Se
è vero che nella vita, o tu vai in Perù, o tu sposti la chiesa, o tu vinci al
totocalcio (cit. Nuti)…noi abbiamo scelto di andare in Perù!!!
E
possiamo affermare con sicurezza che questo non è stato, per diversi motivi e
sotto molteplici aspetti, un viaggio come gli altri. Innanzitutto, perché siamo
partiti con un ritardo “storico”, di quelli che altro che rimborso da 600€…esattamente
un ritardo di ben 4 anni! Sì perché noi il Perù lo abbiamo sognato, progettato,
prenotato, sfiorato nel 2020, per poi vederlo sfumare causa emergenza covid 19
e cancellazione di tutti i voli del mondo universo. Quindi avevamo una leggera scaramanzia
a riprogrammare questo viaggio, visto che la prima volta c’era stata “solo” una
pandemia globale! Ma a febbraio, sull’onda dell’entusiasmo del viaggio da poco
concluso in Argentina e Cile, e forti del fatto che è scientificamente
dimostrato che le persone con un volo prenotato sono nettamente più
felici…abbiamo deciso di riprovarci!
Ma
abbiamo fatto di più, non “accontentandoci” dell’itinerario precedente, già pronto
e impacchettato da 4 anni, ma stravolgendolo per aggiungere un’altra meta dei
nostri sogni: il Salar de Uyuni in Bolivia (il più vasto ed alto deserto di
sale al mondo). E già che sei lì, al confine con il Cile, perché non fare una
sosta (complice il volo internazionale più economico) anche a Santiago del
Cile!?
Periodo:
18 gg a metà Luglio, piena stagione invernale, clima freddino la sera (anche
zero gradi), ma fino a 20 gradi il giorno, mitigati dall’altitudine (siamo arrivati
ad oltre 5.000 metri!).
Volo
Iberia A/R 1225 € a testa: andata Firenze-Madrid-Lima; ritorno Santiago del
Cile-Madrid-Bologna
2
Voli interni Latam ca. 200€ a testa: Lima-Cusco; San Pedro de Atacama-Santiago
del Cile (in teoria..)
Costo
totale alla fine di tutto sui 2600€ a testa, grazie al fatto che le
sistemazioni sono davvero economiche, sui 30€ a notte si trovano doppie in
hotel decenti e mediamente puliti (non abbiamo mai avuto bisogno di usare il
sacco lenzuolo che prudentemente ci eravamo portati), spesso anche con
colazione. Una netta differenza con la Patagonia (argentina e soprattutto
cilena) è il costo delle escursioni, decisamente più basso in Perù e Bolivia.
Anche stavolta abbiamo optato per prenotare in anticipo gli hotel
(booking.com), e i trasporti/escursioni principali (sui siti denomades.com e
getyourguide), lasciandoci alcune cose da fissare in loco per avere una certa
flessibilità. Le seconde si sono rivelate (ovviamente) più economiche in media
del 20%, ma come dico sempre “la tranquillità si paga!”.
Fuso orario: in Perù –7 h su Italia, in Bolivia e Cile -6 h su Italia.
Giorno
1: Partenza da Firenze in serata
Giorno
2: arrivo a Lima ore 6.30 am (Dragonfly hostel 36€ zona Miraflores).
Mattina city tour del centro, pomeriggio Miraflores
Giorno3:
mattina lungomare e quartiere Barranco; pomeriggio volo per Cusco (notte
Quechua Hostal Recoleta 25€)
Giorno
4: Mattina giro per Cusco. Ore 12.30 Bus + treno per Agua Calientes
(bimodal da Wánchaq Station), arrivo ore 17 (Nativus Hostel Machu Pichu 35€)
Giorno
5: Visita a Machu Pichu ore 8 – 12, circuito 2. Ritorno treno +
bus (15.20, arrivo a Cusco 19.45). Notte Cusco (stesso hotel)
Giorno
6: Tour Valle Sacra (10 ore, 20€ con pranzo): Cinchero, Moray, Maras, Pisac,
Ollantaytambo. Notte Cusco (stesso hotel)
Giorno
7: Ore 4.30 am partenza per la Montagna Arcobaleno di Vinicunca (Ag.
Bioandean Expeditions - 28€ con colazione e pranzo). Notte Cusco (stesso hotel)
Giorno
8:Trasferimento a Puno con bus turistico con varie soste (Turismo Mer ca. 50€ a
testa pranzo compreso). Sol Andina Inn 21€
Giorni
9-10: Escursione 2 giorni/1 notte Lago Titicaca; Isole flottanti Uros, Isola
Amantani e Tequile con notte presso una famiglia locale, trasporti e tutti
pasti compresi 40€ a testa (fissato tramite hotel)
Gionto
11: Mattina bus per La Paz ore 5.30 – arrivo h 12.30 (Panamericano Trans Litoral diretto con passaggio
frontiera a Desaguadero, durata 5 ore). Notte Qantu Hotel 32€
Giorno
12: City tour La Paz. Ore 21 bus notturno per Uyuni (Todo Turismo 39 $ a
testa, con cena e colazione)
Giorni
13/14/15: Arrivo 7.30 Uyuni – ore 10.15 inizio tour 3 giorni in jeep (fissato
con World White Travel, eseguito
da Kantuta Tours) 200 $ a testa tutto compreso in camera doppia bagno privato.
Salar Uyuni, lagune, deserti, gyser,
terme. Arrivo a S.Pedro Atacama Cile ore 12 ca. del terzo giorno (Notte Casa
Dorada 40$). La sera osservazione delle stelle con tour Astronomico (25 $ a
testa)
Giorno
16: Mattina Lagune Segrete (7-13, Ag. Pukarumi, 36€ a
testa). Pome trasferimento a Calama (35€ tot.) per volo per Santiago h 18. Arrivo h 20
Giorno
17: Visita Santiago. In serata volo per Madrid
Giorno
18: Arrivo a Bologna ore 23.40 e bus per Firenze, con arrivo a casa ore 2
am.
