venerdì 8 marzo 2024

Islanda - A caccia di Aurora Boreale nella terra del fuoco e del ghiaccio

 

L’Islanda è famosa per diverse cose, tutte riferibili alla sua natura ancora selvaggia e in un certo senso “primordiale”. Le sue infinite cascate dai nomi impronunciabili (Skògafoss, Gullfoss, Seljalandsfoss e tante altre), i suoi vulcani in costante attività (è la terra con la maggiore concentrazione di vulcani attivi, ad oggi ben 30 su un totale di 130), le condizioni meteo imprevedibili con un clima piuttosto ostile e poche ore di luce in inverno (tipo dalle 11 am alle 15 pm), ma soprattutto la possibilità di vedere in cielo la “Dame Verde”, sua maestà l’Aurora Boreale da ottobre ad aprile.

Questo mini-viaggio è nato un po’ per caso, sai mentre sei sul divano col cellulare in mano e pensi “dove potremmo andare per vedere l’aurora boreale?” Lapponia finlandese, Isole Lofoten (Norvegia), Svezia, Islanda...brevissima ricerca in rete e vedi che quest’ultima, che sembra la più lontana, spersa nell’oceano a un passo dalla Groenlandia, è in realtà la più facile da raggiungere. Detto, fatto, troviamo un volo diretto Easyjet durata 4 ore ca. Milano-Reykjavik a meno di 100€ a testa e iniziamo a programmare questa fuga autunnale!

Avevamo ipotizzato diversi itinerari, per includere nei 3 giorni il maggior numero di cose possibili, ma l’incertezza sulle condizioni meteo (neve e ghiaccio sulle strade) e soprattutto l’allarme eruzione vulcanica ci hanno fratto scegliere il percorso più “tranquillo”.

Hallgrimskirkja Church
Pochi giorni dopo aver fissato il volo, infatti, apprendiamo che Grindavik, un paese di 3.500 persone a 20km dall’aeroporto internazionale di Keflavik, è stato evacuato a scopo precauzionale a causa di terremoti che hanno creato una repentina risalita di magma lungo una faglia lunga 15 km, che passa proprio vicino al centro abitato e arriva fino al mare. L’Islanda è sicuramente un paese abituato a gestire questo tipo di eventi, frequenti in quanto l’isola è situata proprio sulla linea di congiunzione tra 2 placche tettoniche, la nord-americana e l’euroasiatica. Negli anni le spettacolari eruzioni dei vulcani hanno anche rappresentato motivo di attrazione per i turisti, ovviamente osservabili a distanza di sicurezza, ma questa volta c’è la paura che l’evento possa essere più grave e pregiudicare il traffico aereo, come successo nel 2010 con l’eruzione del vulcano del ghiacciaio Eyjafjallajokull (nome semplicissimo da pronunciare!). In quel caso i problemi derivarono dall’incontro tra lava e ghiaccio, con emissione di nubi di cenere che per settimane bloccarono i voli, non solo in Islanda ma anche in Europa. Una situazione simile potrebbe verificarsi se l’eruzione avvenisse stavolta in mare...insomma, siamo stati fino all’ultimo nel dubbio se saremmo potuti partire, ma poi è andato tutto bene (l’uscita della lava è avvenuta poi a metà dicembre, senza danni se non al paese già evacuato)!

 

Itinerario

Gorno 1

Arrivo all’aeroporto (circa 40 minuti in auto dalla capitale Reykjavik, dove vive oltre la metà degli abitanti di tutta l’Islanda) verso le 10.30 di mattina, qui è praticamente da poco spuntato il sole, si fa per dire dato che il cielo è bianco/grigio.

Abbiamo noleggiato l’auto con Ice Rental Car tramite Booking, costo 147 € per 3 gg, con gomme invernali chiodate, compresa assicurazione totale (menomale!!).

Harpa
Percorrendo la strada che porta in città, subito dopo l’aeroporto vediamo il cartello che indica li paese di Grindavik barrato e l’uscita in tale direzione completamente chiusa con auto polizia e ambulanza a fare da barriera…e ci arriva anche un sms con scritto "Alert! state entrando in un'area pericolosa, usare cautela e attenersi alle istruzioni dei responsabili del soccorso". #tuttoaposto! In realtà in questi giorni non ci accorgeremo nemmeno della situazione, molto più pubblicizzata dai TG italiani che in loco.

