Esistono
viaggi che fanno parte da sempre dell’immaginario collettivo…e la Patagonia
rientra senz’altro di diritto tra questi!
Sarà per
i paesaggi sconfinati disegnati da una natura possente, tra ghiacciai millenari
(Perito Moreno tra tutti), vette iconiche (Fitz Roy e Torres del Piane in
primis) e vento così forte che ti sposta (sotto gli 80km/h è una leggera brezza
laggiù!).
O forse perché
rappresenta l’ultima frontiera (Ushuaia si definisce con orgoglio la città più a
sud del mondo, anche se i cileni hanno qualcosa da ridire in proposito!) e
punto di partenza per esplorare l’Antartide (crociere last minuto a prezzi
economici, “solo” 5.000$ a testa per 10 giorni).
Sicuramente
anche per la sua conformazione geografica, che la rende difficile da raggiungere
e divisa tra migliaia di isole contese tra Argentina e Cile (e pure UK!); e
come dimenticare i suoi simpatici “abitanti”, pinguini e guanachi in testa!
Per noi
questo viaggio è stato un ”regalo” che ci siamo fatti, incastrando i vari impegni
per partire nel periodo dell’anno che
per la destinazione rappresenta il migliore (metà gennaio), piena alta stagione
perché è la loro estate, anche se un’estate un po’ diversa da quelle a cui
siamo abituati, che va dai 30 gradi di Buenos Aires ai 10 di Ushuaia….perché l’Argentina da nord a sud è lunga quasi 3700km! Ed è anche parecchio lontana,
circa 14 ore di volo diretto da Roma a Buenos Aires, uno dei più lunghi senza
scalo.
Un po’ di
dati pratici:
Costo totale per 2 settimane: ca. 2500 € testa,
volo compreso. La voce principale di costo, oltre al volo, sono le escursioni,
che avendo prezzi “turistici” non risentono molto della svalutazione che è in
corso da mesi sul pesos argentino. Per il resto la vita costa molto meno che in
Italia, dai ristoranti, agli hotel, ai trasporti. Discorso diverso in Cile, che
è abbastanza caro, anche se non per gli standard europei.
Voli: 1055 € a testa intercontinentale A/R diretto
Roma-Buenos Aires + 2 voli interni (B.A.-Ushuaia + El Calafate-B.A), comprati
circa 2 mesi prima su sito Aerolineas Argentinas, come multi tratta (si
risparmia non poco).
Sistemazioni: hotel/ostelli con bagno privato a B.A
fissati su Booking, Airbnb negli altri posti (appartamenti o camere in BB). Costo medio 50€ a notte camera
doppia, a volte con colazione.
Spostamenti
interni: il centro di Buenos Aires si
gira bene a piedi, ma anche la metro ed Uber sono diffusi e molto economici. Biglietto
metro 100 ARS (ad oggi meno di 0,10€) da caricare su una tessera magnetica
(utilizzabile anche in più perone) che costa 800 ARS; Uber presente ovunque, solo
ad El Calafate non l’abbiamo trovato.
Per risalire
da Ushuaia fino a El Calafate abbiamo preso 3 bus, fissati in anticipo sul sito
Recorrido.com, intermediario cileno che copre praticamente tutte le tratte in
Patagonia con bus comodi di diverse compagnie (esistono sia cama che seme-cama,
in base a quanto è reclinabile e ampio il sedile), la più diffusa è Bus Sur. Il
viaggio più lungo, 10 ore, è stato quello da Ushuaia a Ponta Arenas (Cile), 60€
a testa, con frontiera tra Argentina e Cile e passaggio dello stretto di
Magellano su una chiatta. Ci hanno dato anche il pranzo
(tramezzino-barretta-acqua), rigorosamente dopo la frontiera perchè è vietato
portare alimenti “freschi” o frutta/verdura da altri paesi, e fanno controlli
abbastanza attenti in merito (con tanto di autodichiarazione).
Itinerario
Giorno 1: treno Firenze/Roma Fiumicino + Volo Aerolineas
Argentinas ore 18
Giorno 2: arrivo ore 4.40 Buenos Aires aeroporto internazionale EZE
(fuso -4 h su Italia)
Buenos Aires - Visita del microcentro con
Free Walking tour, Boca
Giorno 3: Buenos Aires - Mercato San Telmo, Recoleta, Retiro
Giorno 4: Mattina zona nuova Porto Madero; Volo Buenos Aires (aeroporto nazionale AEP)/Ushuaia
Giorno 5: Ushuaia - Mattina trekking Ghiacciaio san Martin; Pomeriggio escursione in barca su canale Beagle (Patagonia Adventure Explorer)
Giorno 6: Ushuaia - Escursione full day Parco Terra del fuoco (bus+trekking con Tempo Libre).