Da questo riassunto delle tappe è abbastanza intuibile che si tratti di un viaggio impegnativo da molti punti di vista. Fisico: per i ritmi serrati, con poco tempo per riposarsi, levatacce alle 4 di mattina, lunghi spostamenti in bus/auto/jeep/aerei, il tutto con l’aggravante che molti dei luoghi superano i 4.000 metri di altitudine, con vette di 5.200, dove ogni passo “pesa” davvero. Logistico: i vari “incastri”, che sulla carta tornano tutti alla perfezione, a volte si scontrano con gli imprevisti della realtà, come ritardi di bus, attacchi hacker a sistemi informatici, cancellazione voli per maltempo (esempi non a caso!), taxi che non si presentano, vaccinazioni necessarie scoperte all’ultimo, scioperi e manifestazioni che bloccano città intere (frequenti in tutto il Sudamerica). Insomma, un viaggio meraviglioso dove i migliori compagni di viaggio sono un’accurata programmazione, tanta capacità di adattamento...e una bella dose di fortuna (con la C maiuscola!).
Lima
ci accoglie poco dopo l’alba, con cielo coperto (qui è sempre così la mattina,
poi di solito si apre) ma clima piacevole; quello che ci colpisce è un traffico
spaventoso e caotico, e infatti ci mettiamo in taxi (prenotato su booking.com
15€) oltre 40 minuti per percorrere i 20 km scarsi dall’aeroporto al quartiere
di Miraflores, rischiando a ns. avviso anche diversi incidenti! Durante il
tragitto però abbiamo modo di ammirare le scogliere di terra nera dalla strada
che costeggia l’oceano: la città è infatti tutta costruita in alto, e capiamo
presto il perchè dai blocchi stradali che sono pronti per essere messi in caso
di allerta tsunami, evidentemente non rara da queste parti.
Ma
per fortuna non è questo il caso e, nonostante l’ora, le spiagge (non certo
invitanti) brulicano di surfisti, o aspiranti tali, in attesa dell’onda
perfetta….attesa lunga, visto che il mare è praticamente piatto!
Il
Dagonfly Hostel è in posizione centrale a Miraflores, da fuori l’impressione
non è delle migliori, mitigata dalla gentilezza della ragazza alla reception,
che tra l’altro parla un po’ di italiano perchè ci ha vissuto da piccola.
Lasciamo le valigie e ci dirigiamo nella vicina panetteria per rifocillarci con
una mega pasta e cappuccino (Panea Pan & cafè). Qui incontriamo un prete
veneto che vive in Perù da 30 anni, in un piccolo paese 4 ore di bus a nord di
Lima, e che appena ci sente parlare italiano si prodiga nel raccontarci
aneddoti e darci consigli sulla base della sua lunga esperienza con i locali.
Ovviamente ci parla della dilagante corruzione, diffusa a tutti i livelli, qua
come in generale in Sudamerica, ma ci mette anche “in guardia” dai locali, che
spesso si pongono in modo gentile e sorridente, ma poi sono molto interessati
al denaro ed hanno poca voglia di lavorare…in fondo, per entrambe le cose,
tutto il mondo è paese.
Alle
10 puntuali ci incontriamo con la guida fissata per il free walking tour, che
ci accompagna dal parco Kennedy al centro con il bus di linea. Questo parco è
il regno dei gatti, se ne vedono davvero tanti, tutti liberi ma ben nutriti e
con casette in legno a più piani costruite dai volontari come loro rifugio.
Partecipiamo
al tour con una coppia di giovani ragazzi irlandesi, che si sono presi un anno
sabbatico e sono a giro per l’America latina da oltre un mese e contano di
arrivare in Patagonia per fine settembre…beata gioventù!
Il
centro di Lima è un susseguirsi di chiese e grandi piazze, alcune molto belle
come Plaza Mayor con la sua cattedrale imponente e circondata dai tipici
balconi in legno, o la Chiesta della Merced in stile barocco. Sinceramente il
FWT (free nel senso che lavorano sulla base di mance volontarie dei
partecipanti) questa volta ci delude un po’, perchè non aggiunge quel tocco
“local” alla visita della città. Ci soffermiamo fuori dal palazzo che ospita il
museo d’arte italiana, sulla cui facciata sono
raffigurati gli stemmi di diverse città (tra cui il giglio di Firenze), dono
della comunità italiana residente in Perù per il centenario dell’indipendenza
nel 1921. A tal proposito, notiamo che le strade sono tutte decorate a festa
con i colori nazionali bianco e rosso, e la guida ci svela il motivo: sono
state rimandate a quest’anno (causa covid) le celebrazioni dei 200 anni.
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Plaza Mayor |
Finiamo
il tour proprio con una degustazione gratuita di pisco sour in una delle viuzze
turistiche che partono da Plaza Mayor (maestosa e presidiata da centinaia di
poliziotti per previste manifestazioni nel pomeriggio). Il Pisco è un liquore
tipo brandy, molto forte, che può essere associato a diversi succhi analcolici a
base di lime (Pisco sour classico), ma anche ananas, mango, ecc.. Nel negozio
ci svelano il segreto per riconoscere un Pisco autentico: se si scuote la
bottiglia deve formarsi al centro una specie di spirale, da qui il detto “no
tornado, no pisco”! Assaggiamo 5 varianti divere, ciascuna preceduta da un
fantasioso brindisi peruviano, di cui ricordo solo il classico “ariba, abaco,
al centro, a dentro”!
In
zona faccio anche il mio acquisto strategico: un poncho fuxia, che sfoggerò
orgogliosamente nella maggior parte delle foto dei prossimi giorni, non certo
puro alpaca, ma modello invidiatissimo (per ca. 20€, non si poteva pretendere
di più visti i prezzi folli a cui sono venduti gli articoli di baby alpaca!). Scopriremo
più avanti che per baby alpaca si intende la prima e seconda tosatura degli alpaca
già adulti, intono ai 12/18 mesi di vita, e l’originalità si riconosce dal
fatto che al tatto la lana, oltre che morbidissima, è più fredda.