La nostra camera all’ Eric the Red Guesthouse (120€ con colazione) è proprio dietro la futuristica chiesa Hallgrimskirkja, simbolo di Reykjavik. Da qui imbocchiamo la strada che porta al centro, che è piuttosto piccolo e ben visitabile a piedi, fino ad arrivare alla famosa strada arcobaleno. Essendo fine novembre la città è già addobbata a festa, e il clima non è freddissimo: praticamente tra 0 e 2 gradi senza escursione termica giorno/notte. Per pranzo ci fermiamo al Salka Valka, dove constatiamo che in Islanda la cosa più cara è proprio mangiare: 50 € per 2 zuppe di pesce/verdure!?

Sun Voyager
Per quanto riguarda i piatti tipici, non ce la sentiamo di avventurarci nella carne di squalo putrefatto (hakarl), che già dal nome non è esattamente invitante e dicono il sapore (di ammoniaca) sia ancora peggio! Lo squalo, infatti, non ha la vescica ed espelle l’urina attraverso la pelle; questo rende la sua carne tossica e per mangiarla i pescatori la fanno prima fermentare nella terra, per espellere l’acido urico, e poi essiccare per mesi al vento…ma il risultato non è dei migliori (almeno per chi non è abituato!).

Altra specialità è la carne di pecora, abbastanza prevedibile dato che in Islanda ci sono più esemplari di questi ovini che persone (non è un modo di dire, 470.000 pecore contro 400.000 abitanti)!

Arriviamo fino al porto, dove svetta l’Harpa Concert Hall, che ospita un teatro lirico, un ristorante e un centro conferenze, realizzato in vetro con linee super moderne. Poco più avanti, costeggiando il ventoso viale lungomare, troviamo il Sun Voyager, un’installazione che dovrebbe essere lo scheletro di un vascello vichingo, ma in fondo ognuno può vederci ciò che vuole.

L’idea era di dedicare il pomeriggio ad uno dei centri termali in zona; essendo chiusa (causa vicinanza al vulcano a rischio) la famosa Blue Lagoon, avevamo pensato di andare alla Sky Lagoon (a pochi km dalla città), ma se non si prenota con giorni di anticipo è impossibile trovare posto…peccato, l’ambiente deve essere davvero suggestivo!

Alle 16 inizia a imbrunire, girelliamo ancora un po’ per le viuzze addobbate a festa e facciamo la spesa per colazione e giorno seguente al Bonus, catena di supermercati indicata come “meno cara” (che non vuol certo dire economica!), il cui simbolo è un simpatico maialino rosa e giallo tipo quello del salvadanaio.

Ceniamo sul presto (verso le 18) allo Svarta Kaffio, posto specializzato in zuppe servite in una mega pagnotta, con solo 2 scelte: carne o verdure, ma con possibilità di refill!

Verso le 21 usciamo di nuovo, stavolta in auto, per allontanarci dalle luci della città, in cerca di una luce molto diversa…l’aurora boreale. Le condizioni per vedere questo meraviglioso fenomeno naturale sono fondamentalmente 3: cielo terso (nuvole basse = niente aurora), più buio possibile, una forte attività solare (espressa in una scala da 0 a 9, aurora visibile da 4 in su). Queste condizioni possono essere monitorate sul sito en.vedur.is, e vengono aggiornate costantemente per fasce orarie.

Percorriamo circa 20 km verso nord sulla strada 1 e poi sulla 47 lungo il golfo di Hvalfjorour, cercando la parte indicata sul sito come “meno nuvolosa” (colore bianco, mentre le nuvole sono evidenziate in verde) e un luogo poco illuminato dove fermarci. Troviamo uno spiazzo che potenzialmente ha tutte le caratteristiche ricercate, anche se la luna piena che illumina il cielo in questi giorni non ci è amica. Aspettiamo oltre 1 ora in auto, scrutando a testa in sù in ogni direzione, ma dell’aurora purtroppo nemmeno l’ombra, e rassegnati prendiamo la strada del ritorno. Capiamo che la quarta e più importante condizione per vederla è una grande fortuna (con la C maiuscola!)!

 

Giorno 2

Oxarafoss
Ci svegliamo verso le 8.30 che fuori è completamente buio, e abbiamo quindi tutto il tempo di fare colazione con calma chiaccherando con il ns. host, un ragazzo croato che vive qui da diversi anni e ci racconta aneddoti interessanti sui rapporti sociali in Islanda.