Mattina: escursione Isla Magdalena
e Marta Monumento Nationale Pinguini (ore 6.30
con Solo Expediciones); ore 15 bus per Puerto Natales (durata 3 ore)
Giorno 9: escursione Full Day Torres del Paine ore 07:00 (operatore Patagonia Planet) + grotta Milodon
Giorno 10: Trasferimento Puerto Natales/El Calafate in bus (partenza ore 8, durata 7 ore ca.)
Giorno 11: Escursione Lago Argentino ghiacciai full day (partenza ore 7.30 con Ryan’s Travel)
Giorno 12: Escursione full day Perito Moreno con Mini-trekking su ghiacciaio e visita passerelle (Hielo & Adventura)
Giorno 13: Escursione El Chalten in giornata (bus Marga Taqsa) – trekking fino Laguna Capri
Giorno 14: Mattina libera, ore 14 volo El Calafate/Buenos Aires (3 ore)
Giorno 15: Buenos Aires – Palermo, giardino botanico, barrio norte libreria El Ateneo
Volo ore 22
Buenos Aires (EZE)/Roma Fiumicino, arrivo il giorno seguente alle ore 16
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Plaza de Mayo |
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Casa Rosada |
Si stima infatti che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina sotto il regime
della Giunta militare, siano scomparsi 30.000 dissidenti politici o anche solo
sospettati tali, dei quali si persero le tracce (desaparecidos appunto,
letteralmente "scomparsi"), probabilmente gettati a morire nel mare
de Plata.
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La Cattedrale |
Nel corso della giornata è possibile assistere ad esibizioni
di tango in mezzo alla piazza.
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Cabildo |
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Plaza del Congreso |
Ad esempio, che a Buenos Aires ci
sono molti più cani che bambini sotto i dieci anni, e non fatichiamo a crederlo
data la grande quantità di quattro zampe che abbiamo visto a passeggio nei vari
parchi e piazze della città.
Un altro record è il numero di psicologi per abitanti che pare essere molto elevato, con oltre il 60% delle persone che vi si rivolge. Una delle principali ragioni pare essere la grande instabilità economica, e quindi sociale, che da diversi decenni ha investito il paese. Riguardo a questo Rodrigo ci "tranquillizza" che l'attuale inflazione del 200% non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella massima raggiunta negli anni ‘90, quando era arrivata al 5000%. La storia dell'argentina ci viene raccontata come un continuo alternarsi di grande prosperità e profonde crisi, che spesso si sono succedute a ritmi molto rapidi, anche e soprattutto per colpa di politici non lungimiranti e della diffusa corruzione.
Un'altra caratteristica è
rappresentata dalle variegate influenze che questo paese ha subito nel corso
dei secoli. Troviamo, chiaramente, una forte impronta spagnola fin dai tempi
dei primi conquistadores dal 1500 in poi, ma sono presenti anche
contaminazioni francesi per quanto riguarda l'architettura (tanto che Buenos
Aires viene definita “la Parigi del Sud America”) e inglesi, con cui del 1800
l'Argentina ha barattato infrastrutture in cambio di beni alimentari (di cui
rimane uno dei principali esportatori mondiali). Per dirne una, la metro va
ancora a sinistra e fino a pochi decenni fa anche la guida delle auto era all’inglese!
L'Argentina è da sempre un paese di
immigrati, e gli italiani ne rappresentano la maggioranza, tanto che oltre il
60% della popolazione ha almeno un parente italiano, nemmeno troppo alla lontana!
Nei secoli anche immigrati nel nord Europa si sono trasferiti da questa parte
dell'oceano, portando le proprie tradizioni e scegliendo i luoghi che più si
adattavano alle loro origini (ad esempio esiste una ricca colonia di gallesi
proprio in Patagonia).
Questi continui arrivi hanno portato ad una crescita esponenziale della capitale, in modo non proprio ordinato ed omogeneo; infatti, basta affacciarsi per le strade del centro (di cui molte ricordano i viali parigini) per vedere edifici di diverse altezze e stili...ma soprattutto un numero impressionante di cupole! Le più potenti famiglie argentine, infatti, ostentavano la propria ricchezza costruendo almeno una cupola e la città ne è ancora piena. Rodrigo ci dice che Buenos Aires è stata definita come "la capitale di un grande impero, che però non è mai esistito".