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Parque de l'Amor - Miraflores |
Pranziamo
all’aperto al ristorante Cordano, sempre in zona piazza Mayor, a base di carne,
per poi tornare ormai verso le 4 a Miraflores con la metro. Come in tutte le
città di recente visitate in Sudamerica (Buenos Aires, La Paz, Santiago del
Cile) i trasporti pubblici funzionano con una tarjeta (tessera) ricaricabile,
con un costo fisso iniziale; peccato che la ricarica può essere fatta solo in
contanti, il che rende il metodo, seppur moderno ed ecologico, non esattamente
comodo per i turisti di passaggio…ma questo è!
Concludiamo la giornata ammirando il tramonto dalle scogliere del parco dell’Amore a Miraflores, costeggiato da panchine ricoperte di azulejos sovrastate dall’iconica scultura del bacio, con parapendii in volo sullo sfondo.
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Murales a Barranco |
La
mattina seguente arriviamo a piedi fino al quartiere di Barranco, situato più a
sud, con una piacevole camminata lungo la costa, tra punti panoramici, parchi
tenuti benissimo (tra cui quello delle farfalle) dove i residenti (benestanti)
portano a passeggio i cani, e ville a strapiombo sul mare. Le principali
attrattive di Barranco sono il famoso ponte dei sospiri (ben diverso da quello
di Venezia; la leggenda dice che si deve oltrepassare la prima volta
trattenendo il fiato ed esprimendo un desiderio), la vicina chiesa gialla La
Ermita, le casette colorate con tanti murales e i locali aperti fino all’alba.
Stamattina però il posto è “invaso” da miriadi di famiglie e studenti
adolescenti in festa che si scattano foto con abiti eleganti, degni dei
migliori boss delle cerimonie! Non capiamo bene cosa festeggino, dato che
l’anno scolastico finisce in teoria a dicembre da questa parte dell’emisfero,
ma ci facciamo largo tra la folla per scendere fino all’oceano percorrendo la
famosa Bajada de Banos.
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La Ermita a Barranco |
Nel
tardo pomeriggio arriviamo a Cusco (volo di ca. 1.30 h da Lima), dove il taxi
prenotato (6€) ci aspetta per portarci al ns. hotel in calle Recoleta, dal
quale ci inerpichiamo a piedi nel quartiere di San Blas per cenare al Chia, che
si autodefinisce uno dei migliori ristoranti vegani del Perù. Qui assaggiamo il
nostro primo mate (the/infuso) con foglie di coca, che sicuramente farà bene
per l’altitudine, ma buono è un’altra cosa!
Il problema del mal d’altura o mal di montagna (soroche) è da tenere in considerazione per questo tipo di viaggio, anche se è una cosa molto soggettiva e non è possibile sapere se e con quali sintomi si manifesterà fino a che non ci si trova il loco. Sicuramente acclimatarsi gradualmente è un consiglio che vale sempre, ma è anche vero che arrivare a Cusco (che è a ca. 3.400 m.s.l.m.) in aereo da Lima permette di guadagnare molto tempo, soprattutto se non si è interessati alla zona della costa. Personalmente eravamo un po’ preoccupati e ci siamo portati dietro il Diamox (un farmaco diuretico consigliato per prevenire/ridurre il mal di montagna, serve prescrizione medica), ma leggendo le potenziali controindicazioni abbiamo preferito non prenderlo e stare alla sorte. Il primo giorno abbiamo avuto un po’ di stanchezza e mal di testa leggero, ma passato da sé…a condizione di non fare sforzi eccessivi! Nel caso di trekking o salite impegnative, ovviamente la storia cambia: si ha proprio la sensazione di non riuscire ad incamerare sufficiente aria nei polmoni e ti ritrovi a doverti fermare ogni 50 metri; per non parlare del momento in cui bevi l’acqua dalla bottiglia (idratarsi è fondamentale in questi contesti) e ti viene subito il fiatone! Nelle parafarmacie di tutto il Perù comunque vendono pasticche apposta contro il soroche, e chi le ha provate dice funzionano abbastanza.
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Calle 7 Borreguitos, |
La
prima tappa è la pietra dei 12 angoli, incastonata in un grande muro in una
delle strade turistiche che portano a Plaza de Armas, che rappresenta un
simbolo della città e dell’abilità architettonica degli Inca; si dice che se
dovesse essere rimossa, potrebbe cadere l’intero palazzo alle sue spalle
(palazzo dell’Arcivescovado).
Proseguiamo per plaza Nazarenas, dove si affacciano il museo di arte precolombiana e il lussuosissimo Belmond Hotel Monastero (decisamente non nel ns. budget!), passando sotto l’arco in calle 7 Culebras e salendo fino all’acquedotto di Sapantiana e ad uno degli scorci più instagrammabili di Cusco, Calle 7 Borreguitos, un incrocio da cui parte una scalinata piena di fiori e decorazioni colorare.
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Acquedotto di Sapantiana |
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Mirador de San Cristobal |
Tornando verso l’hotel ci fermiamo in una delle infinite agenzie per fissare l’escursione che ci manca alla Valle Sacra 2 giorni dopo, e contrattiamo anche per il bus turistico Cusco-Puno, con prelievo in entrambi i casi in hotel la mattina presto (in teoria!?). Lasciamo le valigie in hotel e con il solo zaino ci dirigiamo alla stazione di Wanchaq per il trasporto bimodal bus+treno Perù Rail che ci porterà ad Agua Calientes (Machu Picchu Pueblo).
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Plaza de Armas |
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Perù Rail |
Il bus da Cusco alla stazione di Ollantaytambo impiega circa 2 ore + altre 2 ore di treno; quest’ultimo si addentra lentamente nella selva costeggiando il sinuoso fiume Urubamba, e il paesaggio fuori dal finestrino vale da solo il viaggio.
