggio che sicuramente ci resterà nel cuore e ci lascia il desiderio di tornare in futuro in questo meraviglioso paese che ha ancora tanti angoli di paradiso da mostrarci!
Quindi...A presto Brasile!!!
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