Da piazza del congresso ci spostiamo
in Avenida de Mayo, dove ammiriamo Palacio Barolo, progettato dall'architetto
italiano Mario Palanti negli anni '20 ispirandosi alla Divina Commedia di
Dante. Già dalla facciata si vede che l'edificio è suddiviso in 3 parti, che
rappresentano, partendo dal basso, inferno purgatorio e paradiso, e
all'interno ogni simbolo riporta ai cantici del famoso poema. Fino al
1935 è stato l'edificio più alto della città e del Sudamerica e nella
parte più alta è presente un ristorante con terrazza, che dicono abbia una
bellissima vista (purtroppo non siamo andati a verificare), mentre il resto è
oggi adibito ad uffici di prestigio.
Riguardo agli effetti della
svalutazione sul mercato immobiliare Rodrigo ci lascia senza parole dicendo che
ad oggi con 250.000 USD ormai si compra un superattico in pieno centro, mentre
se ci si “accontenta“ di un bilocale nel quartiere di Palermo, potrebbe essere
nostro con 25.000 dollari. Praticamente meno di un garage a Firenze!?
Questo, di contro, porta gli
argentini a vivere "al di sopra" delle proprie possibilità, poiché
risparmiare non ha molto senso se quella cifra tra un mese varrà la metà di
oggi. Forse è anche per questo che locali e ristoranti, disseminati in gran
quantità in ogni dove, sono in effetti pieni nonostante la crisi generalizzata.
Ci dirigiamo verso la trafficata Avenida 9 luglio, dove svetta l'obelisco di
oltre 60 metri, costruito per festeggiare il quarto centenario della fondazione
della città (1936). Qui si riuniscono gli abitanti per festeggiare i
principali eventi, come in occasione degli ultimi mondiali vinti nel 2022, per
i quali una folla oceanica si è riversata sul viale per giorni. Il 9 luglio è
la data della dichiarazione d'indipendenza dell'Argentina, che nel 1816 pose
fine alla dominazione spagnola. Su questo viale troviamo uno dei tanti omaggi
ad Evita Peron, il cui profilo stilizzato domina la facciata di un palazzo, che
di notte viene illuminato.
A pochi passi da qui, in Plaza Lavalle, c’è il maestoso Teatro Colon, riconosciuto
tra i primi 10 teatri lirici al mondo (addirittura tra i primi 5 per acustica),
che può accogliere fino a 4000 spettatori. La sua costruzione, iniziata nel
1889, ha richiesto 20 anni e 3 architetti (tra cui l’italiano Tamburini), e dopo
il recente restauro è possibile visitarlo partecipando ad una visita guidata.
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Teatro Colon |
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La Bonbonera |
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El Caminito |
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Atis Bar |
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La Boca |
Iniziamo la giornata percorrendo la Defensa, via dove la
domenica mattina si tiene la famosa Feira di S.Telmo, mercato cittadino ricco
di bancarelle di artigianato, cibo vario e vecchie cianfrusaglie (un po’ una Portobello
road di Londra), che finisce a Plaza de Mayo (di nuovo!). Il consiglio è di
andarci verso le 10, prima devono ancora finire di montare gli stand, dopo
diventa troppo affollato e bisogna stare ancora più attenti ai borseggiatori.
In generale ci siamo sentiti sicuri a B.A., ovviamente avendo
le accortezze richieste in ogni grande città del mondo…sarà anche che noi
viaggiamo sempre decisamente “leggeri”, senza orologi o gioielli, chiaramente riconoscibili
come turisti, ma di quelli abbastanza poveri!
Qui incontriamo la panchina dedicata a Mafalda, la protagonista
dell’omonimo fumetto che credo pochi (noi almeno no!) sanno sia “nata” da
queste parti; in realtà è proprio un simbolo dell’Argentina, raffigurata ovunque
su merchandising vario.
Proseguiamo verso nord, aggirandoci per le strade ordinate e
i bei palazzi con portiere del quartiere residenziale di Retiro, uno dei più
eleganti e lussuosi di Buenos Aires, fino a Plaza San Martin, posta su
una collinetta naturale. Per pranzo arriviamo a Recoleta e nella piazza davanti
al famoso cimitero assistiamo ad un‘improbabile partita di ping pong, che i
partecipanti prendono molto sul serio, con esultanze alquanto ingiustificate
degne del fantasanremo!
L’ingresso del cimitero monumentale, definito uno dei 10 più
belli al mondo, è proprio sulla sinistra della piazza, cosa che ci avrebbe
fatto comodo sapere per evitare di circumnavigare l’intero isolato alla ricerca
dell’accesso! Il biglietto costa 5000 ARS e può essere acquistato solo con carta
credit/debit.