Il
paese di Aguas Calientes, o Machu Picchu pueblo, è nato ad uso e consumo dei sempre
più numerosi viaggiatori che arrivano da ogni parte del mondo per visitare una
delle 7 meraviglie del mondo moderno, ma pur essendo abbastanza anonimo e
tagliato a metà dalla ferrovia, ha comunque senso scegliere di passarci una
notte per essere già in loco la mattina della tanto agognata visita.
La mattina seguente, impazienti di arrivare al gate, prima delle 6 siamo già per strada con la colazione al sacco, cercando di prendere posto in fondo alla lunga coda per i bus che, arrampicandosi per 20 minuti su una serie di tornanti, portano all’ingresso del sito (biglietti 24$ A/R acquistabili da 1 mese prima sul sito www.consettur.com o ad A.C. in orario apertura biglietteria).
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Huayna Picchu |
Al
gate di entrata sono altrettanto fiscali e, pur essendo lì alle 7.58, ci fanno
attendere 2 minuti per rispettare il famoso turno (no comment), ma per fortuna
non lo sono troppo con le tipologie di percorsi previsti dentro al sito. Da
giugno 2024 infatti hanno avuto la geniale idea di stravolgere e moltiplicare i
circuiti da 4 a ben 13, con notevole caos nella conversione dei biglietti acquistati
via web ante tale data. Per farla breve, se volete la foto classica, quella che
abbiamo visto milioni di volte su riviste, guide, documentari, IG, l’opzione
migliore è il percorso 2 Routa Desinada, che non include la casa del guardiano
(per quella va fatto il circuito 1) ma ci passa appena sotto ed è il più
completo, dato che permette di percorrere anche la parte archeologica bassa, ed
è di media difficoltà.
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Machu Picchu |
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Rovine Inca |
Lasciamo Agua Calientes con il treno delle 15.20, dopo un pranzo a base di ritz sull’assolata terrazza dell’hotel, e il viaggio di ritorno (sempre bimodal ma con arrivo alla stazione di Poroy, ca mezz’ora di bus da Cusco) sembra infinito, nonostante l’imperdibile intrattenimento a bordo! Cena veloce a base di zuppa calda vicino all’hotel e poi a nanna, anche perchè l’aria condizionata sparata a palla sul treno inizia a far presagire mal di gola in arrivo…che ovviamente non ci fermerà dall’intenso programma del giorno seguente: tour di 12 ore alla Valle Sagrada!
Dopo
qualche incomprensione per il prelievo alle 6.30 di mattina, il titolare
dell’agenzia con cui abbiamo fissato (sicuramente un sub-intermediario di esimo
livello!) ci passa a prendere di persona e ci scorta al minibus. Per fortuna, perchè
in partenza da una strada dietro Plaza de Armas ce ne sono circa 100, tutti
bianchi uguali e senza alcun logo! La guida si presenta e inizia ad illustrarci
l’intenso programma della giornata: oggi andremo alla scoperta dell’emozionante
montagna arcobaleno, siete contenti?? Panico e semi rivolta dei partecipanti,
certi a questo punto di essere finiti nel bus sbagliato….ma era una battuta! La
Valle Sacra ci attende, con prima fermata a 3.800 metri di altitudine nel
centro tessile più rinomato della zona: Chinchero.
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Centro tessile di Chinchero |
Anche il processo di colorazione viene eseguito rigorosamente con tecniche naturali, ad esempio il rosso con la cocciniglia, e la lavorazione è prevalentemente manuale da parte delle donne, grazie ad attrezzi che sembrano usciti da un altro tempo, come un pezzo di osso utilizzato per separare e pettinare la lana. Ce lo mostra con un monito “Che osso è secondo voi, animale? No, è l’osso di un turista che ha cercato di andare via senza comprare niente nel negozio della nostra cooperativa qui accanto!”. Fortunatamente a noi è andata meglio, e riusciamo ad andare via dopo la visita al negozio (enorme ma piuttosto caro per gli standard peruviani) comprando solo delle buone empanadas home made, e con tutte le nostre ossa al loro posto!
Proseguiamo
per il centro di Chinchero, dove accanto alle rovine Inca sorge la piazza con
il tipico mercato, sovrastata da una chiesa coloniale. Il paese ha da sempre
una forte vocazione agricola, come testimoniano i numerosi terrazzamenti che
circondano le rovine, e con la nostra guida conosciamo il processo di
conservazione delle patate (in Perù ne esistono oltre 3.000 varietà), osservando
una ragazza del posto che sbuccia piccole palline scure che sembrano più
castagne che patate. Uno dei “segreti” delle vittorie degli Inca era infatti la
capacità di poter sopportare lunghe battaglie e assedi ai nemici sfamando i
suoi guerrieri con il miracoloso tubero, che prima veniva fatto gelare nelle
fredde notti andine, poi strizzato ben bene per togliere tutta l’acqua e infine
essiccato al sole, così che potesse essere trasportato in grandi quantità con
poco peso. In questo modo le patate disidratate si conservano per anni, e per
usarle basta rimetterle in acqua e cucinarle in infinti modi!
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Moray |
Dopo
una fermata di rito al market del sale, dove è possibile acquistare sale di
ogni forma, colore e finalità (medica, culinaria, estetica, ecc.), con tanto di
degustazione, proseguiamo per le vicine saline di Maras, da cui tutto questo
sale viene appunto estratto. Superata l’irritazione per la proverbiale
incapacità di Fede di farmi una foto decente davanti a questo luogo magico e
surreale, lo sguardo si perde tra le infinite vasche di diverse forme e colori,
alcune bianco latte (sale da cucina) altre più beige/marrone (sale con
proprietà curative), che si arrampicano sulla collina da dove una sorgente
termale ricca di sodio le alimenta costantemente.