Capiamo che gli islandesi, forse anche a causa del clima e per lo storico isolamento dal resto del continente, sono molto diversi da noi italiani per cultura e modalità di approcciarsi. Qui i genitori sono molto pragmatici con i figli, fin da quando da piccoli li lasciano a dormire (ben coperti per carità) nelle carrozzine fuori dai locali perchè si temprino. E dopo le scuole superiori é la norma andare via di casa o pagare un affitto ai propri genitori se si vive ancora con loro…insomma, proprio come le mamme italiane! Il nostro host ci dice inoltre che più volte si è sentito rispondere al telefono, se chiamava un amico islandese proponendogli di vedersi per prendere un caffè facendo 2 chiacchere in un bar: “Ma possiamo parlare al telefono, e il caffè ce l’ho anche a casa, perchè devo uscire?!”. Diciamo che non sono esattamente una popolazione accogliente e calda….ma in effetti il discorso non fa una grinza, soprattutto nei lunghi inverni in cui le strade sono piene di neve e alle 3 è già buio!


Parco Nazionale Thingvellir
Lasciamo Reykjavik verso le 10, che sta albeggiando, direzione Golden Circle, ovvero un giro ad anello non lontano dalla capitale, che permette di ammirare alcune delle principali bellezze dell’Islanda: Parco Nazionale Thingvellir, l’area geotermica di Geysir, la cascata Gullfoss e il cratere del vulcano Kerid. Noi lo percorriamo one way, dato che per la notte abbiamo fissato un Airbnb nel minuscolo paesino di Fludir, a 20 minuti dall’ultima tappa del giro (Gullfoss).

Una delle cose fondamentali in Islanda in inverno è monitorare la situazione delle strade dato che spesso sono ghiacciate, l’applicazione migliore è www.road.is

La prima tappa venendo da Reykjavik è Parco Nazionale Thingvellir, sito patrimonio dell’UNESCO e caratterizzato da una geologia incredibile: è infatti l’unico posto al mondo dove si può osservare la spaccatura della dorsale medio atlantica che divide la placca americana dalla placca europea sopra al livello del mare. Il paesaggio è di tipo vulcanico, percorribile con sentieri e passerelle che portano proprio dentro al canyon, sul lago e alla cascata Oxarafoss. Questo luogo è caro agli islandesi anche perchè è qui che nel 930 fu fondato il primo Parlamento islandese, nonchè primo nella storia.


Kerid
Proseguiamo poi verso sud per vedere il cratere del vulcano Kerid, in cui ora si è formato un lago, che costeggiamo passeggiando sulla cima nella terra rossa.

Ci spostiamo nell’area geotermica a nord del Circle, dove il mitico Geysir (che ha dato il nome a tutti gli altri) è ormai privo di attività da anni, e ha lasciato il posto di attrazione principale al vicino Strokkur, con i suoi sbuffi ogni 5-10 minuti con getti di circa 15-20 metri.



Il fenomeno dei geyser si forma quando l’acqua che scorre sotto la superficie termina in un piccolo cratere, dove grazie al calore e alla pressione letteralmente “esplode” in enormi colonne d’acqua calda. Nonostante il cielo sia nuvoloso, ammirare i colori delle pozze d’acqua che vanno dal turchese all’azzurro e aspettare gli sbuffi è molto emozionante, perchè capisci di trovarti davvero davanti alla forza della natura.

Gullfoss
Ultima tappa della giornata, sotto un leggero nevischio, sono le imponenti Gullfoss, cascate maestose e spettacolari, protagoniste assolute in un paesaggio innevato.

La sera ci cuciniamo spaghetti Barilla al pomodoro (frutto della spesa di ieri al Bonus) nella cucina che il ns. host ci fa gentilmente usare (costo camera, calda e molto curata, 80€). La sera non usciamo perchè il cielo è totalmente coperto e dobbiamo rinunciare alla nostra “caccia”.

 

Giorno 3

Reynisfjara Beach
Solito orario di partenza verso le 10, destinazione est fino all’iconica spiaggia nera di Reynisfjara, per la quale ci vogliono circa 2 ore di auto (150km). Questa spiaggia è considerata una delle più pericolose del mondo, a causa del forte vento e delle correnti dell’oceano Atlantico, che generano onde anomale e inaspettate che rischiano di trascinare al largo chi si avvicina troppo alla riva (ci sono stati incidenti mortali, il più recente nel 2022). Quando arriviamo il semaforo posto all’ingresso è arancione, il che indica che si può andare sulla spiaggia ma con attenzione.