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Cimitero della Recoleta |
Nel
pomeriggio visitiamo il Museo delle Belle Arti, dove è possibile ammirate opere di artisti sia argentini che
internazionali, tra i quali Cézanne, Fontana, Gauguin, Kandinsky, Monet, Picasso e Van Gogh (ingresso gratuito).
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Floralis Generica |
Anche
noi siamo abbastanza ”cotti” e decidiamo di prendere la metro, molto comoda e
nuova (nonchè economica) per tornare all’ostello, dove quello che doveva essere
un riposino di un paio d’ore si trasforma in una maratona di sonno di 14 ore,
dalla quale ci svegliamo la mattina seguente, riposati e molto affamati!
Dedichiamo la mattina seguente alla zona più moderna di Buenos Aires, Puerto Madero, quartiere elegante affacciato sul canale della Darsena, disseminato di grattacieli, hotel e ristoranti, ma anche molti parchi. Le attrazioni principali sono il futuristico Puente de la Mujer e la fregata ARA Presidente Sarmiento.
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Puente de la Mujer |
Ancora più perplessi ci lascia il monumento nazionale al tango, che cerchiamo in lungo e in largo per poi trovarci di fronte una piccola scultura in ferro, che descriverei un misto tra una fisarmonica o una spirale... insomma, anche qui per vederci il tango ci vuole molta immaginazione! Però devo dire in foto risulta più interessante che dal vivo (vedere ultima foto del post per credere)!
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ARA Sarmiento |
Accanto
al ponte, l’imponente nave ormeggiata sul canale, lunga ben 86 metri e nata
come nave-scuola per la marina argentina, è ad oggi un museo.
Proseguiamo tra viali alberati fino alla Reserva Ecologica Costanera, che
purtroppo scopriamo essere, per l’appunto, chiusa il lunedì. Si tratta di una
riserva artificiale ma molto verde e ricca di fauna, che si estende per 350
ettari, tra il fiume e il Rio de Plata, con diversi percorsi al suo interno, da
fare a piedi o in bicicletta, anche con visite guidate. Un po’ delusi torniamo
verso S.Telmo per un pranzo veloce prima di andare all’aeroporto cittadino,
direzione Ushuaia.
Il
volo è puntuale (grande Aerolineas Argentinas!) e dopo 4 ore circa atterriamo, accolti
da un “lieve venticello” tipo bora di Trieste, da vera e propria “fine del mondo”!
Scopriremo presto che queste parole ad Ushuaia sono un tantino abusate, al
punto che ogni oggetto o luogo è sempre e comunque “della fine del mondo”: fari,
musei, treni, isole, cartelli, ristoranti, uffici postali!!
Dall’aeroporto all’appartamento Airbnb, molto confortevole e caldo, avevamo prenotato un transfer su civitas a 14€, ma in realtà se ci fossimo affidati a Uber avremmo speso 1/3. Quaggiù, essendo estate, il sole tramonta alle 22 passate, e questo ci permette di fare con calma un’abbondante spesa all’Anonima, supermercato che va per la maggiore e di prepararci una cenetta a casa.
Ushuaia è una cittadina non certo bellissima, sorta un po’ alla rinfusa, ad uso principale del turismo che negli ultimi decenni si è sviluppato, essendo la base di partenza sia per escursioni giornaliere che per le crociere extra lusso destinazione Antartide.
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Casa de Gobierno - Ushuaia |
In realtà scopriamo che era nata come colonia penale a inizio 1900 per ospitare i criminali più efferati che dovevano essere tenuti isolati, e oggi un museo ad hoc lo ricorda…oltre alle magliette e souvenir a righe nere e gialle da carcerati…per la serie “fare business su tutto”.
Il ”centro”
si snoda tra il porto e la via principale, Av. San Martin, piena di negozi di
abbigliamento tecnico sportivo (non certo economico), da cui partono strade in
salita con pendenza tipo 15%; per il resto le abitazioni, per lo più con tetti
spioventi (qui quando nevica, nevica peso!) sono distribuite un po’ a caso tra
le montagne e il mare fino alla periferia. Si ha comunque una sensazione di
essere in un posto “speciale”, proprio per tutti i motivi sopra detti…in fondo
ogni viaggiatore che si rispetti ha nella sua bucket list la “fine del mondo”,
no?!