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Saline di Maras |
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Ollontaytambo |
Anche per la montagna arcobaleno di Vunicunca il prelievo non è puntualissimo, ma almeno capiscono dove venirci a prendere e verso le 5 partiamo, ancora con un buio pesto e in condizioni fisiche non ottimali (proprio la giornata giusta!). Recuperiamo un po’ di sonno nelle 2 ore che ci separano dalla sosta colazione in località Pitumarca, porta di accesso per iniziare a salire i tornanti sterrati che portano ad oltre 4.600 metri di altezza, vero punto di partenza della nostra avventura di oggi, che si confermerà la più impegnativa del viaggio. La guida ci spiega che abbiamo 3 ore per salire e scendere, tempo sufficiente per fare a piedi il percorso di 7 km totali. Volendo si può fare un primo tratto a cavallo (costa sui 25€ a persona) ma, a suo dire, il percorso inziale è più facile e piano, e il cavallo ti lascia dove inizia la vera salita. Molti dei ns. compagni di gita scelgono il cavallo, ma noi prendiamo le racchette in dotazione e optiamo per fare tutto a piedi, un po’ perchè la guida sembra quasi “sconsigliarci” l’alternativa cavallo, e un po’ per poter dire di avercela fatta da soli. Spoiler: decisione moooolto sbagliata!!!
L’inizio è in effetti abbastanza pianeggiante, ma via via che si sale l’aria sempre più rarefatta è come un macigno sulle spalle, le gambe si fanno pesanti, non si riesce ad incamerare sufficiente aria e il passo rallenta progressivamente, con il risultato di doveri fermare sempre più spesso, alla fine tipo ogni 10 metri, nonostante le frequenti respirazioni di acqua di florida che ci offre la ns. guida per attenuare ilo soroche. Tutto questo mentre nel percorso adiacente vediamo passare persone tranquille su cavalli portati al guinzaglio da signore (non giovani) che scalano senza problemi con le loro gonne larghe e calzature tradizionali (tipo ciabatte) la montagna…e arrivano praticamente fino in cima, quando manca meno di 1 km alla vetta!
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Valle Rossa |
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Rainbow Mountain |
La montagna arcobaleno di Vinicunca, o montagna dei 7 colori, è stata “scoperta” solo di recente, esattamente nel 2011 quando alcuni escursionisti si trovarono per caso davanti questa meraviglia che, a causa del riscaldamento globale, non era più ricoperta di neve 365 gg/anno, e ne hanno condiviso le immagini (in precedenza era conosciuta solo dalla gente del posto). Dal 2014 sono iniziate le escursioni organizzate e i social hanno fatto conoscere al turismo di massa questo vero gioiello, i cui colori derivano da sedimenti di diversi minerali nel corso dei millenni: rosso (ferro), rosa (manganese), giallo (zolfo), bianco (carbonato di calcio), blu/verde (rame ossidato) e marrone (magnesio). Negli anni sono state “scoperte” anche altre montagne colorate in Perù, tra cui quella di Palccoyo, per adesso meno affollata e con un percorso dicono più facile e veloce (ca. 1 ora a piedi).
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Wiracocha |
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Tori di Pucarà |
Arrivati
a Puno, nota per essere la capitale folkloristica del Perù e sede di
un’importante università, la breve distanza tra il terminal dei bus e il ns.
hotel straripa di bancarelle sparse ovunque, che vendono di tutto: frutta
esotica, uova (mai viste così tante), carta igienica (in quantità industriali),
scarpe spaiate…insomma un vero delirio! Per cena, visto che nella nostra strada
esistono solo venditori di pollo fritto (non è un modo di dire!) arriviamo in
centro, che dista meno di 1 km ed è decisamente più turistico e quasi “carino”,
con immancabile comizio militare autocelebrativo nella piazza principale.
I seguenti 2 giorni li trascorreremo invece sulle isole Amantani e Taquile nel bel mezzo del lago Titicata, ospiti di una famiglia locale che ci fornirà vitto e alloggio. Partiamo intorno alle 8 dall’hotel, portandoci solo uno zaino a testa, e ci imbarchiamo con la ns. guida e altre 20 persone su una delle numerose barche che effettuano più o meno tutte lo stesso itinerario: Isole galleggianti Uros, Amantani, Taquile. Quello che fa la differenza è la tipologia di sistemazione (sono sorti di recente anche lodge di lusso sul lago) e il criterio di gestione delle famiglie ospitanti. La ns. guida Bruno ha più volte specificato che la sua agenzia adotta un sistema di rotazione tra le famiglie, in media dopo 15 ospiti per famiglia passano alla famiglie/comunità successiva, in modo da garantire che il turismo sia una fonte di guadagno un po’ per tutti, privilegiando un turismo equo e sostenibile.
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Isole Uros |
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Amantani |
Rifocillati e riposati ci dirigiamo allo stadio, punto di incontro con gli altri ospiti sparsi per l’isola, per incamminarci poi fino al punto più alto (bello ripido!) per godere di un tramonto spettacolare sul lago. Salendo Bruno ci svela un trucchetto per attenuare il male d’altura: pendere dei rametti di muńa, arbusto che cresce solo oltre i 3.000 metri, strofinarli tra le mani e poi respirare dalle mani stesse (un po’ come l’acqua di florida), con la finalità di migliorare la respirazione. Arrivati in cima, la tradizione vuole che si compiano 3 giri intorno al tempio dedicato a Pachatata (padre cielo) e poi si mettano delle foglie di alloro in una delle fessure tra le pietre, per far avverare il desiderio che si è espresso durante i giri.