La caratteristica di questo tratto di costa, vicino alla cittadina di Vik, sono le colonne di basalto nere dalla forma quadrata, su cui ovviamente facciamo foto da ogni angolazione! Anche in mare si ergono imponenti scogli neri, che una leggenda islandese narra essere troll sorpresi dalla luce del sole nel tentativo di trascinare una nave a riva, e trasformati in rocce.


Spiaggia nera a Vik
A proposito di leggende su questi misteriosi esseri, la tradizione vuole che nei giorni prima di Natale, 13 troll dispettosi (i Jólasveinar) guidati dalla madre (una gigantessa mangia-bambini di nome Gryla), partano dal loro rifugio nel nord dell’Islanda (collocato idealmente nel campo di lava di Dimmuborgir) per dedicarsi a 13 giorni di scherzi. All’inizio erano dei veri “mostri”, addirittura pericolosi, utilizzati dai genitori islandesi per tenere a bada i figli, un po’ quello che per noi è “l’uomo nero”. Oggi sono visti come creature potenzialmente dispettose ma tutto sommato amichevoli e dall’11 Dicembre i bambini mettono sul davanzale della finestra una scarpa, in cui la mattina successiva coloro che si sono comportati bene troveranno un regalino. Chi invece ha fatto il cattivo…troverà una patata!

Skogafoss
Sul tragitto di rientro a Reykjavik ci fermiamo a 2 cascate, molto diverse tra loro ma ugualmente affascinanti. L’imponente Skogafoss, alta ben 60 metri e molto fotogenica, si può ammirare dal basso ma anche dalla piattaforma panoramica in cima a 350 scalini. Seljalandsfoss, invece, ha una portata molto più contenuta, e ciò che la rende caratteristica è il fatto di poter percorrere (se non è ghiacciato) il sentiero dietro la cascata, che garantisce di bagnarsi al 100% ma anche di avere una diversa prospettiva.


Seljalandsfoss

Raggiungiamo la nostra sistemazione per la notte (Hild Fisherman Village) sulla penisola di Alfantes, subito a sud della capitale, dove usufruiamo della sauna e della vasca di acqua calda poste su una terrazza…ci vuole un po’ di coraggio ma poi è piacevole! Per fortuna siamo stati previdenti e avevamo pensato alla cena, procacciandoci bresaola e salmone al supermercato prima di arrivare, perché qui siamo isolati nel nulla…ma non abbastanza per la fantomatica aurora, che ormai ci dobbiamo arrendere a non vedere a questo giro.

Diciamo che questo spettacolo resta per ora nella nostra bucket list, e va anche bene così, cercheremo di programmare una nuova “caccia”, in Islanda o in Lapponia, magari in pieno inverno a gennaio-febbraio, quando il cielo è solitamente più limpido.

 

Giorno 4

Geysir 
L’ultimo giorno ci svegliamo verso le 8 per andare a prendere il volo delle 11 per Milano, ma abbiamo una sorpresa decisamente non piacevole al momento in cui riportiamo l’auto al noleggio, poiché ci segnalano un minuscolo danno nel parabrezza che, a loro dire, non era presente al momento del ritiro. Purtroppo, nel fare le foto al vetro non avevamo ripreso quel punto (ingenuità imperdonabile) e questo “scherzetto” ci costa circa 1.000 € (più del viaggio!), tariffa totalmente assurda pe un vetro già con un altro danno analogo, che non gli aveva impedito di noleggiarci l’auto a prezzo pieno 3 giorni prima. Avendo il volo dopo poco, non abbiamo potuto fare altro che pagare e andare al gate belli incavolati. Ci ha salvato la super cover di Booking, che in un paio di giorni dall’apertura della pratica ci ha rimborsato totalmente l’importo pagato. Cosa ci ha insegnato questa esperienza? Mai più noleggi senza super cover, anche per pochi giorni, e fare sempre video e foto di ogni particolare dell’auto al momento ritiro!

Una volta arrivati a Malpensa prendiamo il bus Terravision (16 € tratta A/R fissata on line) per la stazione centrale, dove concludiamo il viaggio con un aperitivo ligure al mercato centrale, prima di riprendere il treno per Firenze.

Costo totale viaggio: 540€ ca. a testa tutto compreso, considerando di andare a dormire vicino Milano Malpensa, dato che il volo per Reykjavik parte la mattina molto presto. Noi abbiamo scelto La Viscontina, un agriturismo che offre anche servizio navetta da/per l'aeroporto (costo notte 60€ con colazione).

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