Verso
le 9 del giorno seguente siamo al porto di Ushuaia, dove splende quasi il sole,
ma scopriamo che, causa vento, le escursioni della mattina in barca sono tutte
annullate, compresa quella sul canale di Beagle che avevamo fissato con Patagonia
Adventure Explorer (tramite civitas)…si parte male! Ma siccome chi si ferma è perduto,
trasformiamo il problema in opportunità, facendoci rimborsare l’escursione e rifissandola
per il pomeriggio direttamente con l’operatore locale, risparmiando circa il
30%, sperando che le condizioni meteo migliorino (spoiler: quanto ci sbagliamo!).
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Glaciar Martial |
Ci ripresentiamo
al porto per la partenza delle 15, confermata; splende il sole, anche se il
vento sembra più forte della mattina…ma in fondo se ora le navi possono uscire
vuol dire che va bene così…o no?! Iniziamo così la nostra avventura alla volta
dell’iconico faro della fine del mondo, solcando le acque del canale di Beagle,
diviso da una “linea immaginaria” che delimita il confine tra Argentina e Cile.
Costeggiamo varie isolette abitate da cormorani e altri uccelli, che le hanno letteralmente
ricoperte di guano, e da colonie di leoni marini che giacciono pigri sulle
scogliere.
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Faro alla fine del mondo |
Il
cielo inizia a farsi scuro e la pioggia ci sorprende dopo poco che siamo sbarcati a Isla
Bridges e, bagnati come pulcini (anzi cormorani!), dobbiamo quindi interrompere il trekking previsto su questa isola selvaggia (doveva durate circa 1 ora, invece di 10 minuti, peccato). I pochi km che ci separano
dalla costa sembrano infinti a causa del mare che si è ingrossato, con onde
oltre i 2 metri, e la nostra barca (piuttosto piccola) fatica a rientrare…ottima
strategia delle autorità portuali, complimenti!
Per cena tentiamo di andare in una braceria rinomata, Parrilla La Estancia, ma è tutto pieno e ci rimbalzano all’istante; ripieghiamo sul vicino ristorante Moustacchio, dove gustiamo un tenero filetto accompagnato da un buon Malbec argentino.
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Parque Tierra del Fuego |
Per il
secondo giorno abbiamo fissato un’escursione all day nel Parco Nazionale Terra
del Fuego, con l’operatore Tempo Libre (sempre on line con civitas), che
prevede varie tappe per brevi percorsi di trekking (massimo 30/40 minuti
l’uno). L’ingresso del parco dista ca. mezz’ora dalla città (biglietto
acquistabile in anticipo sul sito https://ventaweb.apn.gob.ar/reserva/inicio o alla biglietteria in loco) e dentro
le strade sono tutte sterrate ma ben tenute.
I luoghi più suggestivi che si visitano sono il Lago Acigami, con i ghiacciali cileni che fanno da cornice sullo sfondo, bahia Lapataia, con il famoso cartello che segna la fine della Panamericana dall’Alaska ad Ushuaia (ben 17.848 km!), e il correo del fin de mundo, dove (previo pagamento di 3000 ARS e lunga coda) potete farvi mettere sul passaporto il tipico timbro con pinguino dallo storico signore che da decenni gestisce l’ufficio postale più a sud del mondo (come testimoniano le numerose foto appese alle pareti).
La passeggiata sul sentiero costiero che parte dal correo e costeggia il canale di Beagle offe scorci imperdibili ed un silenzio che ti rimette in pace con il mondo, a patto di essere così fortunati da non arrivare insieme ai turisti (decisamente agè ma rumorosi) delle navi da crociera.
Lungo il percorso si vedono diverse "collinette" verdi, formate da depositi di conchiglie ricoperte di terra costruite per frenare la forza del vento.
La
nostra guida è stata una ragazza di Buenos Aires che da alcuni anni lavora
quaggiù durante la stagione turistica, in virtù degli stipendi più alti
rispetto al resto dell’Argentina, ma che a quanto abbiamo capito era impaziente
di tornare nella capitale. È stata brava e disponibile, ma la cosa che ci ha
colpito è il suo grande spirito critico verso il famoso “treno della fine de mondo”
e dei poveri turisti che, dopo aver pagato il biglietto a caro prezzo, erano
costretti a percorrerci pochi km a passo d’uomo…questo non ci ha fatto rimpiangere
di aver saltato tale esperienza! Ci ha
dato anche divere spiegazioni sulle piante diffuse nella zona, molti arbusti
per resistere al vento, che piega letteralmente gli alberi, e licheni (parassiti).