Rientriamo
alla casa che ormai è buio, illuminando il percorso con i cellulari, poiché
sull’isola l’elettricità (che fino a pochi anni fa proprio non c’era) è ora
garantita solo alle case grazie ad alcuni generatori. Prima di cena
improvvisiamo una partita ad un gioco da tavolo con i nostri coinquilini, una
famiglia di italiani che però vivono da alcuni anni a Mosca. La sera ci attende
invece una serata danzante presso la “discoteca” dell’isola, ma non prima di
aver indossato gli abiti tradizionali che ci rendono dei veri locals! Il freddo
è veramente intenso una volta calato il sole, ma non resistiamo a stare un po’
fuori ad ammirare il cielo, che grazie alla scarsa illuminazione ci mostra una
quantità di stelle che nemmeno immaginavamo possibile!
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Amantani |
La
mattina seguente sveglia all’alba e, dopo un’abbondante colazione a base di
pancakes di farro appena fatti, torniamo al porticciolo, dove salutiamo le
generose famiglie con cui abbiamo avuto il privilegio di condividere questa
esperienza, che resterà una delle più autentiche del nostro viaggio.
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Le famiglie di Amantani |
Il
pranzo è allestito all’aperto, in un “ristorante” vicino, dove un giovane
ragazzo ci mostra il processo di pulitura e tessitura della lana di alpaca. Una
delle differenze rispetto ad Amantani è che qui tessere è un lavoro
prevalentemente maschile, mentre nell’altra isola è prerogativa delle donne.
Scopriamo poi con sorpresa che a Tequile, pur essendo isolati dal mondo (la
connessone internet è storia più che recente), sono veramente avanti: gli
uomini indossano sempre una borsa a tracolla in tessuto, di colore diverso a
seconda che siano sposati, fidanzati, in cerca di moglie o liberi…in effetti
questa è una bella idea e rende le cose subito chiare!
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Taquile |
Purtroppo,
prima di dormire ho la pessima idea di guardare su internet i requisiti di
ingresso in Bolivia, destinazione verso la quale abbiamo il bus alle 6 a.m. di
domani, e mi rendo conto di un piccolo ma significativo dettaglio riguardo alle
vaccinazioni necessarie. In effetti, sul sito viaggiaresicuri.it è scritto
chiaramente che per chi proviene dall’Italia non è obbligatoria la vaccinazione
contro la febbre gialla, anche se è consigliata in quanto tale malattia è
presente in alcune zone della Bolivia. Ma il paragrafo successivo specifica che
è obbligatoria per chi proviene, anche in transito, da paesi in cui la febbre
gialla è endemica, tra cui Argentina, Brasile…e Perù! Dopo questa notizia, la
mia notte trascorre in bianco (complice anche un notevole mal di gola),
configurandomi scenari catastrofici di respingimento alla frontiera boliviana
(descritta sul web come un luogo infernale pieno di corruzione e delinquenza),
itinerari alternativi da poter fare in Perù (allora prendiamo il bus per Arequipa
e facciamo il canyon del Colca invece di Uyuni, poi però dobbiamo trovare un
volo per Santiago del Cile visto che abbiamo il volo intercontinentale da lì tra
5 giorni) e con l’aggravante che domani 28/7 è anche festa nazionale in Perù,
con possibili ulteriori disservizi nei bus. Scarichiamo anche il libretto
sanitario on line delle vaccinazioni Covid ed un’antitetanica fatta nel 1995,
con l’illusione di poterli spacciare per vaccinazioni febbre gialla. Tocco il
culmine quando pavento la possibilità di “facilitare” il nostro ingresso con
una “mancia” all’ufficio passaporti, con tanto di cifra limite che saremmo
disposti a sborsare per garantirci l’ingresso…Insomma, il mio motto è
decisamente “sperare nel meglio, ma prepararsi al peggio!”
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La Paz - El teleferico |
Arrivati
a La Paz, la prima impressione non è delle migliori: ci accoglie una città
caotica, piuttosto sporca, con marciapiedi dissestati, negozi e ristornati chiusi
(è domenica pomeriggio). Facciamo un piccolo giro e ci accontentiamo di una
pizza per cena davanti all’hotel, per poi andare a nanna presto, vista anche al
precedente nottata non certo riposante.
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Calle Juan, |
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Plaza Murillo |
Tornati
in centro percorriamo Calle Juan, la più pittoresca e meglio conservata strada
coloniale di La Paz, ora piena di gallerie d’arte e locali.
Arrivati
in piazza Murillo, dove ha sede il governo boliviano, non possiamo non chiedere
a Belen del recente tentativo di golpe ai danni dell’attuale presidente,
avvenuto meno di 1 mese fa (i segni di sfondamento sul portone in ferro del
palazzo sono ancora evidenti). Candidamente ci risponde che è risaputo che in
realtà si è trattato di un fake, cioè un colpo di stato inscenato dallo stesso
presidente per rafforzare il consenso attorno a sé, che era in fase calante.
Dal suo racconto, fatto con il disincanto di una 25enne ben consapevole dei
problemi della sua terra, emerge una storia di corruzione dilagante che
purtroppo accumuna tutti i paesi del Sud America e non solo.
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Mercado de los Brujas |
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Cholitas |
Pranziamo insieme a Belen e agli altri ragazzi del FWT sulla terrazza del ristorante Ichuri, che si affaccia proprio sulla chiesa ed offre un buon menù ed è gestito da una comunità locale, godendoci il sole che scalda l’aria.
Il
pomeriggio saliamo su un minibus che, facendosi largo a fatica nel traffico
folle di La Paz ci porta fino al Mirador Killi Killi, da cui ammiriamo la città
ai nostri piedi: sconfinata, colorata, disordinata…ma con un suo fascino
decadente. Da qui scendiamo a piedi fino a Plaza Murillo e poi al nostro hotel,
dove recuperiamo i bagagli per dirigerci verso le 20 alla stazione del bus Todo
Turismo che con una comoda tratta notturna di ca. 10 ore ci porterà a Uyuni. Il
servizio si rivela davvero buono, ad un prezzo equo e comprende cena e
colazione a bordo; sinceramente la soluzione migliore per fare questa tratta,
anche dell’aereo, che è piuttosto caro e con pochi collegamenti giornalieri.