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Tren del Fin del Mundo |
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Monumento Natural Los Pinguinos |
Ci accorgiamo
già dalla prima cena nel colorato locale consigliato dalla Lonely Planet (La
Marmita, con buone opzioni vegetariane ma anche carne di guanacho e polenta)
che i prezzi in Cile sono decisamente più alti, complice il fatto che paghiamo
in euro ad un cambio non proprio ottimo. Visto che staremo in Cile solo 3
giorni ed abbiamo già pagato camere, trasporti ed escursioni decidiamo comunque
di non cambiare euro in pesos cileni e andare solo in locali che accettano carte
credito.
La sveglia suona alle 6 per l’appuntamento alla vicina agenzia Solo Expediciones, con cui abbiamo fissato la visita al Monumento Natural Los Pinguinos, un’isola abitata dagli adorabili pinguini di Magellano. Dopo un tragitto di circa mezz’ora in bus, ci imbarchiamo sull’aliscafo che ci porta all’Isla Magdalena, su cui è possibile percorrere per circa un’ora un circuito ad anello camminando proprio in mezzo a queste simpatiche piccole creature, alte non più circa 40 cm, che ci guardano con un misto di curiosità e sospetto (anche se sono ormai abituati alla presenza dell’uomo).
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Pinguini innamorati |
Avevamo
visto pochi mesi prima in Sud Africa i pinguini africani, praticamente identici
come dimensione e tipologia, ma qui sono davvero tantissimi e molto vicini, è
impossibile non innamorarsi di queste dolci e buffe creature (abbiamo assistito
anche ad esilaranti capitomboli di cuccioli che ancora non avevano ben capito
che i pinguini non volano!).
Proseguiamo
poi per la vicina Isla Marta, dove non si può scendere, ma avvistiamo leoni marini
enormi che spesso e volentieri si buttano in mare e nuotano verso la barca
incuriositi.
Per le
12 rientriamo a Punta Arenas, e ci rilassiamo un po’ al sole in Plaza de Armas,
dove svetta la statua di Magellano, una vera celebrità da queste parti. Prendiamo
dei mini panini al vicino Kiosco Roca, trovato per caso vedendo la fila
fuori; il posto, preso d’assalto da locals e turisti, ha 2 unici tipi di panini
(Choripan, con maionese, o Choriqueso, con salsa piccante al pomodoro e formaggio),
ma un intero menù di calamite acquistabili?!
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Plaza de Armas - Punta Arenas |
Alle
7.00 puntuali, sotto una leggera ma fastidiosa pioggerellina, il minivan della Patagonia
Planet ci passa a prendere al nostro Hostal Chorrillos (camera con bagno e uso
cucina a 5 minuti dal centro) per una giornata non tanto di trekking quanto un
tour panoramico del parco. Obbligatori per partecipare all’escursione aver acquistato
in anticipo on line i biglietti di ingresso al Parco e alla cueva sul sito www.pasespaques.cl
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Cuernos del Paine |
Fuori dal finestrino si susseguono laghi con colori che vanno dall’azzurro al verde, dal turchese al grigio, alcuni abitati da fenicotteri rosa (non lo credevamo possible a questo clima), con bellissime visuali sulle iconiche 3 Torri di granito e i vicini Cuernos del Piane.
Le viste che più ci hanno emozionato sono state quella dalla
strada che costeggia il Lago Pehoé, all’altezza dello storico hotel in mezzo al
lago, e quella dal Nordenskjold Lake viewpoint, da cui si può apprezzare tutta
la grandezza di queste montagne di granito.
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Lago Pehoé |
La guida di oggi non è esattamente friendly, e ci identifica subito come gli indisciplinati del gruppo (in tutto 15 persone ca.), perchè ci facciamo sempre attendere per le tante foto da fare nei punti panoramici.
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Laguna Amarga con le Torri sullo sfondo |
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Ghiacciaio Spegazzini |
La
sistemazione per le 4 notti a El Calafate è piuttosto basica (Amancay Hostal
Patagonico), ma noi ci adattiamo, non fosse per il rischio di dare fuoco
alla camera per aver messo una maglietta decathlon ad asciugare sulla stufa a
gas…ops, meglio stare al fresco!
Per
cena abbiamo adocchiato un posto particolare, Kau Kalashen, tutto in
legno stile baita di montagna, che serve una deliziosa ed abbondante fonduta di
formaggio con wurstel, verdure grigliate, crostini, accompagnata ovviamente da una
birra patagonica.
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Iceberg su Lago Argentino |
Il biglietto
per il parco del Los Glaciares si può acquistare in anticipo sul sito
https://ventaweb.apn.gob.ar/reserva/inicio
oppure alle casse il loco, dove accettano anche carte di credito (ma pare che a
volte la linea dei pos non sia eccelsa…meglio portarsi la cifra in contanti ARS
per evitare sorprese). Al fine di ottenere lo sconto del 50% sul secondo giorno
di ingresso è necessario presentare il biglietto del giorno precedente; dato
che ci sono 2 punti di accesso al parco, Porto Bandera e Perito Moreno, e il
sito non è chiarissimo a riguardo, noi abbiamo preso on line il giorno 1 e poi
in cassa il giorno 2.
Il safari nautico si svolge su navi grandi e
comode, senza rischio di soffrire il mal di “mare”, e dopo aver attraversato la
“boca del diablo”, ovvero il punto più stretto del lago che porta al braccio
nord, la prima tappa è verso il ghiacciaio Upsala, il più grande di questa parte
di Patagonia con un’estensione di ben 60km di lunghezza e 10km di larghezza.
Purtroppo da alcuni anni, a causa dei frequenti distacchi di ghiaccio che
creano onde pericolose per le imbarcazioni, non è più possibile avvicinarsi
molto a questa montagna azzurra, ma anche da lontano fanno bella mostra di sé
degli iceberg giganti, e passarci accanto è un’emozione notevole.
Per cena cerchiamo invano un tavolo al Mi Rancho Restaurant
Pataganico (è alta stagione da queste parti, complice la chiusura delle scuole),
ma fissiamo per la sera seguente, accontentandoci per oggi di un aperi-cena al
risparmio da Pietro’s café.
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Perito Moreno - lato sud |
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Trekking sul Perito Moreno |
Se si
hanno meno di 50 anni e si è in gran forma fisica è possibile partecipare anche
ad un altro trekking, il Big Ice, che prevede 8 ore di camminata cui gran parte
con i ramponi…grazie, ma per me è un NO!
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El Perito |
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Perito Moreno dalle passerelle |
Arriviamo
alle passerelle sotto una pioggia fastidiosa che, insieme al fatto che il tour
prevede solo 1 ora da trascorrere qui (unico limite evidente del programma), non
ci permette di gustare a pieno questa meraviglia della natura. Non ci facciamo
comunque scoraggiare, indossiamo i nostri kway e ci incamminiamo per il
circuito giallo, che dura appunto 1 ora e permette visuali della parte centrale
del fronte da diversi punti panoramici posti su più livelli. Nel tempo a nostra
disposizione, nonostante appostamenti continui per girare video senza soluzione
di continuità, non assistiamo a distacchi imponenti di ghiaccio, se non in
lontananza, riconoscibili dal boato.
Per
fare i 4 percorsi delle passerelle, davvero piacevoli e ben organizzati, ci
vorrebbe molto più tempo, e ci pentiamo un po’ di non aver programmato 2 giorni
al Perito Moreno, uno per il trekking e l’altro per le sole passerelle…ma il tempo
è tiranno e domani ci aspetta un altro gigante patagonico: El Chalten.
Partiamo da El Calafate verso le 8 con il bus Taqsa Marga, che in meno di 3 ore ci porta nella capitale argentina del trekking (con tanto di cartello autocelebrativo all’ingesso del paese!), costeggiando un altro lago di origine glaciale Lago Viedma ed offrendoci panorami suggestivi fuori dal finestrino. Le opzioni sono molte e di diversi livelli di difficoltà, dalla passeggiata di 1 km a escursioni di più giorni che prevedono di dormire in tenda lungo il percorso. Noi scegliamo un circuito medio di 8 km A/R, che conduce alla Laguna Capri, primo mirador del Fitz Roy, almeno sulla carta…infatti il meteo è ballerino e, nonostante ci sia il sole, le nuove avvolgono la cima dell’iconico massiccio alto 3400 metri (cosa alquanto frequente, tanto da essere definita “la montagna col cappello”). Il primo Km è bello in salita, poi la strada migliora, con tratti più esposti al vento che si alternato al bosco, ma in circa 1.30 h arriviamo, anche per evitare figuracce con il gruppone di turisti asiatici che abbiamo superato a metà percorso e che ci hanno guardati malissimo! Da segnalare la totale assenza servizi, non solo bar/rifugi per magiare qualcosa (noi avevamo ovviamente i nostri panini), ma anche bagni…con risultati non proprio ottimali su quello che si può trovare nel bosco/cespugli.