Uyuni,
dove arriviamo verso le 7 di mattina con il sole già alto, si conferma una
cittadina polverosa e piuttosto brutta nel deserto, ma qui abbiamo il tempo di
darci una sistemata nell’ufficio della compagnia, fare un po’ di scorte di
acqua, cercare nel mercatino un paio di ciabatte orrende (dato che le mie le ho
lasciate a La Paz, sigh!) e andare a saldare all’agenzia World White Travel il tour in jeep di 3 giorni
che ci porterà fino al Cile. Uyuni, infatti, è la porta di accesso al famoso
omonimo Salar, il deserto di sale più esteso e alto al mondo con i suoi 10.582
Km quadrati a circa 3.650 metri di altitudine: un luogo magico che sembra uscito
da un altro pianeta o forse da un altro tempo.
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Cimitero dei treni |
La
prima tappa è il cimitero dei treni, a pochi km dal centro di Uyuni, luogo perfetto
per iniziare a scattare un po’ delle 1.000 foto che faremo oggi, tra vagoni
abbandonati della ferrovia che in passato arrivava fin qui per gestire l’estrazione
di sale e minerali dal Salar. Ormai è un luogo super turistico, con oltre 100
vagoni di inizio 1900 arrugginiti erosi da vento e sale, e con tanto di
sculture in metallo di Transformers a dimensione “reale”.
Proseguiamo per il vicino paesino di Colchani, dove vediamo come viene lavorato e impacchettato il sale, venduto in ogni forma e quantità. C’è anche un mercatino con artigianato locale e cose da mangiare, ultima parvenza di civiltà prima di addentrarci nel Salar, e in una struttura semplice ma pulita la nostra guida ci apparecchia un pranzetto niente male, compresa coca cola.
L’ingresso
al Salar è segnato dalla scritta Bolivia circondata da tante bandiere colorate
da tutto il mondo, e diversi fotografi che per pochi euro ti fanno le classiche
foto con dinosauri, bottiglie di birra ed altri oggetti, che grazie all’assenza
di prospettiva appaiano in foto giganti o piccolissimi. Purtroppo, il tempo di
sosta non è molto, e per un misunderstanding con la nostra guida (capiamo che
ce le farà lui con stessi oggetti nel mezzo del Salar) non sfruttiamo al meglio
questa occasione, facendo solo qualche foto di gruppo. Il consiglio invece è di
approfittarne, per portarsi a casa qualche scatto davvero divertente da
rivedere!
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Salar de Uyuni |
Poco più avanti ci fermiamo al monumento che omaggia il passaggio della Parigi Dakar (che qui fece una tappa più di 10 anni fa) dove sventolano ancora tante bandiere, e il Salt Hotel, entrambi ovviamente costruiti interamente da blocchi di sale, compresi tavoli e panche.
Ci addentriamo finalmente nel cuore del Salar, dove lo sguardo si perde tra il terreno bianco formato da esagoni di sale infiniti che splendono sotto il sole ancora alto, e l’azzurro del cielo…solo 2 parole: CHE SPETTACOLO! Scendiamo dalla jeep, che va ad aspettarci più avanti. e passeggiamo un po’ soli nel nulla, felici come bambini alle giostre, facendo foto panoramiche che ovviamente non renderanno giustizia a quello che solo gli occhi possono cogliere e soprattutto all’emozione di trovarsi in questo luogo magico.
Facciamo comunque un bel po’ di foto divertenti grazie alla nostra guida, anche se senza dinosauri (sigh) e del carlino Mel che abbiamo portato fin qui dall’Italia ma che è rimasto nella valigia ben impacchettata sopra la jeep (doppio sigh!).
Nella
stagione delle piogge (da novembre ad aprile) gran parte del Salar è ricoperta
di acqua, che rende le foto ancora più spettacolari con l’effetto specchio del
cielo, ma di fatto è meno accessibile.
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Isla Incahuasi |
Concludiamo la giornata grati e felici, dormendo ai confini del Salar in uno degli hotel di sale, camera doppia con bagno in camera e tante coperte a scaldarci.
La sveglia è all’alba, colazione abbondante e ripartiamo per un’altra giornata impegnativa, attraversando il Salar Chiguana, varie lagune ricche di fenicotteri in quantità mai viste, circondate da alti vulcani (alcuni ancora attivi, come l’Ollague al confine con il Cile) e paesaggi sconfinati.
Nel pomeriggio facciamo una sosta nel Siloli Desert (il più alto deserto al mondo, siamo oltre i 4.000 metri), con le tipiche formazioni rocciose, la più famosa il Rock Tree, di origine vulcanica a forma di albero. Entriamo nella Riserva naturale Eduardo Abaroa per ammirare la Laguna Colorada, il cui colore, che va dal rosso acceso al marrone in base alla luce, è dovuto alla presenza di minerali e pigmenti di alcune alghe. Da qui una tortuosa strada sterrata (tanto per cambiare!) ci porta al Sol de Manana, un insieme di Gyser situati a 5.000 metri di altitudine, da cui fuoriesce vapore ad una temperatura tra i 150 e 200 gradi..che con il fresco che sta venendo dopo il tramonto è anche piacevole!
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Laguna Colorada |
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Laguna Verde |
La nostra guida ci accompagna alla frontiera, dove a distanza di qualche km sbrighiamo in 3 punti diversi le pratiche di uscita dalla Bolivia e di ingresso in Cile (un form on line da compilare al momento e qualche BOB boliviano da pagare, oltre al controllo bagagli e passaporti ovviamente). Per fortuna aiuta anche una delle ns. compagne con un problema dovuto all’assenza di timbro di ingresso in Bolivia sul suo passaporto (da non credere!). Salutiamo la guida e saliamo su uno dei vari minivan diretti a San Pedro, che appena raggiunge la strada asfaltata si lancia a tutta velocità, tanto da avere quasi un po’ di fastidio per il repentino cambio di altitudine (la cittadina è a “soli” 2400 m.s.l.m.).