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Laguna Capri |
Ci
fermiamo un po’ a rilassarci sulla riva del lago, il vento è abbastanza forte
ma sdraiati sulla spiaggia si sta bene. Con altre 4 ore di cammino A/R,
fattibili in giornata se si è abbastanza allenati, è possibile proseguire per la
Laguna del Los Tres, immagine che tutti abbiamo in mente pensando a questi
luoghi, anche perché ormai inflazionata su Instagram! Considerando le scarse
possibilità di avere una visuale aperta sulle cime, non forziamo ulteriormente
(soprattutto i miei ginocchi) e, un po’ delusi, prendiamo la via del ritorno.
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Las Vueltas River |
Il giorno seguente possiamo finalmente prendercela con calma facendo una bella colazione e un ultimo giretto con il sole per le strade di El Calfate, fino alla reserva Laguna Nimez, affacciata sul lago.
Questo
è il paese della Patagonia che più ci è piaciuto (stazione dei bus a parte!),
ordinato, tranquillo, non particolarmente ventoso, con tanti localini e negozi.
Alle 11.30 puntuale ci passa a prendere lo shuttle fissato il giorno prima per l’aeroporto
(VesPatagonia, bus condiviso 6000 ars a testa cash, prenotazione tramite sito o
whatsapp) per il volo delle 13.50 che ci riporterà a Buenos Aires.
La
capitale, che vista dall’alto ha un numero impressionante di piscine private
(anche perché il mare è decisamente poco invitante per fare un tuffo), ci accoglie
con un clima molto diverso dalla volta scorsa: 30 gradi alle 18 e caldo umido.
Giusto il tempo di arrivare in Uber alla nostra sistemazione nel cuore di
Palermo SoHo (Corazon de Palermo), farci una doccia nel mini-bagno,
uccidere una decina di zanzare in camera, e usciamo per un aperitivo al Tomate (molto carino) e poi ceniamo al vicino Calden
Grill (consigliatoci da una famiglia di Siena incontrata a Ushuaia) con
carne e provoleta rigorosamente alla griglia.
Palermo, divisa tra SohO e Hollywood, è il quartiere storico di B.A ma anche centro della vita notturna (insieme a S.Telmo), situato a nord est del centro e di Recoleta. Le strade che partono dalla centralissima Plaza Serrano (strapiena di locali con musica a palla) sono un susseguirsi di negozi di abbigliamento, ristoranti, street art ad ogni angolo, case che si affacciano su viali alberati e parchi.
Per il nostro ultimo giorno partiamo con colazione a base di churros e ci perdiamo tra le stradine acciottolate di SoHo alla ricerca dei famosi murales, ovviamente dedicati al calcio (Messi e Maradona in primis), ma anche a fumetti, motivi floreali, pop art e fantascienza. Spostandoci verso Hollywood ci fermiamo a fare una seconda colazione ristoratrice (fa già un caldo assurdo) e immortaliamo il murales dedicato all’artista messicana Frida Kahlo, divenuta simbolo di femminismo e libertà. L’opera, che in realtà è stata realizzata per l’aperura di un nightclub nel 2015, ha elementi tridimensionali come le farfalle che escono dl muro, è dipinta su un edificio alto 9 metri ed è di forte impatto.
Alcune
opere di Frida e del marito Diego Rivera sono esposte nel vicino museo MALBA a
Palermo Chico, che ospita una grande collezione di arte contemporanea di artisti
latino-americani, tra cui anche Botero.
Palermo
è una zona ricca di verde e noi proseguiamo verso il giardino botanico, progettato
dal francese Carlos Thays, un luogo che è una vera oasi di pace ed accoglie sui
suoi 7 ettari oltre 5000 specie di piante, suddivise per le diverse parti del
mondo di provenienza (ingresso gratuito). Ci fermiamo su una panchina
all’ombra, gustandoci delle ciliegie e una fetta di cocomero che apprezziamo particolarmente
pensando che da domani torneremo all’inverno italiano, e non le mangeremo per
altri 5 mesi!
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El Ateneo Grand Splendid |
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Palermo |
Il
tempo è letteralmente volato, per le tante esperienze fatte, cose viste e ritmi
tenuti, sempre in movimento come 2 trottole, ci è apparso infinito; ma ci
sembra anche ieri che siamo partiti dall’Italia…e adesso abbiamo già lasciato la
capitale argentina destinazione casa. Torniamo stanchi ma felici, con la rinnovata
certezza che la meraviglia di scoprire il mondo e di lasciarsi completamente
assorbire da luoghi ed esperienze nuove non smette mai di stupirci, e anzi ci
fa venire sempre più voglia di ripartire presto!!!
p.s.
un’idea sulla prossima meta ce l’abbiamo…#staytuned
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