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San Pedro de Atacama |
L’area
di San Pedro, essendo un luogo così isolato e privo di interferenze luminose, è
stata scelta per essere la sede dell’ALMA, il più grande osservatorio
astronomico del mondo, installato a ca. 50km dalla cittadina, su un altopiano a
5.000 metri. Visitare questo luogo è possibile, ma bisogna prenotare mesi prima
ed è aperto solo in determinati giorni e periodi dell’anno, con posti molto
limitati. Ma, come dicevo, i cileni hanno un grande spirito di iniziativa, e
attorno all’osservatorio originale sono nati tanti altri tour astronomici, che
vengono svolti tutte le sere in osservatori più piccoli vicino al paese. Noi
abbiamo partecipato ad uno di questi, che ci ha comunque permesso di: osservare
un cielo limpidissimo, completamente diverso da quello visibile nel nostro
emisfero, assistere ad un video di presentazione (non imperdibile, ma con
aperitivo compreso), vedere attraverso un telescopio professionale alcune
stelle e pianeti (tra cui Saturno con i suoi anelli) e farsi fare 3 foto con la
Via Lattea in bella mostra e milioni di stelle a fare da cornice.
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Valle della Luna |
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Lagune di Baltinache |
Al
ritorno il pulmino ci lascia in centro, dove ci gustiamo delle deliziose
empanadas all’Emporio Andino, posto alla fine del corso principale, per poi
dirigerci verso ns. B&B. Qui ci connettiamo al wi-fi per scoprire una
bruttissima sorpresa….Latam ci avvisa con un whatsapp che, causa condizioni
meteo avverse, il nostro volo delle 17 per Santiago del Cile è cancellato. A
nulla servono le telefonate al call center e i tentativi di riprogrammare il
volo per la serata o il giorno successivo, il primo volo su cui possono
metterci è dopo 3 giorni. C’è solo un “piccolo” problema, anzi 2: domani sera
abbiamo il volo intercontinentale di ritorno da Santiago a Bologna con Iberia
(non acquistato insieme ai voli interni, se no saremmo stati riprotetti anche
su quello, forse) e siamo a circa 1.600 km dalla capitale cilena. Cerchiamo di
non farci prendere dal panico e ci mettiamo in contatto con i nostri compagni
del tour in jeep dei giorni scorsi, che dovevano partire come noi oggi. La
coppia di inglesi ci dice che stanno avendo lo stesso problema: oltre la metà
dei voli per Santiago è stata cancellata per un forte temporale in città, con
danni anche alla rete elettrica, e loro tra poco saliranno su un bus da Calama
a Santiago, durata del viaggio 23 ore!? Ci sembra un viaggio della speranza,
volgiamo provare ad andare comunque all’aeroporto (ormai la navetta prenotata e
pagata ci passerà a prendere tra poco) per capire se di persona ci trovano una
soluzione alterativa, ma intanto prenotiamo anche noi on line un bus che parte
alle 18, così da essere sicuri di arrivare in tempo per il volo di domani alle
22. All’aeroporto di Calama l’assistenza è inesistente, il cartellone è pieno
di scritte “deleted” e unico volo che forse potrebbe partire è l’ultimo
della giornata, ma non possono garantirlo e in caso contrario il successivo
volo con posti disponibili è tra 3 giorni…insomma, il bus ci attende! Dopo
qualche difficoltà per trovare la stazione giusta degli autobus (inspiegabile
perchè ce ne siano 3 in una cittadina insignificante come Calama), iniziamo il
nostro viaggio, che alla fine si rivela meno peggio del previsto: sedili ampi,
una proiezione di Godzilla vs. King Kong sullo schermo e sosta per cambio a
circa metà strada (a La serena) per sgranchirsi un po’ le gambe.
Nonostante
questo, arriviamo a Santiago verso le 16 abbastanza devastati (terminal Sur), e
il breve giro nelle vie del centro vicino a Plaza de Armas, con tanto di
trolley al seguito, non ci permette di dare un giudizio su questa città. Ai ns.
“amici“ inglesi però è andata peggio: ci hanno raccontato che si sono
trattenuti un paio di giorni a Santiago e sono stati derubati del cellulare per
strada da un tizio in moto..insomma, la fortuna li insegue! Per arrivare alla
stazione Pajaritos, da dove partono i bus per l’aeroporto, dobbiamo riprendere
la metro; peccato che i pochi pesos cileni che avevamo li abbiamo spesi per
ricaricare la tessera metro all’andata e non accettano carte, solo contanti…va
a finire che facciamo pena alla poliziotta che presidia l’ingresso della metro,
che ci fa passare con 1 biglietto in 2, ma con uno sguardo chiaramente sottotitolato “italiani
pezzenti”! Aperitivi speciali
Per
il resto il viaggio di ritorno procedere regolare, l’ansia delle ultime 24 ore lascia
il posto alla stanchezza, e contribuisce a renderci anche un po’ contenti di
ritornare a casa, con la consapevolezza e la gratitudine per aver potuto vivere,
ancora una volta un Viaggio con la V maiuscola. E non è un caso se stavolta il
blog arriva dopo 7 mesi dal nostro rientro.
Ci
è voluto un po’ di tempo per rimettere insieme tutti pezzi di questo incredibile
puzzle, fatto di avventure (e imprevisti), montagne colorate conquistate con
fatica, cieli azzurri infinti sopra le nostre teste e distese di sale bianco
sotto i piedi, laghi blu in cui si specchiano cieli stellati, aride strade
sterrate e rigogliosa giungla, culture antiche a cavallo tra tradizioni e
superstizioni, modi di vivere così lontani dal nostro, ma proprio per questo
così affascinanti e uniche.
TRAVEL: THE ONLY MONEY YOU SPEND THAT MAKE YOU RICHER
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